Sono in ritardo. Sono sempre in ritardo.
All’inizio era l’autobus. La sagoma arancione si profilava sull’angolo e subito le gambe si facevano di piombo, il marciapiede una colata di sabbie mobili. Non mi sposto di un millimetro. L'autobus avanza. Devo correre.
All’inizio era l’autobus. La sagoma arancione si profilava sull’angolo e subito le gambe si facevano di piombo, il marciapiede una colata di sabbie mobili. Non mi sposto di un millimetro. L'autobus avanza. Devo correre.
Poi è toccato alle valige. Vestiti che non entrano, oggetti che si moltiplicano, le scarpe, mancano le scarpe e poi qualcosa di fondamentale che non trovo più, che
non trova posto, non si chiude, si rompe, è tardissimo, perdo l’autobus, il
treno, l’aereo. Devo correre.
Ad un certo punto si sono aggiunti i corridoi degli alberghi. Lunghissimi, uguali, sconvenientemente tortuosi. Non trovo la camera, non trovo l’uscita, non arriva l’ascensore, dove ho lasciato la valigia, non ho finito la valigia, perdo l’autobus, l’aereo, il treno, le gambe di piombo, le sabbie mobili. Devo correre.
Poi il telefono. Non riesco a digitare il numero, si pianta, non prende, non si accede alla rubrica, il numero, non so il numero, non l’ho messo nella valigia, dove ho lasciato la valigia, ho sbagliato corridoio, mi aspettano, devo avvisare, perdo l’autobus, il treno, l’aereo, le gambe di piombo, le sabbie mobili. Devo correre.
Ed infine, il parcheggio. Era ovvio. Non trovo l’auto. Le rampe, l’ascensore, le porte tagliafuoco. Eppure era d’angolo. Mi aspettano devo avvisare non prende il telefono la rubrica il numero la valigia dove ho lasciato la valigia perdo l’autobus il treno l’aereo le gambe di piombo le sabbie mobili. Devo correre.
Ad un certo punto si sono aggiunti i corridoi degli alberghi. Lunghissimi, uguali, sconvenientemente tortuosi. Non trovo la camera, non trovo l’uscita, non arriva l’ascensore, dove ho lasciato la valigia, non ho finito la valigia, perdo l’autobus, l’aereo, il treno, le gambe di piombo, le sabbie mobili. Devo correre.
Poi il telefono. Non riesco a digitare il numero, si pianta, non prende, non si accede alla rubrica, il numero, non so il numero, non l’ho messo nella valigia, dove ho lasciato la valigia, ho sbagliato corridoio, mi aspettano, devo avvisare, perdo l’autobus, il treno, l’aereo, le gambe di piombo, le sabbie mobili. Devo correre.
Ed infine, il parcheggio. Era ovvio. Non trovo l’auto. Le rampe, l’ascensore, le porte tagliafuoco. Eppure era d’angolo. Mi aspettano devo avvisare non prende il telefono la rubrica il numero la valigia dove ho lasciato la valigia perdo l’autobus il treno l’aereo le gambe di piombo le sabbie mobili. Devo correre.
Son sempre stata in ritardo, in fin dei conti. A giudicare
dai miei sogni ricorrenti, perlomeno. Sempre che vogliano dire qualcosa.
Qualcosa oltre ai desideri. Perché poi ci sono giorni in cui ti svegli e scrivi la data
in cima al foglio, come quando a scuola la campanella era suonata e si apriva
il quaderno nella pagina nuova. Giorni in cui scrivi la data in alto e non
riesci a pensare ad altro che sono in ritardo. Devo correre.
(25 aprile 2013)