lunedì 6 luglio 2009

Quando le parole non vogliono saperne

Quando le parole non vogliono saperne di stare  in fila, e ti sembrerebbe talmente più semplice prendere un pennello e lasciar giù i pensieri sotto forma di colore. Non sapresti  neppure tenerlo in mano un pennello, ma quanto ti sembra liberatorio pensare ai pensieri che colano colore sul muro, sgocciolano sul pavimento e sui vestiti.


Una lunga pennellata gialla e poi blu, rotondo, come fosse un sole. Sbuffi arancioni placati a tratti da gocce di un blu pervinca. Lingue rosse a lambire un groviglio di verdi che fuggono e inciampano, poi dal basso sale piano una melodia di grigi e piccoli passi celesti prendono il largo.


Quanto sembra nera e piccola, e inadeguata, certi giorni, la punta della penna.

7 commenti:

  1. Le parole a volte sembrano inadeguate, a volte fanno male, tanto riescono a colpire il bersaglio.

    Sono una cosa talmente strana e potente (danno ordine e senso) che a volte ci si chiede da dove arrivino, che rapporto abbiano con la realtà, con la realtà materiale.

    Ho scritto un post su questo:

    http://occhiodirovereto.splinder.com/post/20748103/Di+parola+in+parola

    Un saluto cordiale

    RispondiElimina
  2. ... ma non mi sono sporcata la maglietta... provo coi pennarelli carioca?? ;-)

    ciao biz, buona giornata

    RispondiElimina
  3. Capisco. A volte la pagina bianca ci sfida come un toro nell’arena:

    Andrebbe affrontata e presa per le corna, infilzata con le parole come banderillas nella cervicale. E invece rimane lì, intonsa, e se la ride...


    Ciao Prish, buona giornata.

    Pim

    RispondiElimina
  4. Esatto! banderillas nella cervicale!

    RispondiElimina
  5. "Però tu hai dipinto con le parole"


    Ha ragione Aragonbiz.

    RispondiElimina