sabato 19 agosto 2006

La storia di Meg

Eccola qui, la storia di Meg, proprio come quella che chiunque avrebbe potuto immaginare: ora non è più solo scritta nei suoi gesti e nelle sue sembianze, ora è qui, sul bancone di questo bar, fra le tazzine del nostro caffè di  metà mattina.


E ora che è qui non sappiamo cosa farcene, io e Meg.


Io non so cosa fare dei suoi occhi gonfi e della sua mascella irrigidita di rabbia, e lei non sa cosa fare dello stereotipo di compassione che trasuda, mio malgrado, dai miei sguardi.


“Pensavo di essere una ragazza intelligente e invece mi sono fatta fregare”:  questa  è la frase che è rimasta appesa fra di noi più a lungo. Di cosa mi stai parlando, Meg?


Mi stai parlando di un investimento sbagliato – pensavo di guadagnarci e invece ci sto perdendo alla grande – o mi stai parlando di una specie di storia d’amore – pensavo volesse amarmi e invece vuole solo far uso di me - ?


E cosa ne faccio io della tua storia, che non è abbastanza originale, per il mondo, da farne un romanzo, o anche solo un aneddoto, e che non è abbastanza consueta, per me, per entrarvi dentro e farne parte?


Eppure, ora, in questa storia c’è anche questa chiacchierata di metà mattina: ora, in questa storia, ci sono anche io.

sabato 12 agosto 2006

Grandi emozioni e piccole disattenzioni

A Goteborg, il portoghese Francis Obikwelu, dopo aver vinto l’oro nei 100 metri con un ottimo tempo, che gli ha consentito di stabilire il record dei campionati europei, si è aggiudicato anche il primo posto nei 200 metri, davanti allo svedese Johan Wissman, secondo con grande sorpresa e grande emozione del pubblico di casa. 


I fotografi svedesi, entusiasti per il risultato del loro compatriota, lo hanno attorniato riempiendolo di attenzioni e di flash, lasciando palesemente in disparte il vincitore della medaglia d’oro.


E’ un piccolo gesto, questo, probabilmente dettato dall’entusiasmo, da un sano tifo per la squadra di casa, e il fatto che Obikwelu sia di origini nigeriane e abbia la pelle nera probabilmente è del tutto casuale, un particolare irrilevante.


E’ vero: si tratta forse di una piccola dis-attenzione, magari anche comprensibile nell’emozione di quell’attimo in cui esplode la gioia per un brillante e inatteso risultato sportivo,  ma trovo molto grave che l’emozione abbia portato dei professionisti a compiere un gesto che definirei di grande scorrettezza e trovo grave che dei professionisti non abbiano capito che quel gesto avrebbe dato adito a ipotesi di razzismo, oltre che di scarsa imparzialità e di scarso senso sportivo da parte del paese che ospita una competizione importante come gli europei di atletica.


Cercherò di ricordarlo, quando vivrò una grande emozione, cercherò di guardarmi intorno e mi chiederò se sto dimenticando qualcosa o qualcuno, perché a certi gesti non c’è rimedio, purtroppo.


Ah, Obikwelu, vai fortissimo.

giovedì 10 agosto 2006

San Lorenzo

Nonni, che sia un destino segreto che mi porta da voi quando cadono le stelle? Senza programmi né piani, senza guardare l’agenda, senza neppure ricordarmi che giorno è, il caso ogni anno a San Lorenzo mi porta da voi. E così le stelle cadenti sono per me cibo di nonna, profumo di lavanda, le posate di quando ero bambina, grilli e abbaiare di cani, la curva della collina sotto a quella della mia schiena, la luna che sorge dietro al bosco delle mie ginocchia graffiate e degli scoiattoli ladri di nocciole, la sorpresa di un muso di volpe al limitare dell’orto. E così il desiderio che esprimo è già un po’ esaudito: questa pace, questo cielo, questa serata, questi nonni.

mercoledì 9 agosto 2006

Un sassolino da togliere - 1

Avrei voglia di scrivere di cose leggere leggere come il venticello che scompiglia il caldo di questo mercoledì, ma ho un sassolino nella testa che vuole essere tolto, e non è di quelli leggeri.

Ogni giorno si  ha notizia di qualche atto criminale commesso da qualche recente ex-galeotto, che ha beneficiato dell’indulto. Queste notizie sono solitamente – apparentemente – utilizzate per sottolineare l’effetto negativo dell’indulto stesso. A me questo sembra, al contrario, un modo per distogliere l’attenzione dal cuore del problema. Il fatto che un neo ex galeotto compia atti criminali è un chiaro sintomo dell’indaguatezza, o dell’insufficienza, della pena carceraria in termini di rieducazione e di re-inserimento sociale. Si porrebbe infatti (e si pone) il medesimo problema anche quando i galeotti sono rilasciati al termine della pena prevista. Su questa constatazione mi sembra che ci sia un accordo piuttosto ampio, anche se poi siamo ancora lontani dall’aver trovato, ma anche dall’aver proposto, soluzioni adeguate. Seguire questo tipo di riflessioni, per quanto urgenti, attuali, importantissime, ci distoglie però del problema indulto, che è un problema, a mio parere, molto grave, dal quale l’opinione pubblica non dovrebbe affatto essere distolta. Provo ad enunciarlo con poche parole, attraverso un semplice esempio. Se non ci fossero abbastanza soldi per avere scuole per tutti renderemmo l’istruzione non più obbligatoria?

Un sassolino da togliere

Avrei voglia di scrivere di cose leggere leggere come il venticello che scompiglia il caldo di questo mercoledì, ma ho un sassolino nella testa che vuole essere tolto, e non è di quelli leggeri.

Ogni giorno si  ha notizia di qualche atto criminale commesso da qualche recente ex-galeotto, che ha beneficiato dell’indulto. Queste notizie sono solitamente – apparentemente – utilizzate per sottolineare l’effetto negativo dell’indulto stesso. A me questo sembra, al contrario, un modo per distogliere l’attenzione dal cuore del problema. Il fatto che un neo ex galeotto compia atti criminali è un chiaro sintomo dell’indaguatezza, o dell’insufficienza, della pena carceraria in termini di rieducazione e di re-inserimento sociale. Si porrebbe infatti (e si pone) il medesimo problema anche quando i galeotti sono rilasciati al termine della pena prevista. Su questa constatazione mi sembra che ci sia un accordo piuttosto ampio, anche se poi siamo ancora lontani dall’aver trovato, ma anche dall’aver proposto, soluzioni adeguate. Seguire questo tipo di riflessioni, per quanto urgenti, attuali, importantissime, ci distoglie però del problema indulto, che è un problema, a mio parere, molto grave, dal quale l’opinione pubblica non dovrebbe affatto essere distolta. Provo ad enunciarlo con poche parole, attraverso un semplice esempio. Se non ci fossero abbastanza soldi per avere scuole per tutti renderemmo l’istruzione non più obbligatoria?

mercoledì 2 agosto 2006

Vacanze fai da te

Sto cercando di organizzare una settimana di vacanza al mare; quest’anno ho alcune esigenze particolari che complicano un poco la ricerca della località e della sistemazione più adatta. Dopo diversi giorni di ricerche matte e disperatissime su internet ho finalmente deciso di rivolgermi ad un’agenzia di viaggi, pensando “sono i consulenti, sapranno aiutarmi”.


In due giorni ho visitato due agenzie. La scena è stata la medesima, talmente identica fin nei minimi particolari da farmi temere una candid camera. La descrivo: entro, una signora sorridente, accaldata e occhialuta fa cenno di avvicinarmi; è palesemente sfinita, alle soglie di una agognata vacanza di ferragosto, ma ancora tenace nel suo “sorridere al cliente”. “Buongiorno, vorrei fare una settimana di vacanza al mare, ho necessità che il viaggio sia comodo e senza troppi trasferimenti, che ci sia una spiaggia di sabbia, con un facile accesso al mare, raggiungibile direttamente dall’hotel. Il  mio fidanzato vorrebbe fare un corso di windsurf avanzato”.


Sguardo interrogativo e breve attesa. Anche io attendo sorridente. Un attimo prima che si rischi l’empasse lei chiede “quindi dove voleva andare?” E io, ancora speranzosa e ai suoi occhi forse vagamente implacabile, “non so, volevo appunto un consiglio”.


Lo sguardo lentissimo scivola sulla distesa di cataloghi in bella mostra alle sue spalle cercando un aiuto, un appiglio, un segno. Niente, nessun segno. Partecipe della sua sofferenza decido di offrirle io l’agognato appiglio. “Non so, avevo pensato alla Grecia…” e lei lo afferra al volo, grata. “Ah, perfetto”, acchiappa il gigantesco raccoglitore dei last minutes e comincia a sfogliarlo accanto a me snocciolando, finalmente a suo agio, cifre,  nomi di isole e di hotel in apparente ordine sparso.


Io sto zitta dieci minuti buoni, poi trovo lo spazio per interromperla: “Senta, io non conosco queste strutture, avrei bisogno di saperne di più per capire se possono andare bene…”. A quel punto sono diventata inequivocabilmente l’incubo pre vacanze. Mi guarda di traverso, lotta con encomiabile tenacia con il desiderio di indicarmi la porta, dà uno sguardo supplichevole al telefono che però rimane ostinatamente muto, poi finalmente torna a rivolgersi al mare patinato di cataloghi che le protegge le spalle, ne sceglie attentamente una decina e, rassegnata, inizia a sfogliare accanto a me “dunque vediamo qui dice piscina, ping pong, gioco bimbi” “sì ma il windsurf?” “mah, non lo dice” “d’accordo, ma è una zona ventosa?” “mah, ventosa non saprei, certo un po’ di vento a volte in Grecia c’è.”


Quindi eccomi qua, di nuovo a casa, a sfogliare la pila di cataloghi che ho ricevuto in dono,  a cercare le informazioni mancanti su Internet, mandando mail ad un numero improponibile di info@ …..


Ma l’aspetto più simpatico della vicenda è che quando, fra un paio di giorni almeno, avrò finito le mie ricerche e individuato la vacanza che fa per me, dovrò tornare in agenzia per prenotare.


Pagando il servizio, naturalmente.