mercoledì 31 dicembre 2008

Pensiero di San Silvestro

Siamo tutti più o meno consapevoli della necessaria alternanza di felicità e tristezza e  siamo sostanzialmente preparati ad affrontare, con la misura del coraggio che contraddistingue il nostro carattere individuale, la quota di dolore e amarezza che la sorte, o Chi per essa, ci ha riservato. Quello che ci fa uscire di senno e che ci manda realmente nel baratro è quando la gioia non ci da più gioia, quando il mattino ha lo stesso sapore grigio del crepuscolo, quando quello che dovrebbe farci sfarfallare il petto e le pupille non riesce a far altro che sollevare stancamente le pagine stropicciate di vecchie emozioni. O neppure quello.


Dunque il mio brindisi di mezzanotte, questa notte, non sarà l’augurio di un anno senza dolore – speranza e preghiera, senz’altro, ma desiderio fuori dal nostro misero potere – il mio brindisi sarà piuttosto l’augurio di un anno in cui la felicità sappia spiegare le ali, perché questo è un miracolo che possiamo aiutare a compiersi.


 


mercoledì 24 dicembre 2008

Novantacinque

Compiere 95 anni la vigilia di Natale è un regalo per chi ti sta vicino: per chi ti ha tirato i baffi e le bretelle, per chi conserva le tue lettere e trema ogni volta che le rilegge quando vede che la tua mano ha cominciato a tremare, per chi accarezza l'idea di scrivere un libro che racconti di te e si lascia accarezzare dal ricordo di te che le dici "tu devi scrivere". Che bel regalo festeggiarti oggi, nonno.

venerdì 12 dicembre 2008

Cara Santa Lucia

Cara  Santa Lucia,


quest’anno vorrei un paio di scarpe nuove. Non che le vecchie non mi piacciano più, anzi: è stato bello indossarle, e con loro ai piedi di strada ne ho fatta tanta. E non è neppure che si siano rovinate: guarda come le ho lucidate bene, e che bella figura fanno ancora. Il problema è che il sentiero è cambiato ed è una gran fatica percorrere un sentiero nuovo con le vecchie scarpe. D’altro canto le scarpe nuove sono proprio scomode, lo sai? E’ per questo che ti chiedo non solo di portarmene un paio nuove, ma anche di prendere con te le vecchie e di regalarle magari a qualcuno a cui potrebbero piacere. Oppure mettile via per ricordo, falle rosicchiare all’asino,  riciclale in un caldo pile, non so decidi tu che di te mi fido ciecamente (vabbè, non te la prendere). Credo comunque che questo problema non sia solo mio, ma che possa capitare a tutti di avere i piedi che cercano il confortevole riparo delle scarpe vecchie anche quando la strada che hanno davanti cambia completamente e magari si trovano con le pattine in autostrada e coi ramponi sulla spiaggia. Perciò senti, avrei un’idea: perché intanto che passi a lasciare i regali nelle scarpe ben lucidate non dai anche una controllatina e ti assicuri che siano acconce al sentiero di ognuno? Eventualmente accanto ai regali potresti lasciare un bigliettino e proporre degli scambi, visto che coi tempi che corrono bisogna orientarsi sul risparmio…… Bè, non vorrei andare troppo oltre con le proposte, ci penserai tu che, mi dicono, pur senza gli occhi sai vedere lontano. Grazie e un caro saluto anche all’asinello. P.s. Fa molto freddo qui, mi raccomando le calze pesanti stasera.

sabato 6 dicembre 2008

San Luca, un pomeriggio d'inverno

La sacralità di una chiesa è perfetta per contenere certi fardelli, certi doni, o certi segreti. Quelle cose che colgono l’essere umano, ad un certo punto di quel famoso cammin, e che sono più grandi del cammino stesso, e di quella sorta di cantina o di soffitta che a volte sembra essere il nostro cuore. Parlo di quei doni, quei segreti o quei fardelli che hanno bisogno di silenzio e penombra e parole che si ripetono accarezzando la soglia della coscienza, per potersi sciogliere un poco ed entrare a far parte di noi, come le pastiglie che si sciolgono nell’acqua. Come l’acqua che diventa vino.


Dunque davvero non hai poi grande importanza quale sia il dogma o la disciplina, chi siano i santi del nostro paradiso nè in fondo qual sia la forma che assume il nostro peccato originale collettivo, se quello che ci fa aprire la porta di una chiesa è il bisogno di uno scrigno che ci contenga mentre ci trasformiamo.