C’è una valle di boschi verdi e funghi ed in fondo un monte, che quando ha la cima incappucciata di nubi è sicuro che domani piove. Ci sono poche case, sparse, ogni tre case è una frazione, con il suo nome. Case Mutti, La Tosca. Nomi così. Ogni tre o quattro case, divise fra loro da un paio di curve o da un ciuffo di acacie. Molte case disabitate. Tetti sconnessi e vecchie stalle. Qualche volta un giardino, che veniamo su d’estate e qualche volta la domenica. Ma ci sono anche le case nuove di chi quando si è sposato si è fatto la bifamiliare con il cognato e nel giardino davanti ha messo l’altalena e appoggiata alla porta c’è la mountain bike del grande. Sempre nei piedi. Riccardoooo. E ci sono le case che davanti alla porta hanno la siepe di rose che ha piantato la nonna Peppina, che era la moglie del nonno Tonino, che è andato in America e non è più tornato. Ci sono sempre le chiavi sulla porta di casa, e quando si passa si saluta e si chiede come sta la Giovanna e c'è da accettare o da rifiutare un caffè. Perché dietro ad ogni porta c’è un viso, e un grembiule, c’è qualcuno che ti ha vista da piccola e ha detto almeno una volta “come è magra”.
Al chilometro 13 c’è un orto, una piccola corte e una casa di sassi. Ogni sasso è un ricordo: una giornata di pioggia passata a decorare i vasetti della marmellata, una carezza su quel viso fotografato in bianco e nero sulla mensola del camino, un nodo di rabbia e di voglia di scappare in città. Altrove. Ma ogni sasso è un ricordo, un pezzo di pane cotto nel forno davanti alla legnaia, un sorso di caffelatte la mattina che c’è ancora buio e sbrigati che la corriera non aspetta. Ogni sasso. Per questo davanti alla porta della cucina c’è un pergolato nuovo nuovo e vasi di gerani parigini sul muretto e dalla finestra profumo di sugo di funghi, che arrivano amici per pranzo.