mercoledì 31 maggio 2006

Niente denaro dal cielo

Notizia di ieri, riportata in un angolino del quotidiano della mia città: sulla Taranto-Grottaglie un motociclista perde lo zainetto contenente 20 mila euro in banconote, il  traffico va  in tilt. Gli automobilisti – testuali parole – “quasi non hanno creduto ai loro occhi quando hanno capito di potersi riempire le tasche di soldi”. Pare che siano stati recuperati solo 7 mila euro.


Ora, d’accordo che il motociclista era un pregiudicato e non ha saputo spiegare la detenzione di tutto quel denaro contante, ma mi sembra significativo che fra la folla di persone che ha assistito alla scena nessuno abbia pensato che il denaro piovuto dal cielo potesse appartenere a qualcuno o che potesse essere giusto consegnarlo alla polizia.


La cosa ancora più significativa, a mio parere, è però che l’autore dell’articolo non abbia speso parola per rilevare questo atto di inciviltà ma lo abbia descritto come una normale reazione.


Che gli italiani a forza di “gratta e vinci” e di “il primo che telefona vince un collier” si siano abituati a pensare che i soldi, per i più fortunati,  piovano dal cielo?

lunedì 22 maggio 2006

Da un altro punto di vista

Ieri sono uscita, e anche venerdì. Un pomeriggio a casa di amici, la presenza ad un convegno a cui tenevo: piccoli, preziosi traguardi di convalescente. Ma anche piccole, concrete testimonianze che “si può”.


Dalla mia -  tutto sommato facile -  prospettiva di “invalida a termine” sto provando a rendermi conto di che cosa significa muoversi con una sedia a rotelle e mi sto accorgendo che, se da un lato è molto vero che le difficoltà sono tante, è però anche vero che spesso basta buon senso e buona volontà per superarle.


Il mio convegno di venerdì è stato realizzato in una struttura moderna, costruita tenendo conto delle nuove norme per i disabili, ed in effetti non ho incontrato alcuna difficoltà.


Ma non è solo questo, il vero punto della questione è che perché io possa muovermi e godere di una giornata “normale”  è necessario che le persone che mi stanno intorno si dotino di buona volontà e si rendano disponibili: accompagnarmi e aspettarmi, caricare e scaricare carrozzine, assistermi mentre saltello sul marciapiede ecc. Ma è anche necessario che le persone che incontro si dotino di buon senso e buona educazione, che facciano attenzione a non urtarmi, che lascino liberi i passaggi a me più adatti ecc.


Non si tratta di grandi cose, si tratta di disponibilità, pazienza, rispetto. Si tratta della capacità di vedere le cose da un altro punto di vista: un po’ più in basso, un po’ più ingombrante …. basta mettersi seduti e stendere una gamba, ecco questo è il punto di vista di chi è grato per una giornata “fuori”.

mercoledì 17 maggio 2006

Evoluzioni

Oggi per la prima volta mi sono alzata senza aiuto. L’ho fatto senza rendermene conto: me ne sono accorta attraverso gli occhi stupiti  e sorridenti di chi mi stava tendendo la mano, in un gesto ormai abituale, e mi ha visto ignorarla e alzarmi come se niente fosse.


Questo piccolo avvenimento quotidiano di convalescente mi ha fatto pensare che forse è proprio così che accadono le cose importanti, e che noi esseri umani impariamo. Le evoluzioni più vere sono quelle graduali e impercettibili che all’improvviso si manifestano, compiute, naturali, solide, senza clamore?


Mi è venuto in mente che poche settimane fa mi stupivo un po’ del fatto che ogni anno a primavera mi accorgo che gli alberi hanno messo le foglie rientrando dopo qualche giorno di assenza. Come se non fosse possibile notare il cambiamento nel viale che percorro ogni giorno senza essermi prima allontanata, tanto graduale e impercettibile è il passaggio dal ramo bruno, al gonfiore delle gemme, al verde chiaro delle foglie nuove.


E allora mi chiedo, è per questo che sento tanto spesso il bisogno di allontanarmi e poi ritornare? E’ per questo che ho bisogno di uscire dalla porta, per poi rientrare e vedere le cose con occhi diversi da chi è sempre stato lì? E quanto tempo è necessario che trascorra prima che si possano scoprire le foglie nuove sul viale di casa?

martedì 16 maggio 2006

Prishilla è tornata

Era il 25 aprile. Una bella giornata, una bella gita sugli appennini, in sella alla moto, abbracciata a Lui. Un uomo che si è distratto, su una punto blu, chissà, forse complice il pranzo festivo. Un attimo.  Dolore e paura. Un capannello di persone che si raduna intorno a me, a terra. Gli occhi di Lui sopra di me, grandissimi. Ambulanza ed elicottero. Ospedale, dolore, tanta stanchezza. Sala operatoria. Chiodi e trapani. Letto, letto, letto. Visite e fiori e visi amici commossi.


 


Un attimo, e siamo alla metà di maggio. Finalmente a casa. Gamba tesa, stampelle, avere bisogno di tutto. Impegni di lavoro sfumati in uno sfondo indistinto di siringhe, garze, sedie a rotelle. Sarò qui per un bel po’ di tempo. Tempo per scrivere e per pensare. Prishilla è tornata. E ha voglia di parole.