lunedì 25 giugno 2012

La casa delle bambole


I ricordi mi sono venuti incontro appena varcato il cancello, numerosi come i sassolini del viale di ghiaia. E’ un luogo della mia infanzia, questo giardino vestito a festa, con gli alberi secolari a fare ombra ai tavoli elegantemente apparecchiati e bambine che si rincorrono nell’erba, fra l’incurante e il fiero dei loro abitini chiari e dei fiocchi e dei sandalini nuovi.
E’ socchiusa la porta di casa, sull’atrio ombroso dai grandi muri freschi. Alle pareti, le foto color seppia dei bisnonni da giovani han fatto posto a lauree e matrimoni, a generi e nipoti, e si preparano ad accogliere i parenti nuovi di Milano.
E’ tutto pronto? È tutto in ordine?  - sembrano sussurrare i bisnonni dalle foto - Allora svelti, in chiesa, che il parroco sarà già arrivato.
Stanno arrivando, i parenti da Milano, un incidente, il traffico, la coda, spiega la nonna al parroco che attende sulla soglia della cappella di famiglia, mentre la madrina distribuisce ventagli e i genitori aggiustano la lunga veste da battesimo e la coroncina di fiori e una carezza sulle guance di seta della festeggiata addormentata.
Ma è un prete di campagna lui, guarda poco l’orologio ed è abituato a pazientare. E poi intanto, magari, ne approfitta per ripassare il rito, che alla sua età lo sa, che qualche volta perde il filo. A proposito, com’è che si chiama la bambina? E tutti in coro, di nuovo: ‘Virginia!’.
Ma lui intanto sta già pensando ‘speriamo che si apra l’ampolla dell’olio benedetto, che l’ultima volta mi ha fatto tribolare’. Ed infatti, anche stavolta, pare proprio non volersi aprire: zii, nonni e cugini, tutti a tentare di svitare il tappo. Fammi provare. Non c’è uno schiaccianoci? Perfino il cameriere col grembiule ad un certo punto fa il suo ingresso, brandendo un cavatappi. Per l’amor del cielo non me la bucate, eh?
Intanto i mazzi di peonie bianche e rosa spandono il loro profumo, e fra un sorriso e una preghiera Virginia viene battezzata, con tutti i crismi e con tanto amore.
Poi gli abiti colorati si riversano sul prato e i calici vengono distribuiti e la festa si dispiega lieta: all’ombra degli alberi secolari gli zii e i cugini, e le nonne e le bisnonne,  tessono una volta ancora la trama della famiglia, scambiandosi il filo dei ricordi e dei progetti  ‘ti ricordi l’estate in cui abbiamo fatto naufragio?’  e poi: ‘sarà maschio o femmina?’ - sfiorando una pancia con un dito.
Prima dei saluti, le bambine vestite di lino - sorvegliate dal bassotto fedele -  libereranno da carta e fiocchi il regalo per Virginia: la casa delle bambole che ritroverà, estate dopo estate, nella casa dei nonni.  E tutti intorno, sospireremo. Perché lo sappiamo che non c’è regalo più bello di una casa dei nonni da ritrovare, ad ogni estate, ad ogni festa, una casa dove ogni sassolino è un ricordo e dove potresti anche trovare, chissà, rovistando nei cassetti in un pomeriggio afoso, mentre mamma e papà riposano al piano di sopra e le api ronzano in giardino, una scatola bianca e rosa con il tuo nome ricamato sopra. L’ha fatta la nonna, per il tuo battesimo. Davvero? Sì, l’abbiamo festeggiato qua. Vi ricordate? C’era l’olio santo che non si apriva….

lunedì 18 giugno 2012

Superflui

Certo che a guardarci con gli occhi dei nostri animali domestici dobbiamo apparire molto strani.
Corpi implumi, mantenuti sempre più attentamente implumi, e un gran ciuffo sul capo. Curato e pettinato, agghindato, spesso colorato, palesemente considerato parte fondamentale del nostro aspetto – a tal punto che ci sono persone che dedicano la loro vita all’arte di acconciarlo e fior di industrie che studiano, producono e vendono prodotti specifici per la sua cura. La descrizione di questo ciuffo è sempre centrale nella descrizione di noi stessi e delle altre persone: è biondo o bruno, licio o ricciolo. Ci distingue gli uni dagli altri. L’ordine e la fantasia con cui lo acconciamo parlano di noi. E comunque,  banalmente, la misura della sua importanza è comprovata dallo sconforto in cui ci getta la sua perdita.
Ma contemporaneamente noi cacciamo dal resto del nostro corpo ogni altro pelo. Superfluo, lo chiamiamo. Perfino gli esemplari di genere maschile, nel passato fieri di una certa villosità, considerata simbolo di mascolinità, ora preferiscono il corpo implume. Preferiscono la pelle nuda, che attesta ad ogni osservatore l’evoluzione di una specie che si scalda in case coi termosifoni e si copre di piumini e maglioncini, potendo in tal modo considerare, a tutti gli effetti, superflua la pelliccia.
D’accordo, ma il ciuffo sulla testa?

lunedì 11 giugno 2012

Come da un cupcake

Come da un cupcake dal cuore caldo, escono certe notizie da certi grandi occhi color cioccolato.
Si spandono lentamente, e puoi impiegare tutto il tempo che vuoi che per assaporarne la dolcezza.
Te le senti nella pancia e sulle labbra appiccicose. E sulla punta delle dita, logico.

E poi pensi che è una gran fortuna aver messo su questo salotto per il tè, perchè ti va proprio di offrirle su un vassoio d'argento, certe notizie.

lunedì 4 giugno 2012

Qual è il titolo di questa canzone?


C’era un cielo lungo lungo in cui correvano le code delle nuvole bianche, e le macchine sotto, lungo lunghe strade verdi, di campagne ben stese sui fianchi dolci delle colline; e poi un cielo che era solo lo sfondo piatto di una luna rotonda e piena e senza appigli, né alibi o nascondigli, la pelle liscia di una mano aperta.  Poi c’era un cielo gonfio come certi occhi alla mattina, e una porta che si chiude e una valigia fra le pozzanghere del vialetto e una fila di gocce, rimaste attaccate alla ringhiera.