domenica 3 settembre 2006

Karpathos senza vento

Una mattina ci svegliammo e c’era silenzio. La palma distendeva tranquilla le sue foglie al sole, le bandiere pendevano vuote dai loro supporti e la baia era calma e piatta come una piscina intonsa.


I surfisti si improvvisarono bagnanti, qualcuno organizzò un gioco di bocce nel giardinetto antistante l’hotel, altri ammazzarono il tempo dondolandosi sull’amaca appesa fra gli ulivi antichi.


L’orizzonte verso la terraferma, prima sempre velato da una cortina di sabbia, si era fatto limpido e rivelava nitide le cupole bianche e blu.


Comparvero anche due nuvole, quel giorno, una la mattina e una il pomeriggio: la prima il classico ciuffo di panna, la seconda assai più sfilacciata e vaga.


La notte senza vento fu tormentata di zanzare e le lenzuola si inumidirono del caldo fermo.


Fu nel pomeriggio del secondo giorno senza vento che, ad un tratto, le bandiere ripresero a sventagliare. All’inizio fu questione di pochi minuti, poi tutto tornò calmo, e i surfisti, che avevano subito alzato gli occhi verso il mare, ripresero rassegnati i loro passatempo. Poi le bandiere iniziarono a gonfiarsi con maggior convinzione, e quando il vento riprese a filare, non molto forte, ma con continuità, il bagnasciuga era già fitto di tavole, e in un batter d’occhio la baia fu di nuovo piena di vele.

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