lunedì 28 luglio 2014

Certi lunedì

Certi lunedì hanno il cielo pieno di quelle nubi che sembran sempre pronte a sbuffare via e invece restano lì, a stringersi e spingersi. 
Poi tu dici 'stamattina metto proprio le scarpe belle' e io ad un tratto credo proprio che non pioverà. Me lo tengo lì, questo pensiero, come quel po' d'azzurro spinto e stretto negli angoli dalle nubi. Forse vogliono solo giocare. 

lunedì 21 luglio 2014

Il paradosso dell'ombrello

Mi interrogo sull’ombrello da tempo immemore. Non c’è nulla, a mio avviso, di così assurdamente anacronistico come l’ombrello. 
Possiamo parlarci – e vederci – da un capo all’altro del pianeta con un click del mouse. Possiamo controllare la chimica del nostro complicato organismo con qualche barattolo di pastigliette. Solchiamo i cieli su navicelle dotate di ogni comfort e  illuminiamo palazzi e città con un interruttore. Abbiamo perfino, e da un bel po’ di tempo, trovato il modo di guardare negli occhi l’atomo e le sue particelle.  Eppure, quando Giove Pluvio punta il dito, andiamo in giro con un bastone con attaccato in cima uno straccetto.  

E’ mai possibile che per ripararci la testa quando piove non abbiamo ancora inventato niente di meglio di una specie di fazzoletto da tenere sulla testa? Niente di meglio di questo sistema che, giusto per stare in tema, fa acqua da tutte le parti? Sgocciola sul collo e sulle spalle, quando lo chiudiamo ci restituisce tutta l’acqua da cui ci ha riparato lungo la via e ha la fastidiosa abitudine di sparire ogni volta che lo lasciamo incustodito. E quando non sparisce c’è un’unica ragione: nel lasso di tempo in cui lo abbiamo lasciato nel portaombrelli è spuntato il sole. Nel tal caso, però, è certo che lo dimenticheremo.


Insomma, questa cosa dell’ombrello mi pare davvero inspiegabile. Gli unici progressi che abbiamo fatto riguardano l'ombrello tascabile, l'apertura automatica e quella specie di tubo raccogli-gocce. Un bel po' sotto la media, direi. Ergo, nonostante mi interroghi sulla questione quasi ogni volta che sono costretta a servirmene, la spiegazione più convincente resta, nella sua incredibilità, quella del complotto. Ovvero, che esista una potentissima lobby degli ombrelli che boicotta ogni tentativo di rendere i suoi membri obsoleti. Se lascio la mia instabile fantasia libera di sguazzare in questo spunto come un bimbo – senza ombrello – in una pozzanghera, posso perfino immaginare gli ignari scienziati che incautamente approcciano lo studio del problema, rapiti e torturati in recondite segrete da loschi ombrelli spietati.  E con un sussulto guardo il mio, che invariabilmente ha una stecca piegata  - o altri segni del mio scarso rispetto -  e mi auguro che sia clemente. 

lunedì 7 luglio 2014

Sasso o piuma

Sassi o piume. Ranocchie o Delfini. 
Grandi occhi e piccoli occhialini. 
Ti sembra proprio di ricordare, 
che immaginare è diventare, 
che il vestito da fata non è un gioco da poco 
e se la luna è tua amica, 
un ululato dal cuore non è peccato. 
La linea blu l'hai disegnata, 
è una pulce nell'orecchio la monetina tuffata.
Piuma o sasso. Delfino o Ranocchio. 
Forse la metto, la testa sotto.