Rassegnata eppure con quello sguardo lucido. Appesantita, un
po’sgualcita, cammini risoluta. E’ facile raggiungerti, sul binario affollato, ma ti avrei
raggiunta anche se avessi dovuto sgomitare.Mi riconosci subito e so che vedermi ti rallegra.
Ci siamo sfiorate, per tutti questi anni, ogni tanto. Negli uffici degli altri, nei grandi atri, nei
ristoranti. Anche nei corridoi d’ospedale, già. Ci siamo sempre riconosciute. Non abbiamo, in verità, niente in comune. Solo questo transitare per gli stessi luoghi,
questo parlare la stessa lingua, chissà perché.
Eri una persona dietro ad un’altra scrivania quando misuravo
cosa sarei diventata da grande. Io e gli altri. Eri lì, l’unica
ad aver visto tutto. Poi la vita non ti
ha sorriso e tu non l’hai scusata. Neppure accusata, però. Non hai perso
tempo coi processi. Non ti sei lasciata appannare. Tu sei sempre a fuoco.
Sono l’unica a sapere che tu sei l’unica ad aver visto
tutto, e tu lo sai. Parliamo la stessa lingua per cinque minuti, fra il binario e la fermata dell’autobus. L’afa di questa giornata svapora in un tramonto
azzurrissimo . E’ sera, è estate. Abbiamo il passo svelto delle rondini. Vite che solcano il cielo e lo sanno.