La chiesa era in penombra e i banchi tutti occupati. Il
microfono amplificava l’inutilità delle parole e i miei occhi vagavano sulle
spalle dei cappotti, qui riuniti in questo giorno. Il tremolio delle candele e
l’eco della cupola rendevano plausibile l’idea che la preghiera mormorata qui
ed ora compisse il suo lungo viaggio verso il cuore del dolore.
Lo vedevo avvolto in un cappotto troppo largo, il cuore del
dolore, protetto da spalle curve e da una testa china, come nel tentativo di
dargli un po’ di sollievo dai venti. Lo vedevo e chiedevo per lui coraggio e
forza, e speranza e fiducia.
Poi la preghiera mormorata giunse al suo amen e tacque, e i
cappotti si scomposero nel segno della croce. Quel cappotto troppo largo si
girò verso il fondo della chiesa e verso di me e io di quel dolore vidi il
volto. Allora chiesi un’altra cosa, una cosa che fino a quel momento non avevo
capito affatto: l’oblio.
Ci sono momenti in cui forza, speranza e fiducia non si riescono proprio a scovare. Sono annientati dallo strazio...E l'oblio sembra l'unica carezza possibile.
RispondiEliminaCi vuole tempo, qualcuno dice.
Proprio così: a volte è tempo che perfino la speranza e la fiducia vadano a giocare in cortile, per un po'.
EliminaBuona settimana cara Irene,
Prish
Leggendo il tuo bellissimo brano, scandendo bene le parole, ho ritrovato elementi non distanti da quelli presenti nel mio ultimo che hai commentato. Abbiamo raffigurato con pennellate rapide e laconiche (ma essenziali) figure in qualche misura respingenti, che evocano la necessità di allontanarsi da esse, che impongono intorno a loro silenzio e oblio. Come se la nostra capacità di comprensione potesse giungere sino a un certo punto per poi arrestarsi di fronte all'indicibile. E credo sia proprio così.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Pim
Anche io sono stata colpita da questa 'assonanza' fra i nostri post. E' giusto quello che dici: c'è un punto in cui non resta che fermarsi, ma a volte in questo fermarsi, in questo chiedere silenzio e oblio, c'è una comprensione più profonda e nuova di quando si agisce, si parla e si esorta, sulla base di un'idea stereotipata degli esseri umani e della vita. Un'idea che in fondo non ha altro scopo che rassicurarci.
EliminaGrazie Pim, a presto
Prish
Hai ragione tu. L'arresto è solo apparente: in realtà in quel preciso momento si supera un'idea estremamente soggettiva, talvolta rassicurante, che abbiamo degli esseri umani e ci si apre alla complessità misteriosa che anima la vita delle persone, spesso agli antipodi della nostra.
RispondiEliminaGrazie a te per la riflessione.
Pim
Gli altri. Mi hai fatto pensare che in fondo, in questa parola c'è tutto...
EliminaA presto Pim,
buona serata!