Tutti i lunedì mattina c’era questa cosa della cronaca.
Dalla seconda alla quinta. In seconda bastava un pensierino, in quinta
bisognava riempire il foglio protocollo. Raccontare cosa avevamo fatto il
giorno precedente, domenica.
Che fosse un modo obliquo per dare una sbirciata
nelle case e nelle abitudini delle nostre famiglie era, per i genitori, più una
certezza che un sospetto. Da parte di una maestra come la maestra Teresa lo
consideravano peraltro accettabile. E quindi, a maggior ragione, se ne
preoccupavano. Si preoccupavano della panoramica che le cronache
avrebbero offerto sulle nostre domeniche: del voto che avrebbero meritato le
attività che proponevano alle loro bambine e ancora di più si preoccupavano delle
intimità familiari che le bambine, con la loro stilografica innocentemente implacabile,
avrebbero svelato sotto i grandi occhiali della maestra Teresa.
Io alla domenica andavo in campagna. Certo, c’erano anche le
domeniche delle gite e le domeniche del divano, ma il novanta per cento delle
domeniche la mia famiglia le trascorreva in campagna, nella casa dei nonni
sulle prime colline. La descrivevo ogni lunedì. La collina, il bosco intorno e
'la vista sul mondo'. Credo di aver scritto questa frase un migliaio di volte. La
maestra Teresa ogni lunedì pomeriggio era tentata di saltare a piè pari tutta
la prima parte – che conosceva a memoria – ma il senso del dovere la obbligava
a leggere per correggere eventuali a senz’acca o virgole messe a caso. Di
solito ce ne erano, e questo, almeno, la distraeva un po’. Esaurito il quadro
d'insieme si passava alle pennellate stagionali: le foglie d’autunno e le
castagne, gli scivoloni sulle neve e gli omini vari, con pittoresche
descrizioni delle mani gelate e dei nasi colanti, le primule nel sottobosco, la
terra dell’orto da vangare con relativo ritrovamento di lombrichi e lumache.
Qualche volta capitavano avventure con cagnolini, uccellini caduti o visite da
parte dei cavalli del vicino maneggio. Invariabilmente però, al calar del sole
'tornavamo a casa stanchi ma felici'. E stanca ma felice era pure la maestra
Teresa quando arrivavano le cronache in cui gli alberi erano carichi di
ciliegie e il maggiociondolo ‘era una nuvola d’oro’ perché questo voleva dire
che Giugno era arrivato.
Alla fine della quinta abbiamo invitato la maestra Teresa
per un pomeriggio in campagna. Io la osservavo mentre si guardava intorno e
faceva i complimenti ai nonni e speravo con tutta me stessa che avesse almeno
un attimo di deja vu. (E, naturalmente, che quella sera rientrasse a casa stanca ma felice).