lunedì 29 ottobre 2012

'nascosto in ogni uomo'

'Io penso che il genio, nascosto in ogni uomo, sia un forellino minuscolo attraverso il quale si vede Dio. Solo che pochi riescono a scoprire in sè questo spiraglio. Gli altri barcollano come gattini ciechi, e non trovano nulla. Se invece il miracolo si compie, allora uno capisce subito: 'ecco perchè sono venuto al mondo!' e poi vive tranquillo e sicuro, senza più cercare conferme. E questo è il genio. Mentre il talento è molto più frequente. E' il caso delle persone che non hanno trovato questa magica finestrella ma ci sono andate vicino e si nutrono del riflesso di quella luce meravigliosa'
(B. Akunin)

lunedì 22 ottobre 2012

Senza Titolo


Era sospesa, come una nube all’alba. La luce sarebbe arrivata, a decretare il colore di questa giornata. Ad addensarla come un gomitolo grigio stretto in un pugno sudato o a disperderla in mille fili di sogni sottili. La luce ancora non era arrivata, del vento neppure il profumo. Come una nube all’alba, tratteneva il respiro.

lunedì 15 ottobre 2012

AAA Word-Sitter cercasi


Non rimane, talvolta, che mandare le parole a giocare in cortile. Forza, andate fuori a giocare, che non è posto per voi qui: lasciateci tranquilli a finir di mangiare. Perché è sicuro che se restano, con una pallonata, una spinta o una corsa finiscono per fare un guaio. E non crediate – io non ci casco più – che solo perché ti dicono tranquilla, son le stoviglie di tutti i giorni, sia proprio vero che poi basti un colpo di paletta per metter tutto in pattumiera e avanti come se niente fosse. Fossero pure i bicchieri di carta, certe volte è meglio mandar le parole a giocare in cortile, perché di sicuro va a finire che se restano rovesciano il vino rosso su qualche vestito nuovo.
Ed è ecco che ci ero riuscita, a mandarle in cortile, ero lì che sorridevo muta e composta e ...bang: il pallone entra dalla finestra dritto sulla tavola.
Devo farmene una ragione, l’unica è lasciarle a casa. Conoscete una word-sitter?

lunedì 8 ottobre 2012

Ho aspettato


Mi hanno fatto spogliare e infilare un camice usa e getta verde sala operatoria, mi hanno fatto togliere l’orologio e gli occhiali e mi hanno detto aspetti qua. La porta si è aperta su uno stanzino di un metro per un metro che conteneva solo una piccola panca e poi si è richiusa. Mi sono seduta, ho allungato i piedi e ho aspettato. Ho aspettato. Nessuna scritta sui muri, nessun passante da osservare. Ho aspettato. Mi sono detta ma quanto ci vuole e poi ho aspettato ancora. Fuori dallo stanzino solo rumori metallici, ronzii di apparecchiature, clangori vari. Ho aspettato e ho avuto freddo. Ho riepilogato le cose da fare e quelle fatte. La lista della spesa. Gli abiti da indossare domani. Ho aspettato. Ho controllato lo stato delle mie unghie. Ho tentato anche di controllare lo stato delle mie doppie punte ma senza occhiali mi rimanevano dei dubbi. Ho aspettato.  Quando l’infermiera è tornata a prendermi per la risonanza magnetica mi sono detta che sì, la deprivazione sensoriale crea mostri. Non appena ho riavuto gli occhiali ho controllato che non mi fosse già spuntato un torvo sguardo folle.