lunedì 10 ottobre 2011

Punto. A capo.


Ci sono giorni che sembrano punti. Anzi, punti a capo.
Sono giorni in cui, apparentemente all'improvviso, ci sembra venga sancito un avvenuto cambiamento. Un cambiamento che é, in realtà, progressivo.
Per esempio: è autunno.  O sono un adulto. Non ti amo più. Mi sento a casa sotto questo tetto. Sono guarita.

Ci sono dei punti a capo che capitano improvvisi, come quello che pare abbia fatto cadere tutte le foglie dagli alberi, l'altra notte, ed altri che segniamo in anticipo sulla nostra psico agenda, come fossero dei traguardi, o le pietre che lungo le strade indicano i chilometri percorsi. Certi compleanni con lo zero, per esempio, o il dieci ottobre duemilaundici, che è un grande sospiro.
 

 

5 commenti:

  1. Talvolta ci si accorge dopo un po' di essere andati a capo. Si alza lo sguardo sopra di noi, lassù la riga si è arrestata con un punto, e noi sotto, improvvisamente consapevoli.
    Altre volte ci rendiamo conto che è necessario spiccare un salto: ci si dà lo slancio (ecco cos'è il punto, il segno dei nostri piedi) e poi - oplà - eccoci al livello sottostante.
    Spero che i tuoi punti-e-a-capo siano forieri di piacevoli novità.
    Un abbraccio.
    Pim

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  2. Oh Pim, quanto mi ritrovo in queste tue parole, che evocano perfettamente la sensazione! Il punto è talvolta  il segno dei nostri piedi, talvolta il segno della frenata della riga... Sì, bello e perfetto.
    Grazie.

    Prish

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  3. A me sembra che l'oplà di Pim arrivi dall' "a capo". Perchè la scelta delle parole, quando scriviamo, parliamo, pensiamo, sono più dipananti di tutto l'intero pensiero.

    Tornata :)

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