sabato 2 settembre 2006

Karpathos: Mare, Azzurro e Vento

Per giorni solo lunghe bracciate nell’acqua cristallina, circondata dalle vele e dal cielo.  Null’altro. Mai visto una nuvola in cinque giorni: il cielo così azzurro e piano da risultare perfino monotono, regno incontrastato di un sole implacabile. Il mare trasparente e fresco, popolato di  saraghi e donzelle, da inseguire dietro i grandi sassi, dentro e fuori da buchi e fessure, sogliole scoperte immobili sulle radure di sabbia, una murena guizzante, una seppia che lascia il suo fumetto di inchiostro a mezz’acqua e scappa via, gli occhi vispi di un gigantesco paguro a pochi centimetri dalla mia pancia.


E le mie pinne gialle che sbattono fiere, ora lanciano felici spruzzi verso il cielo, ora lente e costanti muovono appena la superficie mentre io trattengo il fiato e cerco di non spaventare questa carovana di occhiate perché mi tenga un po’ più a lungo con sé. La stampella abbandonata sulla sabbia, gioiosamente inutile.


Fra una nuotata e l’altra le gare di speed surf: velocità, vento e spuma. I corpi tutt’uno con le vele,  piegati a sfiorare l’acqua, i piedi tutt’uno con le tavole, rapidi, sensibili, sicuri. Il vento da incantare, da domare, da incastrare: prendimi con te, fammi volare, portami dove dico io, sopra quest’acqua di smeraldo, più forte, più forte ancora. E accovacciata su un sasso, al limitare della Baia del Diavolo, io, con il mio irrazionale, testardo tentativo di fissare la velocità in un fotogramma.

2 commenti:

  1. Complimenti per il blog...

    E' davvero bellissimo e anche molto interessante...^__^


    Da oggi hai un nuovo fedele lettore...^__^

    Ritornerò molto spesso a leggerti...


    Dolcissimo fine settimana...


    Francesco.

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