sabato 26 novembre 2005

Eh, i bei tempi andati...

DA UN REGOLAMENTO DI OFFICINA APPARSO IN UNA FABBRICA DI CARRI E CARROZZE NEL 1878 


 




Gli impiegati di questa fabbrica debbono spolverare giornalmente i mobili e spazzare il pavimento del loro ufficio


Ogni impiegato dovrà portare il proprio secchio d’acqua e la razione di carbone, necessaria per scaldarsi durante le ore di ufficio 


L’orario di lavoro è dalle 7 del mattino alle 8 di sera, ogni giorno esclusa la domenica.


La domenica ognuno è tenuto a frequentare la casa del Signore


Ci si attende che ogni impiegato partecipi alle attività della chiesa o contribuisca spontaneamente all’opera del Signore


Tutti gli impiegati devono dimostrare di meritarsi il loro stipendio 


  Tutti gli impiegati sono tenuti a coricarsi entro le 22, eccetto gli impiegati maschi ai quali può essere accordato una sera la settimana a scopo corteggiamento e due sere la settimana per le funzioni in chiesa.           


Dopo che un impiegato è stato con noi per 5 anni, egli riceverà un aumento di 5 centesimi al giorno, ammesso che la ditta abbia i mezzi per farlo


E’ sacro dovere di ogni impiegato mettere da parte almeno il 10% della sua paga per gli anni di vecchiaia, in modo da non dover mendicare l’altrui carità.


Ogni impiegato che si fa la barba nella sala riunione, che frequenta sale da gioco o usa tabacco sarà condotto in Direzione per spiegare per quale motivo dovrebbe continuare a mantenere l’impiego.

(per gentile concessione del signor BG)



 

sabato 19 novembre 2005

Rabbia rosa

Quando leggo di “quote rosa” mi prende un moto irrefrenabile di rabbia, di quella ancestrale, profonda, da istinto di sopravvivenza. Quasi come quella che mi prende quando vedo la voce “donne” fra i cosiddetti “soggetti deboli”.


Ma davvero siamo ancora a questo punto? Ma davvero ci sono ancora donne che pensano di avere bisogno di un trattamento di favore? E come fate a pensare che essere donne sia un handicap?


Il  mio lavoro e il mio pensiero hanno un valore in senso assoluto, per quello che, in quanto tali, apportano alla società, o hanno un valore solo se rapportati al mio essere donna? E’ come dire “suvvia, per essere una donna è anche intelligente!” .


Credo che se certe proposte arrivassero da un uomo ci farebbero infuriare, lo fulmineremmo seduta stante.  Invece mi sembra che nessuno colga il paradosso di una donna che per convincere della sua parità rispetto al mondo degli uomini chiede un trattamento di favore. Mi sembra così assurdo che mi si ingarbugliano le parole e mi sembra di non riuscire neanche a spiegare in termini intelligibili questo profondo controsenso. Chissà se un uomo ci riuscirebbe …

martedì 15 novembre 2005

La strada codarda del blog

Ieri sera Lui ha mi ha detto “bello, ma perché un blog? perché non scrivere a un giornale? o scrivere invece solo per te stessa?”


Giusta domanda, come sempre le sue. Perché un blog?


Credo che sia perché a volte scrivere per noi stessi non è sufficiente espressione di sé, ma d’altra parte scrivere “a qualcuno” è complicato: qualcuno chi? e poi implica ricevere un riscontro: ti pubblico-non ti pubblico, mi è piaciuto-non mi è piaciuto e così via. Allora un blog è una codarda via di mezzo: il mio messaggio è nell’aria, forse qualcuno lo leggerà o forse no, forse a qualcuno piacerà o forse no.  


Lo ammetto, è codardo, e d’altra parte fu proprio Lui, ai tempi dei nostri primi incontri, a dirmi: “tu lanci il sasso e nascondi la mano” . Fatto salvo il fatto che di questi tempi è pericoloso confondersi con i lanciatori di sassi, ma, a parte questo, forse non è un comportamento così sbagliato. Se ci manca il coraggio -  e visto che di coraggio ne serve tanto, tutti i giorni, può accadere di rimanerne sprovvisti di tanto in tanto - se non abbiamo tutto il coraggio necessario ma sentiamo di avere un buon sasso in mano, di quelli che ci fanno fare bei lanci lunghi e precisi, forse è meglio lanciarlo e nascondere la mano che non lanciarlo affatto.

domenica 13 novembre 2005

Eccomi

Buongiorno web! Dopo tanto pensarci e ripensarci su, alla fine è bastato un pomeriggio solitario, il benessere di una nuotata e un po' di grigio fuori dalla finestra per lanciare questo aeroplanino di carta e iniziare davvero questa mia corrispondenza con il mondo. Si dice che l'importante è cominciare, no? E allora eccomi qua.