domenica 26 febbraio 2012

Dedicato a chi accetta le sfide - 2

Quello che fa di una sfida una sfida (grande o piccola, epica o quotidiana che sia) è il fatto di poterla anche declinare. Puoi dire alla vita no grazie, io aspetto qui.
Quello che rende grandi certe persone, e certe storie, non è il fatto di aver vinto la sfida, ma di averla raccolta (e meno che mai è l’aver fatto cose grandi quando non c’erano alternative).
Io ne ho lasciate tante, di sfide, a marcire sui rami, inutili prede degli uccelli. Ma so cosa vuol dire anche raccoglierne qualcuna. So anche cosa vuol dire pensare che non ce la farai, che questa volta la vita ti ha battuto, eppure sapere che quell’unico punto che hai segnato valeva il sudore della partita e forse anche i fischi dagli spalti.
Poi se ci penso le sfide che ho vinto sono passate attraverso quelle che ho perso. Se vinci sempre è solo fortuna, o è perché ti piace vincere facile. Se vinci sempre sei il primo ad iniziare a farti l’idea che ci sia sotto un imbroglio e che forse in realtà tu altro non sia che un impostore. Però quando vinci dopo aver guardato negli occhi la sconfitta, quando vinci e senti in ogni muscolo l’ombra della paura e i denti ti fanno male da tanto li hai stretti per non mollare, ecco che allora ti viene proprio da battere un cinque alle stelle.
Quindi oggi tra Rogoredo e Lambrate vorrei appendere uno striscione, e scriverci su con la bomboletta spray. Scriverei raccogli quel guanto da per terra e non lasciare che sia l’aria che tira a decidere se poggiartelo sui piedi o farlo rotolare via.
E poi in piccolo scriverei p.s. conta su di me. Lo scriverei perché se c’è una che lo sa bene quanto conta nelle sfide il tuo fan club, quella sono io.

6 commenti:

  1. Mi piace il tuo atteggiamento. Mi piace perché è (credo che sia) il punto di arrivo di un processo di presa di coscienza.
    Sarà che ho impiegato molto tempo ad arrivare alla consapevolezza che le sfide si possono anche perdere; certo, resta il dispiacere, la ferita narcisistica, ma se abbiamo giocato la partita con impegno e risolutezza possiamo farcene (sovente) una ragione. La sconfitta è solo una delle due opzioni possibili. E quando si ottiene un successo, proprio la consapevolezza della propria vulnerabilità lo rende ancora più bello.

    Un abbraccio.
    Pim

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    1. Hai proprio ragione: la sconfitta è solo una delle due opzioni possibili, e se non si perde mai non si vince mai davvero. E la consapevolezza della vulnerabilità spesso è la vera forza su cui possiamo contare....
      A presto, buona serata
      Prish

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  2. Le sfide vanno accettate. Prese di petto e combattute. Mettendoci tutto l'impegno del mondo. Brava.
    Un sorriso per la serata.
    ^____^

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  3. E poi ci sono sfide che vorresti vincere più di tante altre, quelle che per vincere saresti disposto a barattare tutte le vittorie ottenute. Ma arriva una mattina, un attimo della giornata, una frazione di secondo, in cui diventa tutto chiaro. E allora prendi il guanto e lo riponi, tristemente, in un cassetto e t'infili dentro un cappotto che profuma di malinconia. Ci sono sfide che "bisognerebbe" riuscire a vincere, o almeno sarebbe davvero bello vincerle. Ma saremmo dei, invece siamo "solo" uomini.
    Per fortuna c'è il fan club "PuntoG".
    Per il resto quoto Pim.

    Un abbraccio, PuntoG

    PS: prish, anche tu magnifici 40 anni?? :D

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    1. infatti gli dei non hanno il fan club. hanno tante vocine querule che si appigliano a loro e chiedono di essere sostituite.
      noi uomini (o almeno, gli uomini e le donne più fortunate) possono contare sul loro fan club, che aggiunge una sciarpa colorata a quel cappotto che profuma di malinconia, che mette in ordine qualche cassetto in cui i guanti si stropicciano ... e che sventola pon pon ad ogni nuova sfida.

      un abbraccio, mia cara.

      p.s. magnifici?...... magnifici!!! :-D

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