sabato 25 novembre 2006

Lettera a una bambina appena nata


Ciao Sofia, ben arrivata in questo mondo.


 


Sei arrivata in anticipo, sorprendendo tutti noi che ti aspettavamo e ti immaginavamo da tanti mesi, e questo mi è sembrato un buon segno: forse vuol dire che sei una persona curiosa, che non perde tempo, forse vuol dire che non vedevi l’ora di venire a vedere di persona com’è fatto questo mondo, così appena ti sei sentita abbastanza in forze sei volata fuori dal tuo nido prenatale ed eccoti qua.


Ed io, che volevo solo dirti benvenuta, adesso che ho davanti un foglio bianco e il ricordo dei tuoi occhi ancora chiusi, non riesco a soffocare questa insana voglia di dare consigli che caratterizza noi adulti, come se avessimo sempre bisogno di dire la nostra, di far sentire che ci siamo. Porta pazienza, è solo l’inizio.


 


Pensa, da domani aprirai gli occhi e inizierai ad imparare, avrai la capacità di imparare una quantità incredibile di cose nuove ogni giorno, e la curiosità di fare sempre un passo in più, di capire, di scoprire, di usare, di comunicare, di conoscere.


Se fosse possibile, ti chiederei in prestito i tuoi i occhi, il tuo naso, le tue piccole dita, per provare di nuovo cosa vuol dire scoprire le cose senza preconcetti e senza paure.


Se ci riuscirai, Sofia, non perdere questa capacità, conservala come una cosa preziosa, perché è ciò che distingue gli uomini e le donne migliori da quelli mediocri - e questo sarebbe la cosa meno importante - ma soprattutto è ciò che contraddistingue gli uomini e le donne felici.


Io questo più di tutto ti auguro: di avere sempre voglia di imparare e di non avere mai paura di scoprire che quello che avevi creduto fino ad un attimo prima era sbagliato.


 


E comunque, non ascoltare troppo i consigli delle vecchie zie!


 


venerdì 24 novembre 2006

Non si scopa più

Oggi ospito sul mio blog uno scritto di Lui, che qualche volta ama divertirsi con le parole ma è un po' troppo pigro per crearsi un blog tutto suo!


Tempi moderni. Nel nostro tempo viviamo comodi come nessuno prima di noi, eppure siamo sconfitti dal ‘trend in flessione’ .. di tutto. Siamo depressi per quanto cerchiamo e non abbiamo, ma cosa cerchiamo .. e cosa non abbiamo. Abbiamo tanto, tutto ciò che di materiale desideriamo e nell’immateriale ci tuffiamo alla scoperta di ciò che i nostri padri non avevano tempo di cercare .. e pensiamo. Abbiamo la psicologia che tutto spiega, ma nonostante spieghi tutto ricorriamo ad essa sempre più spesso come se le poche cose inspiegabili diventassero ogni giorno di più .. quando ci servirà qualcosa per dar ragione della psicologia? Chi lo sa, forse ci manca in realtà solo il ‘trend positivo’, che vince su tutto e potrebbe ridarci il buonumore degli anni ’50, solo quando non avremo più niente e saremo costretti a risalire perché prima non abbiamo rinunciato o non ci siamo dati regole: la storia si ripete e non insegna mai. I nostri costumi cambiano di pari passo a questo divenire molto irregolare perché proviamo continuamente a estendere il batuffolo di cotone che ci siamo donati come bozzolo, ma non vogliamo uscirne. Questo nostro modo di vivere in linea con il nostro costume in cambiamento ci ha allontanato dalle nostre esigenze primarie: dormiamo male, mangiamo peggio, l’acqua potabile scarseggia e addirittura respiriamo sempre peggio nel nostro bozzolo inquinato, l’importante è che sia bozzolo anche se è pieno di rifiuti. Abbiamo perso la consapevolezza delle cose importanti. Non sappiamo più cosa vogliamo e dimentichiamo tutto il necessario e le cose su cui si basa la nostra vita: e non scopiamo più.


Me ne accorgo con disperazione tutti i sabati mattina quando vinto dal desiderio liberato nel sogno sento un fruscio nel sonno, che cresce di volume, che diventa un vento, regolare, come spinto da un motore. E forse mi illudo che questo sia un moto interno, di rivalsa verso questo mondo che ci ruba le basi e ci convince che è meglio costruire su un budino, magari fatto di credito al consumo. Sempre più insistente e impetuoso questo vento, alla fine un disturbo, mi sveglia. E allora mi rendo conto che il fruscio, diventato vento, era effettivamente spinto da un motore, un motore portato a spalla da volonterosi operatori alle 6:00 del mattino.


Questi signori hanno sostituito la scopa con un attrezzo che simula il vento. Un tempo raccoglievano le foglie ora no, le disperdono, inquinando l’aria con i loro rumorosi motori a scoppio e inquinando l’etere con i decibel emessi dai draghi sputavento .. e mi svegliano quando potrei dormire .. e non raccolgono le foglie(o forse si ma non fa molta differenza) e anzi alzano polvere in un ambiente che di sano non ha più neppure quella: ora è sottile sempre più sottile e ci condanna i polmoni a ogni respiro. Se è vero che è così sottile e velenosa io la bagnerei perché non si alzasse, invece no, alziamola e respiriamola e svegliamoci per assistere alle operazioni. Ma dobbiamo essere contenti perché queste gente presta la propria energia in una attività di sacrificio e disagiata che forse per questo è anche meglio retribuita dell’attività ordinaria(orari non confortevoli e mascherine obbligatorie per non morire soffocati) e quindi più costosa per la comunità, ma che dimostra senza necessità di ulteriori spiegazioni la sua utilità e il valore prodotto per la comunità.


Preferivo le vecchie scope e anche le vecchie scopate di un mondo più semplice, più povero, più concreto. Una volta le foglie si raccoglievano con la scopa e senza sollevare tanta polvere e tanto clamore e con minore dispendio di energie andavano a finire al posto giusto e non c’era neanche il bisogno di chiedersi il perché. Torniamo a scopare, è sano e naturale e poi la notte si dorme anche meglio, dopotutto, e diciamolo anche ai signori con la mascherina e anche a quelli che gli hanno detto che la scopa non si usa più.


 


Lui

giovedì 16 novembre 2006

Voglio scriverla sui muri...

Voglio scriverla sui muri,


la mia poesia


Non su pagine sottili,


per tenaci sfogliatori attenti


Voglio scriverla sui muri,


la mia poesia


Perchè la gente la riceva


come sole, pioggia o vento,


come un gesto d'amore,


come la sorte.

lunedì 13 novembre 2006

Una gentile richiesta di aiuto

Direttamente dal bosco di noccioli che circonda la casa dei miei nonni mi è giunto un sos, portato dal muso compìto dello scoiattolo che si è affacciato alla ringhiera del mio terrazzo proprio questa mattina.


Ha detto che la sua comunità è assai preoccupata perché ha saputo che qualcuno vuole far credere che gli scoiattoli preferiscano ricevere in dono degli strani dischetti di metallo al posto di vere nocciole, non hanno capito bene ma pare che infilando questi dischetti di metallo in apposite fessure cadano ai loro piedi dei bastoncini dolci al vago sapore di nocciola. Ma quale scoiattolo, egli dice, potrebbe preferire questa complicata procedura ad una croccante nocciola vera?


Insomma, prima di tutto ne va della loro immagine, verso il mondo degli uomini e verso l’intero regno animale: non ci tengono proprio, gli scoiattoli, a passare per fessi.  Inoltre sono preoccupati per il futuro: se i bambini dovessero credere a questa calunnia i loro cuccioli presto potrebbero ritrovarsi a saltellare per i parchi brandendo dischetti metallici alla disperata ricerca di una fessura, che, nella migliore delle ipotesi li rifornirà di un surrogato con cui sarebbe molto dura superare l’inverno.


 


Poiché mi sembra che l’sos sia degno di essere ascoltato faccio la mia parte passando parola, sperando che questo tam tam giunga alle orecchie attente di chi ha progettato la pubblicità in cui uno scoiattolo si mostra felice di aver ricevuto in dono una monetina che può utilizzare per procurarsi una merendina in un distributore. Se qualcuno volesse aiutarmi, gliene sarei grata!

mercoledì 8 novembre 2006

Ho sentito dire...

- Oggi mi fa male il ginocchio...-


-Eh, ma è il tempo. Anche il mio fa così quando cambia il tempo: è come un termometro, meglio di quelli che fanno l'oroscopo in televisione!-


 

martedì 7 novembre 2006

Chiedi lavoro o offri lavoro?

"(..) Sui quotidiani italiani alla pagina intitolata “OFFERTE DI LAVORO” troviamo inserzioni di aziende che cercano persone disposte a svolgere per loro determinati compiti, mentre alla pagina intitolata “DOMANDE DI LAVORO” troviamo inserzioni di persone che cercano aziende (/organizzazioni/persone/...) disposte a remunerarle in cambio dello svolgimento di determinati compiti.


In altri paesi accade esattamente il contrario.


Nelle banche dati utilizzati da alcuni servizi per l’impiego accade esattamente il contrario.


Dunque?


Qualcosa di certo c’è: tutti cercano, e cercano qualcosa che ha che fare con il lavoro. Ma il lavoro dov’è? o meglio chi ce l’ha? O forse, prima ancora, dovremmo chiederci: il lavoro cos'è?


Infatti, se per lavoro si intende "posto di lavoro" sono certamente le aziende ad averlo, e a poterlo offrire in cambio di una prestazione X.


Ma se per lavoro si intende "il presidio di una determinata area di attività", allora sono le persone a possederlo: sono le persone ad avere la capacità di svolgere dei compiti. In questo caso sono le persone ad offrire la loro capacità di lavorare e le aziende ad averne bisogno, quindi a “fare domanda”.


Credo che oggi si possa scegliere, anzi si debba scegliere.


Se siamo quelli che il lavoro lo chiedono allora scendiamo in piazza e chiediamo a qualcun altro di darci il nostro posto di lavoro, il nostro stipendio, le nostre garanzie, indipendentemente da quello che siamo e da quello che sappiamo fare. Indipendentemente  dal fatto che quello che siamo o che sappiamo fare alla nostra società sia utile o no, indipendentemente dal risultato di ciò che facciamo.


Se invece siamo quelli che il lavoro lo offrono allora iniziamo a chiederci che valore ha quello che offriamo, e adeguiamoci. Se vogliamo poter chiedere in cambio di più, allora dobbiamo offrire di più. E dobbiamo sapere di poterlo fare, dobbiamo sapere che possiamo svolgere dei compiti indispensabili e svolgerli in modo eccellente. Che possiamo essere richiesti per questo.


E che qualcuno dovrà ringraziarci per questo.


Perciò scegliere da che parte stiamo è un problema di orgoglio e di rispetto.


Ed è un problema urgente.


Allora, indipendentemente dalla terminologia dei giornali, tu chiedi lavoro o offri lavoro?"




(febbraio 1998)




sabato 4 novembre 2006

Storie dentro e fuori

Ci sono libri che non hanno solo delle storie dentro, ma hanno anche delle storie fuori. Capita a molti oggetti di essere protagonisti di storie, ma nei libri c’è in più questa possibilità di un doppio livello di storie. Talvolta si crea poi una sorta di corrispondenza fra la storia che un libro narra e la storia che un libro vive, una corrispondenza che ha il potere di rinforzare il messaggio di entrambe le storie.


Ciò che leggerò fra le pagine di questo volume, allora, il senso che darò alla storia che vi troverò dentro, sarà influenzato dal fatto di averlo ereditato, prestato, perso e ritrovato sottoforma di un regalo. E tutti questi passaggi fra mani amate, il senso che  nel ricordo darò a questi passaggi sarà influenzato dalla storia che in questo oggetto è scritta.


Inevitabilmente.


E ancora, ciò che leggerò fra le pagine di quest'altro volume, il senso che darò alla storia che vi troverò dentro, sarà influenzato dal fatto di averlo tenuto con me e spiegazzato nervosamente in una lunga attesa. E quella lunga nervosa attesa, il senso che le darò nel ricordo, sarà influenzato dalle parole stampate che questo oggetto contiene.


Fortunatamente.