lunedì 24 marzo 2014

Le famiglie che non sono la mia

Hanno grandi case e giardini disordinati, antichi e sontuosi. Ricevono spesso, con noncuranza; con quella consuetudine senza confidenza, perfettamente ribadita da quei loro abiti informali esattamente codificati. Una tabella che da sempre mi affascina e mi sfugge.
 
C’è sempre un pianoforte, ne sento il sottofondo anche se ha il coperchio chiuso e nessuno ricorda l’ultima volta che è stato accordato. C’è sempre un uomo, o una donna - più raramente una coppia -  che le governa. Non puoi sbagliare, senti il rumore che fa il grande anello delle chiavi appeso alla cintura. Li vedi che passano a salutare, augurano la buona notte, offrono quell’esatta misura di attenzione cui, di nuovo, il complesso codice mi sfugge.
 
Sono famiglie grandi e hanno strane forme, tenute insieme da fili di molti colori, fili spezzati e riannodati, fili di fumo e fili di spago, fili di lama e di zucchero filato. Viaggiano molto, iniziano da piccoli, imparano a tessere. Vanno e vengono, in compagnia, tornano sotto i portici pieni d’aria, sulle terrazze.  C’è sempre una cena da mettere insieme, qualcuno da fuori, provviste, cantine, e una camera preparata, dove lasciare la valigia e l’intimità.
 
Le attraverso, queste famiglie che non sono la mia, come coccinella fra le farfalle, curiosamente, lentamente. Intimidita dalle loro grandi ali, ripiego strette le mie piccole, sotto i miei pois familiari.

martedì 18 marzo 2014

Dedicato alle mamme, e un po' anche ai papà

'Al corso di scienze la signorina Williams ci fece firmare un contratto che ci vincolava a fare del nostro meglio. Quello che nelle intenzioni della signorina Williams avrebbe dovuto essere un sistema geniale per motivarci, per me fu come una condanna a morte. Esaminai attentamente il contratto, rimpiangendo di non essere già un avvocato per riuscire a trovare qualche scappatoia. Tutte le mattine, col contratto nello zaino, salivo sul pulmino della scuola come se andassi ai lavori forzati. Poco dopo, il pulmino passava davanti a una casa di riposo. Io premevo la faccia contro il vetro e invidiavo quei vecchi seduti nelle loro sedie a dondolo, liberi di guardare la tv e leggere tutto il giorno.
Quando lo riferii a mia madre, lei rispose a voce molto bassa: 'Sali in macchina'.
Mentre giravamo per Manhasset con la T-Bird, mia madre mi disse che dovevo smettere di angosciarmi. 'Fa solo del tuo meglio tesoro'.
'E' esattamente quello che dice il contratto della signorina Williams' piagnucolai. 'Come faccio a sapere qual è il mio meglio?'
'Il tuo meglio è quel che riesci a fare tranquillamente senza farti venire un esaurimento nervoso.'
 
(J.R. Moehringer, Il bar delle grandi speranze)

lunedì 10 marzo 2014

Certi occhi

Passano in un lampo, certi occhi blu, dalla trasparenza delle acque cristalline dell'estate alla profondità di certi mari pescosi. Si increspano di grigio e di verde, di viola. Se potessi ti infileresti maschera e bombola e faresti un tuffo giù, a dare un'occhiata, tanto è evidente che stan celando tesori.
E invece resti lì, sulla battigia, a far tesoro delle onde che ti lambiscono i piedi. Ma in certi giorni, giorni d'aria tersa e di schiuma - per esempio-  può capitare che da certi occhi spunti fuori una poesia, proprio come da certi mari ondosi la bottiglia col suo messaggio.



domenica 2 marzo 2014

Perfetti

Per il miei ....ehm anni i miei genitori mi hanno regalato un paio di orecchini che per certe occasioni sono semplicemente perfetti. Danno luce ed eleganza, sono sempre intonati, come certi sorrisi: evidentemente preziosi eppure così classici e discreti da non essere mai fuori luogo. Si adattano ad ogni abito e ad ogni acconciatura, senza imporsi mai, senza mai passare davvero inosservati. Li indosso così spesso che ieri, infilandoli ai lobi, mi chiedevo 'ma cosa mettevo quando non li avevo?' e la risposta è scoccata, affilata e tesa: 'quando non li avevi, non avevi neppure ...ehm anni. '
Mi è arrivata alle spalle, la risposta, ed è rimbalzata sullo specchio come il flash rivelatore di una invisibile macchina fotografica, una di quelle fatte apposta per ricordarti che per restare te stessa devi cambiare. Perchè perfino da Rogoredo a Lambrate, la verità è che non sei su un treno: sei su un tapis roulant.