giovedì 23 agosto 2007

L'ombelico del mondo

cigno specchioCi sono persone che ci piacciono in modo del tutto indipendente da come esse sono, bensì esclusivamente per come crediamo di essere viste dai loro occhi.


 


Attenzione: pericolo.



 

21 commenti:

  1. oppure, per come crediamo essere siano


    attenzione pericolo lo stesso

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  2. Giusto. Però in quel caso quantomeno, seppure errando, il nostro occhio si posa sull'altro. A volte invece giudichiamo gli altri in base solo a come noi stessi veniamo riflessi dagli occhi di chi ci guarda. Autocentrati completi...

    Deliro?

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  3. No, delirio no. Un altro pericolo, semplicemente. Difficile dire quale sia il più pericoloso dei due pericoli

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  4. Chissà, forse ognuno di noi è "costituzionalmente" più facilmente soggetto all'uno o all'altro. Come c'è chi prende sempre il mal di gola e chi il mal di pancia..!

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  5. Uhm...si, è un rischio. Talvolta inevitabile (per il nutrimento del nostro io che traduciamo in una specie di "riconoscenza" ?!), altre perchè un io già bello gonfio crede che chi lo lusinga sia inevitabilmente una persona che deve piacere.

    Accidenti Prish, forse mi si è ingarbugliata l'espressione, non so se ho reso l'idea !


    Irene

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  6. Cristo se è vero; quando la vidi specchiarsi rimasi stupefatto nel vedere che tra la sua schiena ed il petto esisteva uno scollamento, impercettibile a prima vista. Ma poi l'ho sposata lo stesso. quello scollamento mi faceva troppo impazzire.

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  7. Ciao Irene, hai reso hai reso! .. Certo che di IO belli magri e tonici se ne vedono pochi in giro di questi tempi, eh? ;))


    Tristanzara, non sono certa di aver capito ma se l'hai sposata.... bene così direi!


    Prishilla

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  8. Penso che dipenda esclusivamente dall'autoreferenzialità delle nostre cose.

    Siamo tutti in fondo un po' vanesi e narcisi... se vediamo che una persona mostra un interesse di qualunque natura in noi... di riflesso noi ci sentiamo più caldi e coccolati.

    E' un pericolo... decisamente, perchè si perde la misura del nostro gusto e si ragiona con la nostra vanità... pericolo pericolo...


    Rob

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  9. L'esclusiva vanità però potrebbe più facilmente condurre alla strumentalizzazione dell'altro (mi ricordo un film con Bette Davis che interpreta una bellissima donna amata per una vita da un uomo che viene ricambiato solo alla fine quando lei diventa cieca e capisce il valore di quel sentimento che era fondamentale per farla sentire bella). Per arrivare a piacerci, l'altro, a mio parere, deve essere socialmente (in cerchia ristretta o allargata, in ogni caso quella che per noi è importante) riconoscibile come "ganzo", non nel senso di bello, piuttosto di autorevole, uno la cui opinione sia tenuta in conto. In quel caso come l'altro ci vede è un pò come quel gruppo o quella categoria sociale di persona ci vede e ci sta approvando per come noi siamo, che non mi sembra poco per la nostra autostima. E questo ci fa sentire molto bene...

    Viceversa se l'altro fosse uno sfigato (ossia senza alcuna approvazione e visibilità da parte del gruppo sociale al quale insieme apparteniamo) non solo il suo giudizio non sarebbe importante, ma il fatto di piacergli sarebbe negativo in quanto vorrebbe dire che riflettiamo in qualche modo i suoi canoni.

    Pertanto per esserci il pericolo anche l'altro ci deve in qualche modo piacere; una persona autorevole non è implicitamente affascinante? Quindi ricadiamo nello schema del corteggiamento, con una componente cerebrale di tutto rispetto.

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  10. Mah... direi un po' la somma di tutti i post fino a qui.

    Sicuramente il nostro stato d'animo è diverso in base a chi ci manda il segnale... a volte sentirci osservati o desiderati da qualcuno è più un danno che un gudadagno per la nostra autostima o, come ho detto prima, la nostra autorevole autoreferenzialità.

    R

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  11. Mah, ecco, se l'altro ci apprezza vuol dire che ci è affine.

    Non è solo questione di vanità, è un indizio di affinità.

    Saluto il mio amico Robalferi, ciao "Orzo".

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  12. Guiduccio!!! Che fai, lasci le dediche a Radio Prishilla?

    :-)


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  13. Pericolosissimo. Narcisismo al quadrato.

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  14. Ehilà, che bel dibattito a "Radio Prishilla", benvenuto robalferi.

    Cosa intendi quando dici "la somma di tutti i post fino a qui"?

    L'autorevole autoreferenzialità a mio avviso è sempre pericolosa, quantomeno perchè con ogni probabilità esclude dalla nostra visione del mondo una discreta fetta.



    Riguardo all'osservazione di Biz mi sembra vera ma ottimistica: è un indizio di affinità misura in cui ci piace vederci come "realmente" siamo. E forse non è proprio sempre sempre così... ;))

    ... anche perchè come dice Pim pochi sono sempre davvero immuni dal narcisismo "al quadrato".



    Buona giornata, Prish

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  15. Robalferi su RadioPrishilla in diretta da Torino:


    Partiamo dal post #2: giudichiamo gli altri in base a come noi veniamo riflessi da chi ci guarda, autocentrati completi.

    Commento #5 di ireneartcafè: riconoscenza e nutrimento del nostro io… quindi autoreferenzialità, o se vogliamo “autocentramento completo”

    Nel #8 ho semplicemente avvalorato la tua idea, siamo autoreferenziali (forse semplicemente egoisti) e ci sentiamo bene se coccolati -per così dire- dallo sguardo altrui che spesso ci gratifica.

    L’anonimo del #9 con un esempio cinematografico indica che a volte gli sguardi che riceviamo non ci gratificano, per poi renderci conto del contrario quando questi, per forza maggiore, non ci sono più.

    Guiduccio all’11° piano di questo palazzo dice che se l’altro ci apprezza allora è affine a noi. Opinabile ma ci si può ragionare.

    Il mio #10 era appunto questo, constatare che non si tratta di un delirio vero e proprio, ma piuttosto di una visione comune e condivisa da chi ha commentato.


    Scusa la schematicità ma in italiano non sapevo renderla meglio, spero di essermi capito! 

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  16. Ti sei spiegato, e approvo.

    se ti sei capito non lo so e non so neppure se te lo auguro: capirsi sempre dev'essere una noia mortale ;))

    Grazie e a presto

    Prishilla

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  17. Capirsi sempre è il vero delirio, beata ignoranza forse?

    R

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  18. Si tratta comunque di argomenti in cui non si può ricavare sicurezze d'essere nel vero.

    Per usare un termine "fico", qui si è in campo "fuzzy" per cui non esiste vero o falso ma gradi di vero e di falso.


    Per cui, ad esempio, non sono d'accordo con Roby e il suo approccio alla questione, e nemmeno con chi teme (perchè?, in base a quali sensi di colpa?) di essere troppo "autoreferenziale".


    Non è da aspetti psicologici che questo può emergere, ma da atti concreti della vita.

    Se no, si può sospettare e sospettare del sospetto all'infinito.

    (cosa molto autoreferenziale, peraltro)


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  19. ci sono donne che amano coloro che le amano.


    mi pare dunque che tu faccia dunque parte di questa categoria.


    sinceramente non l'avrei mai detto.

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  20. Ok, allora facciamo che si ragiona per "gradi" come proposto da Guiduccio...


    Non vorrei arrivare a fare una scala di valori ed uno grafico Excel… ma io penso che alla base di tutto ci sia una sicurezza di quel che si è o una insicurezza su quel che non si è.

    Maggiore è il bisogno della considerazione altrui, maggiormente ci si invischia in questa situazione di "approvazione" e ovviamente viceversa.

    Ognuno di noi ha un livello personale relativo a questo, in base al quale ottiene i parametri per socializzare con il resto delle persone.

    La mia autoreferenzialità dipende quindi dalla mia sicurezza.

    Questo ad indicare che il senso di colpa da qui derivante è dipendente dalla quantità di insicurezza mentre il sentirsi “fico fico come Fonzie” ovviamente dal contrario.

    Le persone che amano coloro dai quali sono amate hanno un livello di sicurezza/insicurezza ben preciso quindi.


    Esempio, scrivete una canzone, musica testo e tutto quanto. Cantatela ai ragazzi del vostro gruppo la prima volta per capire se piace ed eventualmente suonarla arrangiandola “full-band”.

    Come vi sentireste così esposti, nudi nell’anima in mezzo ad una sala prove con l’aria condizionata? Quanto l’autoreferenzialità che vi ha spinto a scrivere delle cose vince e quanto invece l’insicurezza nei confronti del giudizio altrui vi sta minando la pace?

    O almeno… io la vedo così!


    R

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  21. Guizzo hai tratto conclusioni frettolose (forse), potrei anche essere una di quelle donne che amano quelli che le odiano... ;) Scherzi a parte (che poi non è tanto uno scherzo, se vuoi apriamo un capitolo sulla depressione, di cui questo è un tipico "sintomo") il mio era un discorso più generale. Penso sia esperienza di tutti (o di molti) seppure con gradi e modalità anche molto diverse (come sottolinea Biz) essere fuorviati nel giudizio che si dà di un'altra persona da un bisogno (o dal piacere) di essere rassicurati riguardo ad alcuni aspetti della propria identità o del proprio modo di essere. Non è necessariamente una questione di uomini e di donne e neanche di puro e semplice apprezzamento. Ognuno di noi (o quasi) ha componenti di sè su cui è più insicuro e cerca negli altri rassicurazione. Almeno credo.

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