mercoledì 22 ottobre 2014

Le persone speciali

Ammettiamolo, le persone speciali ci sono. Persone che fanno il loro lavoro quiete, che crescono figli felici. Persone che sorridono e cantano nelle difficoltà, che piangono calde lacrime torrenziali e poi le asciugano, che a volte sanno lasciarsi cadere. Poi avanti, un passo dopo l'altro, questa è la strada. 
Ci sono persone speciali che non abitano il palcoscenico, che abitano alla porta accanto; alcune hanno perfino il mio stesso modo di ridere, che il sangue non mente. 

Ammettiamolo, le persone speciali a volte vengono a riposare un attimo sulle nostre poltrone e ci si sente un po' sciocchi a non avere altro che un sacchetto di biscotti da offrire al loro zaino. Cosa vuoi che sia. Eppure, io vorrei averli pronti, caldi di forno. Quindi mi auguro che certi giorni, non si sa come, un soffio di vento fra gli stipiti mi faccia venire voglia di rompere le uova e pesare lo zucchero.

giovedì 16 ottobre 2014

Pozzanghere

Attraverso questo mare di foglie cadute -angeli forse, fangosi e umidi, inequivocabilmente perduti - e ho le orecchie dritte e la coda fremente. Entro nelle pozzanghere, ricordi che si allargano, contagiosi e fondi. Negli stivali di gomma ho infilate zampe impavide e fedeli. 
La forza del torrente mi ha riportato in un mondo dove non squilla mai il telefono. Ho abbaiato, per un po'. Ho corso avanti e indietro, dalla porta alla finestra, e poi lungo le strade di casa. Ora sono qui, a rovistare nelle parole, cerco i tesori che ho custodito, le parole che ho messo da parte, quando ne avevo tante da rosicchiare, e la pancia piena. Sentirò i tuoi passi, e avrò qualcosa per te. 

(Lunedì, 13 ottobre 2014)

domenica 5 ottobre 2014

La prima domenica di ottobre

La prima domenica di ottobre, al parco, ci sono tutti. Quelli che soffrono il caldo e quelli che soffrono il freddo, quelli che corrono e quelli che camminano, quelli che pattinano e quelli che pedalano, perche non si suda più e non si scivola ancora. 
Ci sono le foglie verdi e quelle gialle, le signore sole con le amiche e i papà della domenica, quelli con la monovolume piena di caschetti e di rotelle e il terrore nascosto sotto ai tappetini, impolverato di noia. 
Ci sono quelle col cane pulce - e relativa faccia da pulce, e quelle col setter - e relativa coda da setter. 
Ci sono quelli che hanno iniziato la scuola nuova, perchè darsi appuntamento domenica pomeriggio al parco è un perfetto annusarsi da lontano, un serrare le fila con noncuranza, via via che le ore buche, inesorabilmente, si riducono.
Ci sono quelli che si baciano, naturalmente. Quelli che si baciano con lo struggimento senza trasporto dell'amore estivo che finisce e quelli che si baciano col fiato sospeso e lo stomaco annodato, l'amore ancora incartato con la stagnola come il panino nella cartella. 
Ci sono quelli che si sono appena alzati da tavola, due passi prima di rientrare, dopo i cappelletti e la punta al forno, e quelli che telefonano mentre spingono il passeggino, la moglie a casa che mette un po' a posto e la coscienza un po' più pulita. 
Questa domenica, al parco, c'era anche una bambina che faceva le bolle di sapone. Era un po' più grande di una bambina, ma di poco. Di così poco che non c'è un'altra parola per definirla. Aveva i jeans e la maglietta con le maniche lunghe e la coda da giovane setter. Stava in mezzo al vialetto, del tutto incurante dell'ingombro che procurava, e faceva le bolle di sapone. Lentamente. Non correva e non le agitava. Le soffiava fuori una alla volta e le scrutava fisse, concentrata. Io so sempre a colpo d'occhio cosa faranno da grandi i bambini che incontro, ma con questa proprio non riuscivo a decidermi. Scienziata o maga indovina? Poi lei mi ha visto, e senza cambiare espressione - e senza smettere di soffiare - mi ha strizzato l'occhio. Così ho deciso.