sabato 28 gennaio 2006

Per fortuna, ogni tanto, la neve

Strade bianche, bianchissime. Strade silenziose e luce diffusa. Scegliere di annullare un impegno, e accorgersi che si può. Scegliere di andare a piedi, e accorgersi che si può. E si può arrivare in ritardo. E si può arrivare anche con le ciglia bianche e la punta delle scarpe bagnata. E può nascere dentro irrefrenabile anche la voglia di ridere, ridere da soli, sotto gli alberi bianchi. Magari perché ci siamo ricordati che non siamo fatti di farina, come dice la nonna. E non siamo fatti neppure degli appuntamenti che riempiono la nostra agenda. E ci siamo ricordati che la neve copre l’erba per farla riposare, in silenzio, per un po’. E per farla tornare, fra un po’, di quel  bel verde vivo. E ricordarcelo ci fa sentire il nostro verde, vivo.


E allora mi chiedo, perché aspettare la neve?


E anche, perché, nonostante tutta la scomodità, il freddo, il ritardo, il disagio, la neve mi fa venire voglia di ridere? E la prima risposta che mi viene in mente è “perché è bella”.


Credo che gli uomini abbiamo bisogno di bellezza intorno. Io, almeno, ce l’ho. Eppure è molto difficile che ci venga in mente di giustificare le nostre scelte – tipo dove abitare, che lavoro fare, che strada percorrere la mattina – in base alla bellezza. Forse ci fa sentire sciocchi, o superficiali. Invece magari è una della cose che contano davvero.