domenica 26 settembre 2010

Quello che chiamano stile

"Quello che chiamano stile è solo un errore che consente di lasciare un segno personale" (O.P.)


Lo stile come pigro narcisitico perseverare del diabolico.  O come occasionale sistematica imperfezione di una distratta umanità?


11 commenti:

  1. D'istinto voto per l'imperfezione  a prescindere. Se è un modo per essere semplicemente diversi gli uni dagli altri. E'anche vero che ci sono imperfezioni che ci rendono speciali e altre esseri "orribili". Ma mi chiedo se possa essere un'affermazione oggettivabile e solo punti diversi d'osservazione. In ogni caso, cara Prishilla, direi che la brioche calda che ti accompagna ogni mattina, ti fa sfornare sempre qualcosa che mi fa pensare anche dopo aver chiuso la pagina del tuo blog.

    Buona settimana

    PuntoG

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  2. Grazie Punto G, le tue parole mi fanno molto piacere.
    Il caleidoscopio dei punti di osservazione penso sia la più grande ricchezza degli esseri umani, e rinunciarvi in nome di una presunta oggettività è sempre un gran peccato!
    Anche a te buona settimana, a presto
    Prish

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  3. Salve, Prishilla.

    Lo stile non è qualcosa che si costruisce a tavolino - è il modo di stare seduti al tavolino.

    Pasquale

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  4. un po' scomposti, quindi? ;-)

    ciao pasquale, cogli sempre nel segno....

    un saluto, prish

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  5. E tu, sei sempre un mostro d'imperfezione, allora.

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  6. Però non sono d'accordo.
    Ci sono almeno due cose che vengono designata con la parola "stile".
    Una è "lo Stile". Esso è oggettivo, codificato, e il soggetto per avercelo deve essere perfettamente in linea col codice, e senza sbavature.
    L'altro, è "lo stile" personale, soggettivo. Ecco, quello può essere un "stile d'imperfezione". Però un qualche rapporto con lo Stile c'è sempre.

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  7. Lo stile è la firma che lasciamo con il nostro comportamento. Consapevole, risoluta, come frutto di un esercizio (di stile, appunto); oppure involontaria, distratta, ignara delle conseguenze. 
    Solo nei momenti in cui la ragione non esercita il controllo, quando gesti e parole fluiscono liberamente, solo in quei momenti rari e preziosi siamo veramente noi stessi

    Un abbraccio.
    Pim

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  8. Mostro d'imperfezione è un complimento strepitoso! ;-)

    Biz, hai senz'altro ragione. La citazione (Pamuk, Il mio nome è Rosso) si riferisce proprio a quando, al fine di esprimere (e rendere riconoscibile) un proprio stile individuale,  si contravviene a qualche regola dello Stile.


    Che poi,  lo Stile forse nasce sempre da una cristallizzazione di uno, o più, stili entro una sorta di "regola". O no?

    Grazie del contributo e un saluto!
    Prish

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  9. Ciao Pim,
    mi ritrovo nella tua definizione, anche se a volte penso che incerti momenti tutti quanti corriamo il rischio di rimanere vittime del nostro stesso "stile", che può anche diventare un alibi o una costrizione, dipende....

    A presto! Prish

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  10. Certo! Prima i modi di fare, poi la teorizzazione dello stile. Un gioco frattale: lo stile nello Stile nello stile nello Stile ...

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