domenica 31 maggio 2015

Abbiamo il passo svelto

Rassegnata eppure con quello sguardo lucido. Appesantita, un po’sgualcita, cammini risoluta. E’ facile raggiungerti, sul binario affollato, ma ti avrei raggiunta anche se avessi dovuto sgomitare.Mi riconosci subito e so che vedermi ti rallegra. 

Ci siamo sfiorate, per tutti questi anni, ogni tanto. Negli uffici degli altri, nei grandi atri, nei ristoranti. Anche nei corridoi d’ospedale, già.  Ci siamo sempre riconosciute.  Non abbiamo, in verità, niente in comune.  Solo questo transitare per gli stessi luoghi, questo parlare la stessa lingua, chissà perché. 

Eri una persona dietro ad un’altra scrivania quando misuravo  cosa sarei diventata da grande.  Io e gli altri. Eri lì, l’unica ad aver visto tutto.  Poi la vita non ti ha sorriso e tu non l’hai scusata.  Neppure accusata, però.  Non hai perso tempo coi processi. Non ti sei lasciata appannare.  Tu sei sempre a fuoco.

Sono l’unica a sapere che tu sei l’unica ad aver visto tutto, e tu lo sai. Parliamo la stessa lingua per cinque minuti, fra il binario e la fermata dell’autobus. L’afa di questa giornata svapora in un tramonto azzurrissimo . E’ sera, è estate.  Abbiamo il passo svelto delle rondini.  Vite che solcano il cielo e lo sanno.  

martedì 19 maggio 2015

... eppure...

Non c’è niente di più intensamente e intimamente bello che aver pensato che non saremmo mai riusciti a fare una cosa e poi invece a un certo punto ci diciamo ‘eppure …’, e ci proviamo, e ci riusciamo.  Ed è così  intensamente bello perché non è che accada per magia, tipo che ci eravamo sempre fatti un sacco di paranoie e invece era facile come bere un bicchier d’acqua. No, è proprio faticoso e tanto, tanto difficile. Quindi  non è che ci eravamo sbagliati sulla cosa. Ci eravamo sbagliati su di noi. O forse c’erano delle cose, di noi, che erano vere un tempo e poi dopo un po’ non lo sono più. Perché la vita non è solo accumular rughe e capelli bianchi e metter su due o tre paia di occhiali. La vita è anche guardarsi moltissime mattine allo specchio e far saltar le suole di un certo numero di scarponi da tante volte abbiamo detto ‘voglio proprio arrivare a vedere cosa c’è di là’. Di là da quella curva, di là da quella montagna.  E qualche volta nello specchio – o di là da quella montagna – vedi qualcuno che ti assomiglia e una cosa dopo l’altra ha sempre fatto quello che un tempo aveva creduto di non riuscire a fare.  Ed è così che  ti prende la voglia e che, zitta zitta, una bella mattina ti sussuri dentro quel bellissimo ‘eppure…’. 


Quindi queste parole che rotolano come sassolini sono un grazie, zitto zitto. 

mercoledì 13 maggio 2015

Come stesa ad asciugare

Certi giorni sono così, di quelli che c'è un prima e un dopo. Alcuni capitano, e lo diventano a posteriori. Altri lo sai per tempo, e li segni sul'agenda e li aspetti trattenendo il respiro, anche se non te ne accorgi e dici manca un sacco di tempo, però sono lì segnati, in tutti i tuoi gesti. E quando arrivano, quei giorni lì, fai un respiro così lungo che ti chiedi ma come mai avrò potuto tenermi tutta quest'aria dentro, eppure a quanto pare in qualche modo l'hai tenuta. E quando la butti fuori resti lì un po' come stesa ad asciugare. Leggera e stropicciata. Bellissima. 


martedì 5 maggio 2015

E' grave?

Mi pare doveroso premettere che rispetto profondamente il dolore di ogni persona e la forma, qualsiasi forma, con cui ciascuno lo esprime. Però poi dopo aver premesso lo devo dire, che mi scappa un sorriso. Ogni volta che leggendo i necrologi mi imbatto in un annuncio che si rivolge direttamente al defunto io non posso fare a meno di immaginarmeli. Nella sala d'aspetto di San Pietro, o sul posto ponte del traghetto di Caronte, leggere il giornale in paziente attesa e annuire compiaciuti. Mostrarlo ai vicini, magari, e far due commenti sulla forma. Ma senza lasciarsi tentare dal pettegolezzo, eh?! 
Ecco, insomma, mi scappa un sorriso. E' grave?