mercoledì 13 agosto 2014

Per ingannar l'attesa

Bisognerebbe che il tempo che passiamo aspettando ci venisse in qualche modo restituito. Una specie di recupero, come nel calcio. Novanta minuti, più il recupero. Lasciamo stare i supplementari, che se nel tempo che ti è dato non ti riesce di mettere a segno una palla, quello resta un problema tuo. Ma il tempo che passi ad aspettare, per quello ci vorrebbe proprio una qualche forma di risarcimento. Perlomeno per la quota in cui ti riesce di aspettare con pazienza e con lo spirito ben disposto. Perchè certo, se riempi l'attesa mangiandoti il fegato o sacramentando, allora non vale. Sarebbe anche un bell'incentivo: quanta gente vedremmo, serafica, in attesa... Prego passi lei, ma si figuri. Scusa ti ho fatto aspettare? Ma non c'è problema, capirai. Anzi, ti ringrazio: può darsi perfino che questa mezz'ora mi serva meglio poi. 
Poi, ecco, ci sarebbe il problema di quando farlo, questo recupero. Perchè se arriva sempre e comunque alla fine del nostro tempo regolamentare,  senza ulteriori specifiche o eccezioni in funzione delle condizioni soggettive, potrebbe rivelarsi perfino una fregatura. No, così non può funzionare. Sarebbe meglio che ciascuno avesse il proprio serbatoio a cui attingere al momento del bisogno. Quanta gentilezza, quante ulcere in meno, e meno clacson, se aspettando potessimo immaginare il serbatoio che si riempie... E poi, quando stai per perdere il treno, o quando è già sera e la giornata così bella, magari ti viene in mente che hai una bella riserva e potresti anche prelevarti una bella oretta tonda tonda. 
E se questa bella pensata l'avessero già avuta? Magari è già così e noi non lo sappiamo. Magari il recupero dell'attesa ci viene regalato, al momento giusto. O casualmente, chissà. Ma solo se abbiamo atteso con spirito sereno.
Ecco, io lo so che questa è solo fantasia di un pomeriggio afoso, ma ora che il dubbio mi è saltato nell'orecchio, credo proprio che farò un bel respiro, prima di iniziare a guardare con astio l'orologio. Almeno finchè il dubbio non sarà stufo di star lì a ronzare. 

6 commenti:

  1. Potessimo recuperare il tempo dell'attesa, qualunque attesa, camperemmo il doppio degli anni
    :-)
    ml

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  2. E se il tempo dell'attesa fosse esso stesso un regalo? In fondo, ci permetterebbe di aprire il cassetto dove teniamo riposti i pensieri, di ripercorrere certe riflessioni lasciate a metà, di riprendere idee, progetti abbozzati. O, più semplicemente, di vagare con la mente per qualche minuto. L'attesa è forse, di per se stessa, il recupero di una parte di noi. Dovremmo allora essere grati a chi ci fa perdere del tempo, perché, in realtà, ce lo fa guadagnare.
    Ciao Prish, un abbraccio ferragostano.
    Pim

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    1. In effetti il mio tentativo di renderla un regalo e' testimoniato dal fatto di avere quasi sempre un libro nella borsa! Un abbraccio a te Pim

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  3. Facile pensarla come Lessing: l'attesa del piacere è essa stessa piacere. Quando pregusti qualcosa di bello, l'emozione è ben più di tempo recuperato!
    Qualche fastidio in più, ahinoi, sta in quel tempo 'paziente' che precede qualcosa di difficile da affrontare, un rischio che si teme, un accidenti incombente...
    Quanto poi all'insofferenza generica e diffusa, alla fretta per partito preso, a quella forma incontenibile di smania sgarbata che serpeggia nel mondo... allora basterebbe far leggere a tutti questo post!

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