venerdì 30 novembre 2007

Ricetta per sopravvivere a novembre

Duecento grammi di farina e novanta di burro. Pianoforte ma allegro. Un paio di altre mani con cui bisticciare sul tagliere. Accendere il forno a 150 gradi e non scordarsi di approfittare del tepore che si diffonde in cucina. Sciogliere il burro massaggiandolo nella farina e, con lo stesso movimento, sciogliere i nodi delle spalle. Aggiungere due tuorli d’uovo, ottanta grammi di zucchero e venti grammi di latte. Amalgamare in una palla gialla e liscia, rincorrendo e raccogliendo i pensieri dispersi sul tagliere. Avvolgere in un tovagliolo e far riposare mezz’ora in frigo. Riempire l’attesa con le pagine di un libro o con una discussione a piacere purchè sia di quelle che finiscono per non finire mai. E che questo ci piaccia. Stendere la pasta, ritagliarla con lo stampino a forma di stella. Reimpastare i ritagli e fare altre stelle. Ancora. Ancora. Adagiare le stelle sulla placca ricoperta di carta da forno e infornare. Saranno pronte quando sentirai odore di biscotto. Non tardare perché in un attimo sarà troppo tardi. Novembre vola.

domenica 25 novembre 2007

Pensiero per Sofia, che ieri ha compiuto un anno

bimba codiniCercheremo di fartelo credere, Sofia, che il mondo dei grandi è tutta un'altra cosa. Che i grandi sanno quello che fanno, che sanno quello che vogliono e che vogliono quello che fanno e magari anche che fanno quello che sanno. Ti diremo "quando sarai grande..." e terremo le dita incrociate  sperando che tu ci creda perchè possiamo crederci un po' anche noi insieme a te. Ma tu non farti fregare, Sofia, il mondo dei grandi è proprio come quello dei bambini, solo un po' più alto, meno colorato e molto molto più lento.

lunedì 19 novembre 2007

Immersione a Rocky Bay

Prima


 


Otto schiene strette nelle mute ancora con le cerniere aperte, a rabbrividire sul cassone di un pick up che corre a 90 km all’ora sulla superstrada.


E poi otto schiene strette nelle mute con le cerniere ormai chiuse, ad accompagnare la galoppata del gommone carico di sardine e di aspettative scaramanticamente silenti.


Il cielo grigio chiaro e il mare grigio scuro, parimenti ribollenti, e in mezzo un’aria tesa, tagliente e pura. Come certe verità.


 


Dopo


 


Il cielo grigio scuro e il mare verde foresta, sempre parimenti ribollenti, e l’aria in mezzo tesa e pura, ma riempita, come un lenzuolo o una vela, di una gioia inspirata ed espirata, raccolta nel sangue insieme alle particelle di azoto, portata in superficie da una colonna continua di bolle.


 


Durante


 


DSC_7115Sospesi. Ricordare di respirare. Squali, squali e squali. Curiosi, sinuosi, indifferenti, eleganti. Tanti. Tornano, girano intorno. Pancia bianca, pinne rotonde, coda sicura. Coda tagliata, coda perfetta. Mark e i fari della sua macchina fotografica che salgono e scendono. Flash. Occhi gialli, pelle di seta. Dimenticare il freddo. La bocca che si apre, la sardina che scompare. Seguire la coda. Il limite delle mie pinne impacciate. Cercarsi con gli occhi e sorridere, sorridere, sorridere ancora.


 


 


 

giovedì 15 novembre 2007

Un viaggio in Sudafrica...

Un viaggio in Sudafrica varrebbe la pena foss’anche solo per vedere le foglie verdi, grasse e felici delle piante.


E per chi, come noi, è mosso al viaggio in primo luogo dalla voglia di andar per mare, anzi  nel mare, il viaggio a Umkomaas varrebbe la pena foss’anche solo per l’ingresso nell’Oceano con il gommone.


 


Si sale a bordo  nell’ultima ansa placida del fiume, in una strana quiete mattutina, assonnata e solitamente nuvolosa.


Si allacciano i giubbotti, si infilano i piedi nelle strep e si afferrano saldamente le cime, mentre Carl scruta il cielo e fa borbottare i motori.


Poi si parte con uno scatto imperioso, per fermarsi dopo pochi metri sotto gli archi del ponte che precede l’incontro con le acque burrascose dell’Oceano Indiano.


Carl tiene a freno i motori e osserva le onde che rimescolano le acque in un ribollire di schiuma asimmetrico e assolutamente imprevedibile. Come certe chiome al risveglio.


Carl porta avanti e indietro il gommone con noi attaccati sopra silenziosi, del tutto ignari dei segni che lui va cercando.


Ad un tratto decide: il motore strappa, le cime si tendono, i sederi si alzano e stiamo galoppando sballottati ma intrepidi, coi capelli che volano fra la salsedine e la schiuma e il vento e il gommone impenna e ricade, risale l’onda al limite e poi giù, col cuore in gola e l’acqua sotto ha chiazze di cioccolato e chiazze grigie e chiazze verde foresta.


Finchè non si scorge, oltre le creste più alte, una linea netta, che se quel mare l’avesse colorato un bimbo gli avremmo detto “ma sfumala un po’, ti pare?”.


Oltre quella linea c’è l’Oceano, in cui l’acqua color cioccolato del fiume Umkomaas si arrende e si adagia.


Ecco ci siamo. Possiamo togliere i giubbotti di salvataggio e prepararci all’immersione, e sopra il cielo dà cenni di schiarite.