Fu un’estate calda quella in cui il poliziotto e la ragazza cenarono ogni sera sotto un diverso pergolato, scambiandosi sorrisi e una progressiva confidenza che altro non era che una danza antica, di cui lui seguiva, con rispetto, il ritmo ed il rituale.
Ma la sera in cui il poliziotto suonò alla porta del ladro il vento aveva sollevato lembi di calore e aveva lasciato scoperto un cielo bucato di stelle.
E forse fu proprio grazie al vento, oltre che grazie al suo fiuto, che il poliziotto aveva scoperto quell’abbraccio fra la ragazza e un uomo. E si trattava di un uomo che non aveva meritato i suoi sorrisi.
Forse fu perché la ragazza aveva gli occhi chiusi, forse fu per il modo in cui l’uomo la toccava o il per il modo in cui lei si muoveva dentro alle mani e alle braccia di lui, o forse fu ancora il vento che lo sospinse, fatto sta che il poliziotto si ritrovò con il fiato corto al campanello del ladro e disse: “prestami le tue scarpe”.
qui bisogna andare fino alla fine. assolutamente. non si accettano deroghe.
RispondiEliminadistinti saluti
Mont
(mi piace sempre più questa cosa)
è come ritrovarsi davanti al tuo piatto preferito e suddividerlo in tanti bocconi piccoli per trattenere più a lungo il piacere di gustarselo... mi hai ingolosito, davvero!
RispondiEliminaUna storia misteriosa, molto avvincente. Cattura...
RispondiEliminafatto sta che il poliziotto si ritrovò con il fiato corto al campanello del ladro e disse: “prestami le tue scarpe”.
RispondiEliminasplendido. vai avanti
marcogiac