domenica 26 febbraio 2012

Dedicato a chi accetta le sfide - 2

Quello che fa di una sfida una sfida (grande o piccola, epica o quotidiana che sia) è il fatto di poterla anche declinare. Puoi dire alla vita no grazie, io aspetto qui.
Quello che rende grandi certe persone, e certe storie, non è il fatto di aver vinto la sfida, ma di averla raccolta (e meno che mai è l’aver fatto cose grandi quando non c’erano alternative).
Io ne ho lasciate tante, di sfide, a marcire sui rami, inutili prede degli uccelli. Ma so cosa vuol dire anche raccoglierne qualcuna. So anche cosa vuol dire pensare che non ce la farai, che questa volta la vita ti ha battuto, eppure sapere che quell’unico punto che hai segnato valeva il sudore della partita e forse anche i fischi dagli spalti.
Poi se ci penso le sfide che ho vinto sono passate attraverso quelle che ho perso. Se vinci sempre è solo fortuna, o è perché ti piace vincere facile. Se vinci sempre sei il primo ad iniziare a farti l’idea che ci sia sotto un imbroglio e che forse in realtà tu altro non sia che un impostore. Però quando vinci dopo aver guardato negli occhi la sconfitta, quando vinci e senti in ogni muscolo l’ombra della paura e i denti ti fanno male da tanto li hai stretti per non mollare, ecco che allora ti viene proprio da battere un cinque alle stelle.
Quindi oggi tra Rogoredo e Lambrate vorrei appendere uno striscione, e scriverci su con la bomboletta spray. Scriverei raccogli quel guanto da per terra e non lasciare che sia l’aria che tira a decidere se poggiartelo sui piedi o farlo rotolare via.
E poi in piccolo scriverei p.s. conta su di me. Lo scriverei perché se c’è una che lo sa bene quanto conta nelle sfide il tuo fan club, quella sono io.

domenica 19 febbraio 2012

Certi giorni, le belle notizie

Certi giorni le belle notizie sfavillano, come luci che si accendono nel tardo pomeriggio, dietro la vetrata affacciata sulla piazza più bella e antica della città.

Notizie di bimbi in arrivo e di primi baci.

La preghiera che abbiamo recitato, poco fa, sotto alla cupola affrescata, intorno al fonte e ai suoi bassorilevi.

Sfavillio di bicchieri che si incontrano, fra una distesa di confetti azzurri e uno svolazzare di tulle e di lecca lecca. 

La presenza di chi è sempre con noi, fra due stelle che ho visto affacciarsi, al di là del vetro, tra le nubi e il campanile.

Un bimbo in arrivo e un primo bacio scoccato, ed io che penso che certi giorni le belle notizie sono regali, chissà perché.


sabato 11 febbraio 2012

Dedicato a chi accetta le sfide - 1

Capita, fra Rogoredo e Lambrate, di incontrare persone che credono che diventar grandi non sia roba da ragazzi. Capita di incontrare persone che pensano che non sia possibile giocare sul serio.

Vorrei dedicare questa storia a loro, ma non credo che passeranno di qua. Quindi pazienza, godiamocela noi.

Marco - Resoconto dell'esperienza

martedì 7 febbraio 2012

Vecchio Scarpone...


… con le stringhe ubbidienti e la suola dura, come un papà dall’abbraccio tenero e dalla barba ispida. Ho impugnato la macchina fotografica e lei subito ti ha cercato. Due click su questo bianco addomesticato da tetti e balconi e ha subito puntato lo sguardo in su, verso le montagne. Okey, le ho detto, andiamo. Mille scatti, il bianco puro e gli alberi grondanti, coriandoli di azzurro e immense gravide nubi a coprirne i lembi, distese di rami candidi immobili, un incantesimo, e lo scintillio di ghiaccioli pendenti e la legna addormentata. Mille passi, salire, affondare, una risata che fa il solletico al silenzio ed un berretto colorato, come un punto esclamativo nel bianco.  Il dolore sarebbe venuto, poi, compagno ormai della stanchezza buona. Sarebbe venuta anche la malinconia, come per un sorso bevuto e tutta quella tazza piena, lasciata lì. Ma non ora, più tardi. Ora scatta, scatta ancora, che la luce sta girando. E sali, dai, ancora un po’. Punta il calcagno, stai in costa, che chissà cosa si vede, lì più su.