Certi genitori diventano genitori dopo averlo desiderato a
lungo. Anche certi figli diventano figli dopo averlo desiderato a lungo.
Ci sono due fratelli, per esempio, che la settimana prossima
diventeranno figli. Li immagino rientrare in macchina, stasera, verso il luogo
che li ha accolti e in cui vivranno ancora per i prossimi sette giorni. Li immagino mentre il buio incerto che succede
al tramonto avvolgerà l’impressione lasciata nei loro occhi bambini da un uomo
e da una donna che hanno risposto sì, quando un giudice ha chiesto loro: li
volete? Li vogliamo.
Li immagino stringere i loro pelouches, questa sera,
rientrando in macchina, li immagino chiedersi in un silenzio immenso: li
vogliamo? Mentre sfumano fuori dal finestrino i ricordi di una cameretta
intravista, di una tavola apparecchiata per quattro, di una bicicletta nell’angolo
di un cortile, di un profumo che sfiora la guance, i capelli.
Mi chiedo se tutti i bimbi, durante quel viaggio, si
stringono al collo della cicogna e cercano una risposta nei suoi occhi di
vetro mentre si chiedono ‘sarò felice?’ E la immagino, la cicogna, che annuisce,
dolcemente, mentre le ali perdono un battito, solo uno, poi la immagino
riprendere il volo, contegnosa, rasente l’autostrada.