mercoledì 30 dicembre 2015

Allora vieni, dai...

- Buongiorno Bella Bambina! 
- Babbo Natale?? Qui nel bosco solo soletto? 
- Oh oh oh
- Mmmm 'spetta però... ha due occhi graaandi... due orecchie graaandi... una bocca gr.... Lupo!!!
- Uff e sì che questa volta mi ero impegnato. Ma tu piuttosto, cosa ci fai con quel pentolone sotto al braccio?  Il cestino non bastava più?! Quante frittelle ha fatto tua mamma quest'anno? 
- Ma che frittelle, Lupino! Se tu non passassi tutto questo tempo a travestirti (un giorno, lo sai, dovremo pur affrontare anche questo argomento) lo sapresti: qui dentro c'è il Natale!
- Bella Bambina.... non è che ti sei fermata a mangiare qualche funghetto strano lungo la strada eh?!
- Ma no! Questo - toc toc, senti che bel suono che fa? - questo è il pentolone della nonna. 
- Gnam... Davvero la nonna è... è.. lì dentro??!
- Ma cosa dici!!! Asciuga l'acquolina e togliti quel berretto rosso da quelle due sventole di orecchie che stavolta devi ascoltar bene.
- Spara!
- C'è il cacciatore?!
- Ma no, dico spara il tuo racconto. Avanti ascolto. 
- Va bene. Vedi Lupo, dentro questo pentolone ci sono le tradizioni. Che non sono niente di strano, sono magari certi torroni speciali, certi cartelloni con le poesie e le stelle dorate, certe letterine scritte con la polvere magica, certo profumi che escono dal forno, certe salsine, certe ricette di famiglia, con le aggiunte a margine a matita, certi palloncini che sembrano normali ma non lo sono, e tante tante altre cose essenziali e bellissime... Hai capito Lupo? Qua dentro ci sta il filo che va dritto alla corrente che accende certe lucine tutte intorno alle nostre finestre e ai nostri affanni. Hai capito Lupo?
- Senti Bella Bambina, io non lo so se ho capito ma se ti aiuto a portarlo, questo pentolone, poi mi fai mangiare i cappelletti della tua nonna?
- Sarai buono?
- Non credo...
- Allora vieni, dai. 




domenica 13 dicembre 2015

Cara Santa Lucia

Cara Santa Lucia,
bando alle ciace. Inutile che ci giriamo intorno. Quest'anno non sono stata punto buona. Sono stata impaziente, pigra, golosa, e pure parecchio egoista. Non posso neppure dare la colpa alle scarpe: ne ho per tutte le stagioni - ... ehm... a proposito sono stata pure un po' vanitosetta, a dirla proprio tutta - e ho perfino un paio di scarponi nuovi che non temono le intemperie nè i sentieri dissestati.
Sì Asino, fai bene a far su e giù con la tua testa ruffa, ad assentire perfino con la coda. Quest'anno non ho proprio scuse. 
Eppure tu sei venuta lo stesso, con la tua luce dorata piena di tepore, e tu pure Asino, nonostante la nebbia e il freddo, con i sacchi sulla groppa e gli occhi più dolci dei miei biscotti.  
E' proprio vero che Santa Lucia arriva quando ne abbiamo più bisogno - e quanto bisogno ne abbiamo, in certe notti lunghe - e che non c'è niente che faccia venir voglia di essere più buoni come il sentirsi amati. 

lunedì 7 dicembre 2015

Come lupo

Conosco un bambino che ha una scatola per la rabbia. Tonda e blu. Così che la rabbia può acciambellarsi e star quieta, assopirsi un po'. 
Non c'è bisogno di mandarla giù, di digerirla insieme al polpettone. Non c'è bisogno di relegarla in Siberia, ai lavori forzati coi reietti. Possiamo tenerla nel comodino, che qualche volta, a piccole dosi, è preziosa. Ha quel lampo, qualche volta, che dà alle nostre parole addomesticate la forza di mordere le chiappe, di lasciare il segno. Quel lampo che ci fa vedere, qualche volta, oltre le tende pudiche della buona creanza. 
Un scatola tonda e blu, dunque, col coperchio bello stretto: che la rabbia non venga covata, nè nutrita come serpe in seno; che non venga soffocata col cuscino, nè bandita come strega o demonio. Che sia piuttosto conosciuta e rispettata, come lupo dalle orecchie acute e dai muscoli possenti, come lupo che riconosce il suono della mia voce, che al suono della mia voce si acquieta, nella sua tonda scatola blu. 




lunedì 23 novembre 2015

La prima neve

Certe mattine apri le finestre e le montagne sono lì, spennellate di neve. Il cielo limpido, il sole splendente, l'aria pungente. Voci di amici che dal cortile chiamano a giocare. Chiuderesti loro le tende in faccia facendo spallucce? Io mi scrollo la pigrizia di dosso - la sento cacciare un miagolio risentito - infilo i piedi negli scarponi e due panini nella stagnola e via: la macchina imbocca alllegra la strada che sale, scondinzolando come segugio su una pista buona.

mercoledì 11 novembre 2015

...di tutti i regali...

- La nonna è andata in cielo –

Eravamo nel bagno piccolo, quello in cui c’era il profumo della schiuma da barba del papà. Mi tenevi in braccio, vicino alla finestra. Mi era venuto da guardare fuori, e il cielo era proprio lì.  Ricordo distintamente di aver pensato che doveva essere un bel posto e neanche tanto lontano, in fin dei conti.

Era stata la dolcezza seria e serena su cui avevi modulato la tua voce  a scavare un buco fondo dentro di me e le parole vi erano cadute come un seme. Ricordo che era entrato il papà, quella mattina la barba non se l’era fatta, e c’era stato un lungo abbraccio, che aveva annaffiato il seme.


Penso che di tutti i regali che la vita mi ha fatto questo sia stato il più prezioso. 

lunedì 2 novembre 2015

Il volo

Lo splendore dorato del compimento dell'opera -  la clorofilla, l'anidride carbonica, l'ossigeno, la linfa, i fiori e i frutti e tutto quanto - infiammarsi di luce, sullo sfondo del cielo terso che sempre saluta novembre, e spiccare il volo. 

lunedì 26 ottobre 2015

Il problema degli anni

ll problema degli anni è questo: in teoria sei tu che li percorri, in pratica sono loro che ti attraversano. Sulla carta tu percorri un cammino: passi i dieci, i venti, i trenta. Ti lasci delle cose alle spalle e vai incontro ad altre cose. Questo è quello che ti dicono, che ti immagini. 
In realtà invece tu stai fermo. Non vai da nessuna parte. Sono i dieci, i trenta, i cinquanta, i settanta e perfino i novanta, che ti passano dentro. Lasciano rughe, ricordi, cartacce. Briciole, impronte di piedi.  Profumi e ferite. Cicatrici come scritte sui muri col temperino. Poi via, lasciando il posto ai successivi, come turisti frettolosi e sbadati che lasciano una sciarpa nell’armadio, una crema sul ripiano del bagno. Una scritta sul libro degli ospiti, una caramella sul cuscino. Quaranta, sessanta, ottanta. Nient’altro che nomi sul registro.  Magari non se ne sono neppure andati, magari sono nascosti in cantina, in soffitta. Si fanno compagnia, fanno gli scherzi ai nuovi arrivati. 
Una cosa è sicura: tu sei sempre lì, hai tutto dentro, tutto insieme. Non sei andato da nessuna parte. 

giovedì 15 ottobre 2015

Abracadabra

Soffio sulle braci della mia bacchetta magica. Come fiammeggiava un tempo, infallibile e crepitante... Incespico, ora, sulla formula magica che pure conosco a menadito, come un'equilibrista che non sa più impedirsi di guardare giù. Mi si è impaurito l'incantesimo, proprio ora che sarebbe ora di fare sul serio, tarlato da dubbio cui non mi sono mai presa la briga di mozzare di netto la testa. Così piccolo e innocuo, mi era parso. Uno sbuffo di segatura ogni tanto, uno stridio lieve, quasi impercettibile se non nel perfetto silenzio. Ed ora nel silenzio soffio piano, trattengo il fiato sulle scintille, e aspetto e ascolto e spero. 

giovedì 8 ottobre 2015

Perchè sia dorato

L’autunno va preparato. Una candela, la crema di zucca, accendere il forno per fare la pizza, la torta, i biscotti. Proprio come a maggio facciamo lo scrub e il pedicure. C’è da tuffare il viso nella sciarpa, da annusare la lana, da lucidare gli stivali. Altrimenti è come catapultarsi fuori di casa appena usciti dal letto, rabbrividendo nel pigiama con il cuore in gola e gli occhi appannati e una sfilza di improperi sulla punta della lingua impastata. Vuoi mettere quando esci dopo una bella colazione, vestita come ti piace e con due gocce di profumo? Ecco anche l’autunno va preparato, vestito e nutrito, perché sia dorato.  

giovedì 24 settembre 2015

Ergo

1) Ogni mattina la gente sceglie quale umore indossare e tenersi addosso tutto il santo giorno
2) La scelta dell’umore avviene assieme a quella dei vestiti davanti all’armadio
3) Una volta indossato, l’umore ti resta addosso fino a sera e attraverso di lui passano tutti i pensieri
4) Talvolta, in rari casi, si può scegliere l’umore in compagnia di qualcuno, ma solo se è una persona molto molto intima
5) Al mattino, una volta scelto l’umore, la possibilità di cambiarlo c’è ma dura poco
6) Poche cose ci rendono davvero liberi come la scelta dell’umore nell’armadio alla mattina
(da I pensieri nell'armadio, di Elisa Prati)

Ergo, un armadio ben fornito e un tempo congruo per scegliere sono elementi indispensabili all'equilibrio personale, all'armonia interpersonale e, in ultima analisi - - ammettiamolo -  al benessere dell'umanità. 

giovedì 10 settembre 2015

A guardare si impara

Le ha dato un bacio precisissimo sulla gota e poi le ha detto, fra il compunto e il sorridente: era verde.

Ed ora io, questa cosa che i baci abbiano un colore non me la levo dalla testa. Forse c’è chi li vede e chi no. Come gli ultrasuoni o gli ultravioletti. Gli ultrabaci, perché no?
A pensarci bene, infatti, quello che ho ricevuto da una certa signora l’altra sera doveva proprio essere beige. Sì: beige, con una punta di acido.
Quello che ho dato io a quel bambino invece era giallo travolgente, un fuoco d’artificio che ti acchiappa, una risata che scappa via.
E il Suo, stamattina, era azzurro come un sogno che aleggia, e profumato, come la camicia fresca appena indossata.
Ecco, ora li vedo anche io, i colori dei baci. A guardare si impara. 

lunedì 31 agosto 2015

La luna nel pozzo

Certe sere il pozzo è pieno di una grande gialla luna. Il secchio dondola come un'altalena. Guardo dentro, guardo bene. Solo luna. Ho le braccia nude e scure, i piedi forti dell'estate, solo bianco cotone addosso. Non è tempo di attingere, non è tempo di pensare. Non serve volare. Basta un tuffo. Un bacio ad occhi chiusi. Sulla luna. 



domenica 23 agosto 2015

Sotto l'ala delle Odle

Ci sono le nuvole nere e buchi di azzurro profondissimi, come cannocchiali puntati verso la felicità. Ci sono asini col pelo lucido di pioggia e di sole, ci sono le tane segrete delle marmotte, teste marroni fra le stelle alpine, subito sparite. C’è un cavallo che galoppa, la criniera alta sul crinale e la coda che spolvera il cielo e c’è il richiamo dell’aquila, da qualche parte lassù.  C’è una malga baciata dalla luce radente di poco prima che si faccia sera, dopo che è piovuto e che l’arcobaleno ha accarezzato i prati e sorvolato le mucche.  C’è un uomo sulla panca, e un bicchiere di latte e un grande silenzio e ci siamo noi, brillanti di sorrisi. 


mercoledì 5 agosto 2015

Riordino

Le avevano caldamente consigliato di fare ordine periodicamente nei cassetti: pareva fosse oltremodo benefico, per l'equilibrio, l'ordine e la pace interiore. 
Si era detta infinite volte che probabilmente era davvero ora. Incalzata di volta in volta dalla necessità di darsi un tono o di far posto a nuove conoscenze, di ricevere degnamente certi ospiti di riguardo... insomma, quante volte ci aveva provato...   
Che senso aveva, si diceva,  con tutti quei capelli bianchi che ho in testa, tenere ancora occupati tanti cassetti con certe cianfrusaglie. Tutte quelle parole legate da fili di fumo, nessuna consistenza, nessuna utilità. Tutte quelle sensazioni ammassate alla rinfusa, mescolate da chissà quali venti e quanto antichi. 
Eppure non riusciva proprio a liberarsene una volta per tutte. L'idea che il bagnasciuga e la penombra fossero cugini, per esempio, o che i pomodori mangiati appena colti avessero un legame di parentela con le lenzuola fresche di bucato in cui ci si infila col pigiama pulito.
No, non andava molto oltre. Chiudeva i cassetti e lasciava stare. L'importante è che se ne stessero quieti, che non osteggiassero il prender posto di altri e più sensati pensieri. Comprerò un mobile nuovo, si diceva. E prima di allontanarsi faceva loro 'ssth'. 

giovedì 30 luglio 2015

Al pensier mio s'intona

Al pensier mio s’intona ciò che bene suona.

Ma se viaggio fa rima con coraggio,
come cuore con amore e le parole con il sole,
c’è pure l’avventura che fa rima con paura
e la strada con la piada (e pure con la biada),
la bicicletta di vedetta e  l’aeroplano in una mano.

Mostra il volto, stolto:
c’è un mondo, in fondo,
che gira in tondo. 

domenica 19 luglio 2015

Amo correre

Amo correre perchè nessuno te lo deve insegnare, perchè non devi portare niente con te, non devi prendere la funivia, prenotare il campo nè niente di tutto questo. Solo infilare le scarpe, che poi volendo non è neppure strettamente necessario.
Amo correre perchè siamo solo io e il tempo quelli che contano. Perchè non c'è niente che ti faccia sentire spremuta e sudata e liberata dai veleni come correre. Perchè non c'è tecnica nè strategia che possano fare davvero la differenza: checchè ne dicano gli esperti, per me c'è solo da spingere e crederci.
Amo correre perchè è quello che ti fa prendere l'ultimo treno, anche se quando hai guardato l'orologio ti sei detta aiuto devo scappare però quella persona lì la dovevi proprio salutare o quel libro lì lo dovevi proprio comprare. E se il treno lo perdi lo stesso sei talmente senza fiato che non ne hai più per recriminare.
Amo correre perchè sono nata sulla terra, perchè sono cresciuta con il pronti attenti via e perchè ho sempre qualcuno a cui correre incontro. E qualcosa da cui darmela a gambe.

lunedì 13 luglio 2015

... e basta

A volte il mondo è piccolissimo e batte molto forte. Mi osservo le ciglia le fremere. 
E basta. 

lunedì 29 giugno 2015

Le era tornato in mente

Nonostante l'aria e la luce e i buoni propositi ad un certo punto Liliana aveva afflosciato le foglie. Giù come le orecchie di un cucciolo abbandonato. Giù come le spalle di chi non ce la fa più. 
Lei aveva subito cercato un rimedio. Più acqua, meno acqua, parassiti o marciume radicale, rinvasa concima, pota. Niente da fare. Le altre orchidee tutte bellissime, lei deperiva. 
Lei si era detta che non le restava che un ultimo tentativo. Il più difficile. Lasciarla in pace. Smise di spiare ogni giorno i cambiamenti, di sospirarle addosso la preoccupazione. Si occupò del terrazzo e delle ortensie e con quello sguardo lungo di chi dice 'mi raccomando' passò il testimone al tempo. 
Non resta che dire che una mattina, ad un certo punto, era spuntata una foglia nuova e il bottoncino di una radice. Nuova. Diversa. 
Lei aveva ascoltato la piccola felicità che germogliava e a quel punto le era finalmente tornato in mente che glielo avevano detto, tanto tempo fa, che non puoi far crescere l'erba tirandola. 
  


mercoledì 24 giugno 2015

I tortelli di San Giovanni

Anche quelli surgelati del negozio, anche preparati in cinque minuti e mangiati sullo sgabello al bancone della cucina, io la vigilia di San Giovanni mangio i tortelli d’erbette. Perchè in ogni boccone c’è uno zio dalla voce tonante che brandisce il matterello, la lunga tavolata apparecchiata, le nonne e le zie, che pescano da pentoloni fumanti i tortelli da condire con piccoli essenziali trucchi segreti e con le molte chiacchiere di tante mani intorno ai fornelli.

E se pure è tardi e domani ci si alza presto, basta il mio terrazzo per due gocce di rugiada, perché alla fine del crepuscolo più lungo dell’anno c’è immancabile la serenata delle fate. La voce tonante ha posato il matterello e si prepara al canto. Danzano dunque, puntuali, le lucciole nel lungo viale e si increspano sulla pelle le promesse dell’estate. La cartella finalmente abbandonata in fondo all’armadio, i piedi nudi nei sandali nuovi, l’attesa di ginocchia sbucciate e poi di avventure salmastre, di cartoline e interurbane, e ancora, più avanti, di un bacio. Chissà. E' San Giovanni, si dia inizio all'estate. 

lunedì 15 giugno 2015

Toc toc

 - Toc toc
 - Chi è?
- La Fata Smemorina.
 - (La Smemo?!  ….quella bella cicciotta…. mmmm…..vuoi vedere che è il mio giorno fortunato?!)
- Avanti avanti, Bella Fatina.  Posso offrirti due frittelle?
- Dunque, sarò anche venuta dritta nella tana del Lupo ma non ti credere. Chiariamo due cosette. Primo:  Bella Fatina tua sorella. Vedi di stare al tuo posto se no in un battibaleno ti trasformo in un topino.  Con paillettes e scarpine di cristallo. Secondo….
- Secondo?
- Eh va bè, mi verrà in mente.
- Urca Smemo, ma tu un po’ di pesce … fosforo omega 3… proprio no eh?!
- Fatti i fatti tuoi, Lupo.  E a proposito, parlavi  mica di frittelle?
- Mmm amnesia selettiva… avrà avuto un trauma?
- Ma cosa borbotti?  E non fai accomodare una signora? Ho un male ai piedi, tutta questa strada nel bosco…
- Bè, ci credo con quelle scarpe… è già tanto che non ne hai persa una.  Tieni, serviti,  ci vuoi un po’ di confettura di mele?
 - Mele?! Lupo, non sarà mica passata di qua....
- Ops, beccato.
- ‘Sto posto è diventato di moda.
- Eh mi son dato da fare. Un po’ di social marketing, un po’ di networking … al giorno d’oggi non puoi mica star qui ad aspettare che passi per caso una col cestino…  le risorse scarseggiano, la concorrenza è agguerrita, le bambine sempre più furrrbe….  mica dormono in piedi qui nel bosco….  ti faccio vedere una nuova app….
- Fermo fermo, intanto che mi ricordo.  Son venuta a chiederti aiuto. 
- Son tutt’orecchi.
- In effetti… che orecchie grandi che hai…
- Questa l’ho già sentita.  E comunque sarai bella te, guarda che sedere… Dai Smemo, non distrarti che se no non ci arriviamo in fondo.
- Screanzato! Dunque, dicevamo?
- Ussignur. Che volevi aiuto.
- Ah sì.   C’è la biondina che s’è messa dei grilli per la testa.
- Parlanti?
- Eccome.  Non sta mai zitta. Non ne vuole sapere del Principe. Dice che ce l’ha sempre nei piedi, che è uno zerbino,  senza palle, testa nella nuvole…  Insomma si è messa in testa che vuole uno concreto, affidabile.  Un lavoratore.  Hai presente quel maiale?
- Un maiale?!!
- Ma sì dai, come si chiama. Quei tre fratelli. Il grande, quello della casa di mattoni.  Potresti mica organizzare?
- Tu sei matta proprio, altro che  alzheimer…
- Dai Lupino, non farti pregare.  Tanto lo so che poi anche tu... questi giovani… (dove ho  messo la bacchetta ?) ah l’amore…. salagadula….
- Smemo che cavolo!! … ah Smemo… che bei cosciotti… senti ma … cosa fai te stasera?

martedì 9 giugno 2015

Ninna nanna

Piccoli gatti fanno il nido fra lunghi capelli. Il bugiardino recita una filastrocca per dormire, e potrebbe non essere una bugia. Servono gli occhiali, per vedere le parole. Erano stati dimenticati, in certi cassetti, in certe borse, in certe giornate piene. Ma certe sere le parole parlano chiaro, mentre si fa scuro e le terrazze rinfrescano.  Dormi bene, ci saranno giorni nuovi, ci saremo. 

domenica 31 maggio 2015

Abbiamo il passo svelto

Rassegnata eppure con quello sguardo lucido. Appesantita, un po’sgualcita, cammini risoluta. E’ facile raggiungerti, sul binario affollato, ma ti avrei raggiunta anche se avessi dovuto sgomitare.Mi riconosci subito e so che vedermi ti rallegra. 

Ci siamo sfiorate, per tutti questi anni, ogni tanto. Negli uffici degli altri, nei grandi atri, nei ristoranti. Anche nei corridoi d’ospedale, già.  Ci siamo sempre riconosciute.  Non abbiamo, in verità, niente in comune.  Solo questo transitare per gli stessi luoghi, questo parlare la stessa lingua, chissà perché. 

Eri una persona dietro ad un’altra scrivania quando misuravo  cosa sarei diventata da grande.  Io e gli altri. Eri lì, l’unica ad aver visto tutto.  Poi la vita non ti ha sorriso e tu non l’hai scusata.  Neppure accusata, però.  Non hai perso tempo coi processi. Non ti sei lasciata appannare.  Tu sei sempre a fuoco.

Sono l’unica a sapere che tu sei l’unica ad aver visto tutto, e tu lo sai. Parliamo la stessa lingua per cinque minuti, fra il binario e la fermata dell’autobus. L’afa di questa giornata svapora in un tramonto azzurrissimo . E’ sera, è estate.  Abbiamo il passo svelto delle rondini.  Vite che solcano il cielo e lo sanno.  

martedì 19 maggio 2015

... eppure...

Non c’è niente di più intensamente e intimamente bello che aver pensato che non saremmo mai riusciti a fare una cosa e poi invece a un certo punto ci diciamo ‘eppure …’, e ci proviamo, e ci riusciamo.  Ed è così  intensamente bello perché non è che accada per magia, tipo che ci eravamo sempre fatti un sacco di paranoie e invece era facile come bere un bicchier d’acqua. No, è proprio faticoso e tanto, tanto difficile. Quindi  non è che ci eravamo sbagliati sulla cosa. Ci eravamo sbagliati su di noi. O forse c’erano delle cose, di noi, che erano vere un tempo e poi dopo un po’ non lo sono più. Perché la vita non è solo accumular rughe e capelli bianchi e metter su due o tre paia di occhiali. La vita è anche guardarsi moltissime mattine allo specchio e far saltar le suole di un certo numero di scarponi da tante volte abbiamo detto ‘voglio proprio arrivare a vedere cosa c’è di là’. Di là da quella curva, di là da quella montagna.  E qualche volta nello specchio – o di là da quella montagna – vedi qualcuno che ti assomiglia e una cosa dopo l’altra ha sempre fatto quello che un tempo aveva creduto di non riuscire a fare.  Ed è così che  ti prende la voglia e che, zitta zitta, una bella mattina ti sussuri dentro quel bellissimo ‘eppure…’. 


Quindi queste parole che rotolano come sassolini sono un grazie, zitto zitto. 

mercoledì 13 maggio 2015

Come stesa ad asciugare

Certi giorni sono così, di quelli che c'è un prima e un dopo. Alcuni capitano, e lo diventano a posteriori. Altri lo sai per tempo, e li segni sul'agenda e li aspetti trattenendo il respiro, anche se non te ne accorgi e dici manca un sacco di tempo, però sono lì segnati, in tutti i tuoi gesti. E quando arrivano, quei giorni lì, fai un respiro così lungo che ti chiedi ma come mai avrò potuto tenermi tutta quest'aria dentro, eppure a quanto pare in qualche modo l'hai tenuta. E quando la butti fuori resti lì un po' come stesa ad asciugare. Leggera e stropicciata. Bellissima. 


martedì 5 maggio 2015

E' grave?

Mi pare doveroso premettere che rispetto profondamente il dolore di ogni persona e la forma, qualsiasi forma, con cui ciascuno lo esprime. Però poi dopo aver premesso lo devo dire, che mi scappa un sorriso. Ogni volta che leggendo i necrologi mi imbatto in un annuncio che si rivolge direttamente al defunto io non posso fare a meno di immaginarmeli. Nella sala d'aspetto di San Pietro, o sul posto ponte del traghetto di Caronte, leggere il giornale in paziente attesa e annuire compiaciuti. Mostrarlo ai vicini, magari, e far due commenti sulla forma. Ma senza lasciarsi tentare dal pettegolezzo, eh?! 
Ecco, insomma, mi scappa un sorriso. E' grave?

lunedì 27 aprile 2015

Sfogliando

Perchè avevo capito più di quanto avessi capito di aver capito. 

Galapagos è sopravvivere. E' la crudeltà, la durezza, la bellezza, l'intensità di sopravvivere. E' ciò che si prova quando si ha dolore, nel corpo o nell’anima, e, ad un tratto, ci si ascolta respirare. Ci si sente sopravvivere. E’ il dovere primordiale di sopravvivere scritto e riscritto nel nostro istinto da una fila di cellule lunga migliaia di generazioni. 

Il messaggio delle Galapagos è per tutti, è necessariamente universale, non fosse altro che perché l’aria e l’acqua attorno a queste isole arrivano da ogni direzione. Tutte le correnti confluiscono qui, su questi pezzetti di lava in mezzo all’oceano, e portano a posarsi qui le forme di vita più diverse: dalla barriera corallina ai pinguini.


E’ stata proprio la ricchezza delle forme di vita che ci ha colpiti arrivando. Scesi dall’aereo, con quella sensazione di stupore un po’ stordito e vago che accompagna l’arrivo in un paese caldo, d’inverno, dopo un lungo viaggio, siamo stati colpiti dal volo dei pellicani che a frotte arrivavano e ripartivano, si posavano, rimanevano tranquilli a dondolarsi sul molo. Poi le otarie, coi loro occhi dolci e umidi, per nulla infastidite dall’andirivieni di turisti e gommoni, e molti altri uccelli che riempivano il cielo di strida e di ali.Con questo stupore è cominciato il nostro viaggio, dal porto di Baltra alla volta delle isole del nord. (....)

(...) Il nostro viaggio si conclude a Santa Cruz, con un’ultima visita a terra dedicata agli animali simbolo, dai quali deriva anche il nome di questo arcipelago: le tartarughe giganti. Il carapace che pesa un quintale, le zampe solide e piene di grinze che ricordano quelle degli elefanti, la testa da piccolo dinosauro, i movimenti lenti ed essenziali. Vivono più di cento anni, il loro cuore batte una volta all'ora, possono bere una volta all'anno, camminano solo in linea retta: di fronte agli ostacoli spingono. Sul sentiero del ritorno siamo così fortunati da trovare due tartarughe che si accoppiano (lo fanno una sola volta all’anno): i movimenti sono lentissimi, il verso del maschio è un lamento continuo e profondo che riecheggia a lungo nell’aria umida e pregna.

Ecco, ancora una volta, il messaggio delle Galapagos: la fierezza di poter sopravvivere. L’abbiamo riconosciuta nell’occhio nitido della sula dai piedi blu, nella serena giocosità dei cuccioli otarie, nella potente perfezione degli squali martello, nel volo dritto delle aquile di mare, nella curiosità spavalda dell’orca e nel lento, lunghissimo amplesso della tartaruga. Semi di vita, portati dai venti di tutto il mondo, che si aggrappano a una manciata di scogli in mezzo al mare, lontano da tutto, e vivono. Nella loro diversità e nella loro unicità, sono vivi.

E’ con questa lezione che, anche noi, riprendiamo il volo.

(febbraio 2004)

lunedì 20 aprile 2015

Un anno di yoga (... come fosse un sasso di Pollicino)

Ho conosciuto la mia maestra con una telefonata, una di quelle che sembra la tappa di una caccia al tesoro. Perchè ora ha il suo sito - con tutte le indicazioni e le foto, che solo a guardarlo vien voglia di cominciare - ma un anno fa c’era solo un volantino, trovato per caso, un numero di cellulare, boh. Nella borsa per un po’, poi quella mattina ‘dai chiamo’.  Voci di bimbi  in sottofondo e la mia richiesta:  già mentre la facevo mi dicevo mah.   Però la sua voce ha quel click  inconfondibile, quello di chi fa una fatica feroce a dirti non posso, senza neppure poi poterti raccogliere e re-indirizzare.  L’ho sentito subito che era più grande di lei, e già la sentivo un po’ sorella. Mi dispiace, il sabato proprio non posso… Certo capisco… Se mi viene in mente qualcuno ….  Grazie, mi fai un gran favore… Tutti quei puntini di sospensione.  Lui che chiama. Sei pronta? Arrivo.  E ancora non mettevamo giù.  Senti, ma stasera … una lezione di prova ...    E io, non so bene perchè – tanto è un caso che lui oggi sia a casa, e tutta questa cosa io la sto facendo per lui, no? quindi non so proprio perché, ma dico sì. 

Quando arriviamo troviamo persone di ogni età che stendono i tappetini e parlano piano. Nessuna assomiglia al mio stereotipo di 'quelli che fanno yoga'. Io tengo fra le braccia il mio tappetino, quello che usavo a vent'anni per dormire in tenda - va bene che ha detto uno qualunque, però insomma. E mentre penso al tappetino ad un tratto ho un flash. Io non posso piegare un ginocchio. Già li vedo, tutti nella posizione del loto (che questa la so anche io) e io non posso neppure cominciare. Ma cosa mi è venuto in mente?? Cosa pensavo di fare??! Però intanto la maestra è arrivata e non è che posso prendere la porta e filare, tanto più che mi ha già chiesto cosa mi aspetto dallo yoga e tutti stanno ascoltando. Come dice un certo scrittore, ‘potevo sentirli ascoltarmi’.  Allora rispondo, e, non che ne avessi l’intenzione, ma mi sembra pure di dire la verità. Poi mi sdraio, con la testa dalla sua parte, e chiudo gli occhi.  La voce della nostra maestra accompagna con fermezza dolcissima il giudizio e le aspettative fuori dalla porta e poi resta lì a fare la guardia. Succede davvero, con una semplicissima naturalezza.  E, potete credermi, a me non era riuscito mai.  Forse è proprio vero che per ognuno di noi c’è un tempo e un luogo per ogni cosa, che solo quando è sera vediamo la luce dei lampioni.

E' passato un anno, e io non ho ancora finito di stupirmi. Yoga io?!! Invece perfino io posso imparare a respirare, ad entrare nel battito del mio cuore e a rimanere lì. Per un po'. Mentre gambe e braccia entrano nella loro forma, che è diversa da quella di chiunque altro e ugualmente bella. E' passato un anno e nessuno ha mai detto 'sedete a gambe incrociate': la mia maestra dice sempre 'in qualunque posizione vi sia comoda'. Quanta splendida strada da fare. 

lunedì 13 aprile 2015

Ormeggio

Ho il generatore e il dissalatore. Mi hanno fatta così. Quando attaccarmi alla torretta della banchina si fa troppo costoso, io entro in modalità autonomia.

Se sia un dono o un peccato, questo non lo so: il confine mi pare come quello fra mare e cielo, nella bruma azzurra di certe albe. 
Forse neppure c'è. 

sabato 4 aprile 2015

Quattro Aprile

'La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto'. (F.Pessoa)
Perchè certe volte Pasqua è più Pasqua. E perchè ci sono luoghi dove l'eco dei passi non si spegne mai. 

lunedì 30 marzo 2015

Locanda alla Mano, Forlimpopoli - parte 2

La Locanda alla Mano è a Forlimpopoli, e su questo la parentesi l'abbiamo aperta, percorsa e richiusa, quindi è decisamente ora di arrivare alla Locanda. Che non è accanto alla Rocca, nè nelle vie dello shopping di Pellegrino Artusi, ma è in una via normalissima accanto alle case a due piani con il cortile, il cane e gli orti. C'è una siepe e una finestra lunga e una panchina davanti alla porta, che se di Locanda si tratta, bisogna ben che ci sia una panchina ad accogliere lo stanco viandante. 
Mi è capitato, arrivando, di sostare su questa panchina, con la mia valigia dei due giorni ferma accanto - così fedele ed educata che qualche volta mi vien voglia di tirarle un bastoncino per vedere se me lo riporta, ma questa sarebbe un'altra parentesi e non è il caso. Dicevamo, mi capita di sostare, mentre il cielo si scurisce, il lampione inizia a battere la sua luce sull'insegna e i piedi e la mente si abbandonano al pensiero del ristoro. Ma avanti, entriamo. 

Entrando alla Locanda, accade inevitabilmente sempre la stessa cosa: ti senti benvenuto. Dalla prima volta - avventori casuali con un brindisi da fare e una nuova avventura da cominciare -  ad oggi - con la Locanda come seconda casa -  la magia si è sempre replicata: entri e sei benvenuto. E da qui tutto il resto, ovvero....

La cucina più linda del mondo, che è dietro ad una grande vetrata. All'inizio pensavo fosse per mostrare la maestria del cuoco e la pulizia degli ambienti, poi ho capito che la scelta è più dettata dal desiderio di guardare che da quello di far vedere, perchè questo cuoco, che ha gli occhi grandi e molto neri, assapora le reazioni dei suoi ospiti. Forse è anche per questo che ti senti come a casa, quando nonne e mamme non chiedono com'è ma ti spiano in attesa dell'inequivocabile sospiro appagato.
Il pianoforte, la poltrona e le mille piccole attenzioni che sulla tavola e tutt'intorno appaiono, sulla scia dalla padrona di casa, che sparge energia e calore come il fuoco in un camino. Ha il sorriso sempre acceso e non sapresti dire come lo sai, ma lo sai che è vero ed è anche per te. 
Il menu piccolino, sei proposte ogni giorno, secondo la spesa e le stagioni: le verdure freschissime, golose di spezie e fantasia, la carne rispettata, i grani grandi del sale di Cervia, i formaggi, i salumi e i vini di piccoli posti speciali del vasto mondo. I sapori che giocano e stuzzicano e consolano, il dolce per finire, ad augurare la buona notte. 
E poi quattro camere che hanno il nome delle stagioni e i colori dei sogni belli con le fate  - che pare sian fatine allegre e discrete e magicamente solerti a prepararle, sempre ordinate e chiare, il bagno profumato, le lenzuola candide e tese. 
Addormentarsi pregustando la torta a colazione. 

Non scrivo mai dei posti e delle cose, ma questa volta mi è necessario, perchè la Locanda alla Mano è stata un desiderio esaudito e non so come smetterla di dire grazie. 

domenica 22 marzo 2015

Locanda alla Mano, Forlimpopoli - parte 1 ovvero, una parentesi

Non scrivo mai dei posti e delle cose, ma questa volta mi è necessario. 
La Locanda alla Mano è a Forlimpopoli, e su questo bisogna aprire una parentesi. Bisogna dire che Forlimpopoli ha una piccola stazione con due binari e alla mattina ci sono i nonni coi nipotini sulla canna della bicicletta che salutano i treni e sanno tutti gli orari e i ritardi e il numero delle carrozze. Non sbagliano un colpo. Al pomeriggio i nonni, a Forlimpopoli vanno a prendere il caffè in piazza, di fronte alla Rocca. C'è un esercizio commerciale di qualsiasi tipo, a Forlimpopoli, che si chiama La Rocca. Immobiliare La Rocca, Caffè La Rocca e così via. Dentro alla Rocca, quella vera, fanno il cinema e gli spettacoli, e nel fossato hanno messo i giochi per i bimbi e due panchine.  L'altra cosa che c'è a Forlimpopoli è l'Artusi. C'è la Casa Artusi, con il ristorante e la biblioteca e i corsi di cucina e c'è lo shopping di Artusi, con tutti i negozi belli col logo e il tendone bordeaux e il festival artusiano che è anche la festa dell'inizio dell'estate con i gruppi che suonano e le ricette numerate del libro dei libri di cucina servite per le strade. Poi ci sono i vicoli dove puoi trovare la merceria che vende davvero i bottoni e le fettucce e l'elastico bianco per i pantaloni del pigiama e il ferramenta che ormai avete già capito. C'è anche il parco, col percorso benessere e la palestra, due farmacie una di fronte all'altra che secondo me sono due cugini che hanno litigato, la piscina e il ristorante della tradizione: alla domenica a pranzo vengono le famiglie da Forlì e da Cesena a mangiare i passatelli migliori della zona da quattro generazioni.  
In sintesi, per intenderci, a Forlimpopoli nel giro di cinque vie e mezzo c'è tutto quello che c'è in una Città. Comprese, dimenticavo, la pasticceria dei miei sogni, una libreria piccola come il mio salotto dove puoi trovare qualsiasi cosa compresa la libraia che conosce i libri e il ricovero degli anziani accanto alla camera mortuaria, che ancora non so decidermi se è un colpo di genio o un'atrocità. In sintesi, per intenderci, non è un caso se quando lo dici - Forlimpopoli -  inevitabilmente nel cervello si accende anche Paperopoli. 

lunedì 16 marzo 2015

Certe volte è come se ci togliessero il coperchio

Certe volte è come se ci togliessero il coperchio. Evapora ad un tratto il ribollire e i pensieri corrono alti e liberi. Entra l'aria, si asciuga il pantano, quel sugo odoroso in cui ci siamo lasciati frollire. Si asciugano i giunti e circola il vento. Pulito. La pelle croccante di sole e di cielo.  
Certo aiuta, la fatica bella della salita, trovare il proprio ritmo, l'azzurro che chiama fra i pini, la neve, il profilo delle cime che chiamo per nome e la velocità bambina, così vicina a terra, di uno slittino. 
Ma non è tutto qui, e lo sappiamo. Chissà perchè non ce lo siamo tolti prima, quel coperchio. Forse era solo la paura di prendere freddo. 


martedì 3 marzo 2015

Accorgermene mi fa sentire una mummia

Ha un buffo berretto di lana e la borsa a tracolla.  Ha comprato al mercato un giaccone che tiene ben caldo.  Ha un lungo curriculum  internazionale, molti riconoscimenti e un cospicuo conto in banca.  Ha occhi spalancati dietro occhiali modesti e il sorriso raro e totale di chi basta a sé stesso.

Ha gli occhi a mandorla e parla l’inglese di Hong Kong, che è una lingua.  Finge di sorvolare sui miei strafalcioni ma tutto di me sa, senza ombra di dubbio, che ad ogni mio verbo sbagliato gli suona un campanellino in testa.  A fine giornata avrà gli acufeni.

Mangia con gusto e completa beatitudine,  il tovagliolo infilato nella camicia.  Non fa girare il vino nel bicchiere e non annusa.  Beve.  Ha una compostezza appena trattenuta, un discreto osservare prima di. Ha imparato da adulto, forse da poco.

Ha imparato ascoltando, quindi fa le domande. E’ bravissimo a fare le domande, anche quelle che non dice ad alta voce.

Ha da poco  imparato  anche che da noi le donne si baciano, quando ci si saluta.  Sul binario dà la mano a mio marito e poi mi bacia sulle guance.  Al contrario.  Non mi ero mai resa conto che noi tutti ci baciamo sempre dalla stessa parte.  Sinistra, destra.  Lo scambio mi è scomodissimo.  Accorgermene mi fa sentire una mummia. 

lunedì 23 febbraio 2015

Trema

Si adatta, come acqua che corre, al letto e al terreno. Sfiora i sassi e saltella, con fragore spavaldo di risata. Si allarga e lambisce l'erba tenera, si scalda, respira. Si lascia fendere da una falce di luna, che schiarisca le onde dei pensieri. Raccoglie e conduce, in un corso gonfio e pieno, i capricci delle nubi. Ma quando è in vista del mare, trema.  

lunedì 16 febbraio 2015

Nella neve

riposano gli scricchiolii, si lasciano assorbire e sbiancano certe pene. Cambiano, nella neve, geometrie e prospettive, attraversiamo a piedi strade e giardini che non sono più, che non sono ancora. Arriviamo con le scarpe bagnate e i capelli vivi sotto ai cappucci. Ci spogliamo in un calore che il bianco fa risplendere. Le mani strette intorno alle risate come fossero tazze fumanti di te. Prendono forza, nella neve, gli scintillii, come i bulbi dei tulipani addormentati. Scintilleremo, domattina, nel sole. 


lunedì 2 febbraio 2015

La verità arriva lì, al confine col sonno. A volte hai già gli occhi troppo chiusi per vederla, a volte ancora troppo aperti, troppo vigili. A volte invece la vedi, colore del cane che fugge, in quell'attimo prima di entrare in un sogno che la seguirà, annusando e correndo, finchè il coperchio si chiuderà al suono della sveglia. Resterà un sentore che ti scrollerai di dosso col caffè. 
Ma certe mattine ne serviranno due. 

lunedì 26 gennaio 2015

E se il lupo perde il vizio? (ma non il pelo...)

 - Psssth…. Bella Bambina…. psssth …… ehi… - 
 - Ma chi…. Uff che nervi questi operai, se appena una si mette una gonna sopra al ginocchio…. - 
- Sì buonanotte … operai…  pssstttttt Cappuccetto!! - 
- LUPO!!  Mi hai fatto prendere un colpo! cosa ci fai qui in pieno centro?!! - 
- Oh cara, proprio contenta di vedermi eh?! Grazie dell’accoglienza, io almeno faccio la voce suadente quando te sbuchi nel bosco. Dove vai bella bambina e via discorrendo. - 
- Tu - 
- ? - 
- TU sbuchi, si dice. - 
- No carina, io ci abito nel bosco, sei te che ci sbuchi.-
- Si, va bè, lascia andare. Per l'appunto, tu abiti nel bosco. Quindi, torniamo a bomba: cosa ci fai qui in pieno centro? - 
- Eh, brutta storia. Offrimi un boccone che ti spiego-
- Oh, mai sei matto!! un boccone…. e stai fermo lì nell’androne che se mi sbuchi in mezzo alla piazza facciamo un fuggi fuggi - 
- Ma magari!  Lo sapevi che c’è una che va in giro a dire che sono buono? - 
- Buono?? il Lupo Cattivo?! - 
- Lo vedi, ti pare una str…. anche a te che sei tanto bellina ma c’hai quel cervello lì che sì dai, insomma! - 
- Lupo ma come parli?!! c’hai… stronz… quando ti ho conosciuto eri Cattivo ma parlavi tanto bene… tanto bene che ogni volta mi fermavo a far conversazione anche se lo sapevo che poi andava a finir male… - 
- Eh lo dicevo, carina sì ma il cervello insomma….  Comunque, ascoltami su:  ti dico che c’è una che fa sedere i bambini tutti in cerchio e con una voce tutta meravigliata, meravigliante,  meravigliosa, racconta delle storie... - 
- Ohhh ma come parli bene ora, mi sa che questa qui un po’ ti piace… - 
- Ma sta un po’ zitta e ascoltami, Cappuccetto Vuoto! Questa qui racconta racconta alla fine vien sempre fuori che non sono cattivo per niente, e i bambini tutti a ridere e a dire lupo carino, lupo cicciotto, povero lupo. Capito?!  tutta la mia reputazione a ramengo. Anni e anni a dar la caccia alle nonnine e ai porcellini, soffia di qua, incendia di là, mettiti la cuffia, fai la vociona e poi arriva questa qui…  Capito?! Hai Capito?!! - 
- Massì che ho capito, non sarò un’aquila ma insomma non son neanche Biancaneve eh?!  Anzi, ho già una gran bella idea. - 
- Sentiamo - 
- A te Lupo, ti ci vuole un bel cambio di look. Tutto 'sto pelo… quant’è che non ti fai dare una bella rasata? in effetti ora che ti vedo in piena luce fai un po’ quest’effetto Winnie the Pooh….- 
- Oh Bambina, sta un po’ attentina a come parli che a colazione sono stato leggero eh?! - 
- Tutte chiacchiere. Qua ci vogliono un po’ di borchie e di catene, altrochè. Lo sai che quei topini... dai, quelli che cucivano tutti quei fiocchi per quella là che perdeva sempre le scarpe, ecco, hai capito, dopo che la Smemo li ha surclassati con tutte quelle paillettes e polvere di stelle, si sono dati una bella regolata e hanno aperto un negozietto punck che è un amore...- 
- No ma guarda, non ci siamo capiti. Io avevo pensato…. ecco… un boccone… E poi, scusa:  ma cosa ne sai te di look che c’hai sta mantellina rossa da quando andavi all’asilo!!- 
- Sai che c’hai ragione lupo? Quasi quasi mi compro il chiodo, c’è un negozietto…. E dai muoviti, che, ci son pure i saldi! - 

martedì 20 gennaio 2015

Ti imparo

Se è vero che sono poche le persone che hanno l'umiltà di imparare, ho la sensazione che siano ancor meno le persone che hanno l'umiltà di insegnare. Insegnare, non predicare. Non giudicare. Non addestrare. Trovare la via per raggiungerti. Adeguare il passo. Illuminare gli incroci. Nutrire i dubbi e sfamare la curiosità. Spronare a trovare le crepe nel ragionamento, ascoltarne gli scricchiolii. Non erigere barricate e magnificare l'edificio. 
A pensarci bene, mi dico, ti imparo e' qualche volta meno sbagliato di ti insegno.

lunedì 12 gennaio 2015

Non so come dirlo

- Lo senti il loro odore? - Mi allungava verso il viso due piccoli conigli di pezza, lunghe orecchie molli e pancia liscia dalle molte carezze.
- Dormo con loro da quando sono nata. Non è che sia proprio il mio odore, ma lo conosco da sempre. Non so come dirlo, è dentro di me - aveva sussurrato, la bocca appena fuori dal lenzuolo arancione, mentre al piano di sotto del letto a castello veniva letto ad alta voce Geronimo Stilton, ed Hello Kitty, sul comodino, segnava le 21.34.


sabato 3 gennaio 2015

Gennaio

C’era tutto l’inverno nel cielo, ed era un cielo lunghissimo. Straripava di luce e aveva le notti dentro, come certi occhi che hanno pianto. Lo attraversava il fuoco, lo mescolava di fremiti e d’oro, senza sgualcirlo mai. Fu solo un attimo, ma fu ad un tratto consapevole di essere fatta della stessa materia del cielo. Avrebbe potuto essere un attimo infinito, ma ancora non era ora.