lunedì 24 aprile 2017

C'era una volta un pezzo di legno, e ci sarà per sempre

"C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. Invece no, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno..."  
Il dito alzato, la voce lunga e fonda. Quando diceva "un pezzo di legno" sembrava di sentirne la consistenza calda, le venature. Tutte le vite possibili, e le storie, che aveva dentro. 
Quando ho avuto fra le mani il primo Pinocchio della mia vita non potevo credere che quell'incipit l'avesse inventato quel tal Carlo Collodi e non mio zio. Ancora oggi, in verità, sono fondamentalmente convinta che si tratti di una particolare forma di plagio.
Ma non è questo che volevo raccontare. Questo era perché fosse chiaro a quale sorta di ginocchia mi riferirò quando, fra poco, dirò che ero seduta sulle sue ginocchia.

Era accaduto al termine di una lunga cena e di una lunga tavolata. Eravamo in campagna ed era d'estate. Io avevo da poco ottenuto il permesso di farmi i codini e, se non erro, c'era una sorellina appena nata, in una carrozzina con la zanzariera, laggiù in fondo al corridoio.
Mi ero arrampicata sulle sue ginocchia, appunto, accaparrandomi il privilegio mentre gli adulti si passavano l'amaro e i ragazzi chiedevano per favore un'altra fetta di crostata.
Gli avevo detto: "Lo sai che sto leggendo un bel libro?! S'intitola il Diario di Giulietta - e poi avevo aggiunto, compunta - è della Casa Editrice Mursia".
L'avevo sentita immediatamente arrivare, dritta dritta dalla pancia,  quella risata che già gli rotolava nella voce mentre mi chiedeva "Ah sì? della Casa Editrice Mursia??" e poi gli inondava gli occhi, e, inarrestabile e fragorosa, contagiava la tavolata. E mentre lui rideva e mi stringeva, io mi sentivo arrossire fino alla punta dei codini e pure mi saliva il dispetto - che proprio non capivo cosa ci fosse da ridere della Casa Editrice Mursia -  ma più grande ancora del dispetto era l'orgoglio di avergli provocato tutto quel ridere. Proprio io.
Io che ancora oggi, quando compunta e compita, con tailleur e occhiali, cito il testo e la casa editrice, rivedo quello sguardo e una risata mi fa solletico, da qualche parte intorno all'ombelico e in mezzo alle guance.  
Io che oggi penso a che bel dono mi ha lasciato, quella sera, ridere così di cuore di me stessa e di questo burattino che talvolta mi piace interpretare.

2 commenti:

  1. Della Casa Editrice Mursia lessi 'Il libro della giungla' e 'Il secondo libro della giungla' (avevo sette-otto anni). Ricordo bene questo particolare perché i libri erano per me dei veri e propri oggetti di culto, ogni loro parte andava appresa e tenuta nella memoria. Anche se, ai tempi, mi sfuggiva il significato di una Casa Editrice...

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