ll problema degli anni è questo: in teoria sei tu che li
percorri, in pratica sono loro che ti attraversano. Sulla carta tu percorri un
cammino: passi i dieci, i venti, i trenta. Ti lasci delle cose alle spalle e
vai incontro ad altre cose. Questo è quello che ti dicono, che ti immagini.
In
realtà invece tu stai fermo. Non vai da nessuna parte. Sono i dieci, i trenta,
i cinquanta, i settanta e perfino i novanta, che ti passano dentro. Lasciano
rughe, ricordi, cartacce. Briciole, impronte di piedi. Profumi e ferite. Cicatrici come scritte sui
muri col temperino. Poi via, lasciando il posto ai successivi, come turisti
frettolosi e sbadati che lasciano una sciarpa nell’armadio, una crema sul
ripiano del bagno. Una scritta sul libro degli ospiti, una caramella sul
cuscino. Quaranta, sessanta, ottanta. Nient’altro che nomi sul registro. Magari non se ne sono neppure andati, magari sono
nascosti in cantina, in soffitta. Si fanno compagnia, fanno gli scherzi ai
nuovi arrivati.
Una cosa è sicura: tu sei sempre lì, hai tutto dentro, tutto insieme.
Non sei andato da nessuna parte.