domenica 22 maggio 2011

Pensione


Ho già raccontato della Minolta di mio padre, della fiduciosa nonchalance con cui per tanti anni ha accompagnato le nostre avventure, rischiando ferali capitomboli dagli strapiombi rocciosi e tuffi nell’acqua salmastra, sempre pronta ad immortalare stambecchi, balene, delfini, scoiattoli sfuggenti e api ronzanti, la corolla di un fiore e le mille sfumature di un tramonto. Da quando l’ho raccontato, fedele ai miei propositi, ho accumulato un po’ di rughe intorno agli occhi e lei nuove ammaccature intorno alla ghiera.
 



Da qualche anno però, la vecchia Minolta ha ceduto il passo alle sorelline digitali e poltrisce acciambellata nella custodia come un vecchio gatto nella cesta. Tant’è che mio padre ha ventilato l’idea di esporla, insieme alle sue antenate, nella vetrinetta che ha appositamente approntato nel suo studio. Si tratta di una vetrina collocata proprio dietro alla sua scrivania, dalla quale le vecchie macchine fotografiche (e sono tante) sembrano affacciarsi al di sopra della sua spalla per guardare il grande monitor dove egli crea le sue magiche elaborazioni digitali, forse immortalando l’evoluzione della loro stessa arte, o magari ispirando quel ritoccare, ravvivare, ritagliare, ingrandire che non è più lavoro da camera oscura, ma che continua a richiedere maestria, pazienza e soprattutto un grande amore.
 



Naturalmente ho accolto con favore la richiesta di mio padre, e per qualche giorno, preparando la Minolta all’ufficiale pensionamento, ho pensato di comprare un bel rullino kodak da 36 e farle fare i suoi ultimi scatti, godendomi il piacere di quei gesti di cui continuo a sentire la mancanza, come il movimento del pollice che segue immediatamente lo scatto (perché la macchina sia sempre pronta, non si sa mai che passi lo stambecco) o il gesto del riavvolgere la pellicola, accompagnato, immancabilmente, dal mantra “speriamo che siano venute”.
 



Poi però mi sono concentrata. Mi sono chiesta in quale circostanza la vecchia Minolta aveva compiuto il suo dovere. Ho realizzato che le ultime sue foto sono state scattate nel corso nell’ultimo weekend in Val Gardena prima che i casi della vita mi privassero della possibilità di sciare e di inerpicarmi con gusto su per i sentieri. Era un weekend di gennaio e la valle era incredibilmente carica di neve e, altrettanto incredibilmente, illuminata dal sole. Ho scorso le immagini di brillanti cristalli di neve, dei miei codini, della pista da fondo e di una baita solitaria stagliata contro un cielo di un blu così intenso da far pensare ad un ritocco con photoshop. Ho visto visi stanchi e sorridenti, palle di neve saettanti, zaini stracarichi (certo, il teleobiettivo, il cavalletto, il flash aggiuntivo che non si sa mai… ). Ho risentito la stanchezza buona delle gambe montanare e il vento profumato di freddo e di fame dell’ultima discesa e ho ricordato il galoppare dei cervi che ci attraversarono la pista.  Lei, ovviamente, era pronta.

Ho deciso che non le avrei fatto scattare un altro rullino: ho deciso che quello era stato un weekend perfetto per essere l’ultimo di una stagione, per lei e per me. Da domani ispirerà il mio papà, nel fotoritocco, e me, nel prendere possesso dei miei .. ehm xx anni.  

 

7 commenti:

  1. Cara Prishilla,
    bello questo ricordo analogico. Però non c'è nulla che ci impedisca di guardare il mondo con occhi diversi. Nè il digitale, nè l'età. Soprattutto quando si prende possesso della propria età, anche se le candeline richiedono torte di grande diametro e fiato da sommozzatori per spegnerle.

    Buona luce :)

    PuntoG

    RispondiElimina
  2. XX anni suona un po' come quei film siglati con la tripla X... [IMMAGINE]
    A parte gli scherzi: avevo anch'io una Minolta professionale, sacrificata ora sull'altare del digitale. Sinceramente rimpiango la qualità delle immagini, dense, corpose, altro che la lucidità piatta dei pixel...

    Auguri Prish, di cuore.
    Pim

    RispondiElimina
  3. Grazie mille, ma... un attimo sono stata fraintesa: non è adesso il momento della torta di diametro considerevole e del soffio da sommozzatore! Non è il mio compleanno, solo un momento di quelli in cui capita, quasi per caso, di volgere lo sguardo agli anni trascorsi, godendo della carezza dei ricordi nel cassetto (in analogico) e prefigurando quelli ancora da immortalare (in digitale, ringraziando per la funzione "elimina rughe", che nel frattempo si è resa gradita!:-))

    A presto, buona settimana

    Prish

    RispondiElimina
  4. Pensare che la Minolta di mio papà è sopravvissuta al capovolgimento del canotto in quel di Gatteo Mare.

    RispondiElimina
  5. oh, il naufragio del canotto a gatteo mare! dovrebbe essere un'avventura obbligatoria per tutti i bambini...

    :-) prish

    RispondiElimina
  6. ma io invece un rullino ancora glielo farei scattare

    ciao prish!

    Mont

    RispondiElimina
  7. Ciao Mont, che piacere trovare qui l'opinione del più auterevole fotografo (dopo mio padre, certo ;-)) che conosco! La prenderò seriamente in considerazione: promesso.

    A presto e grazie
    Prish

    RispondiElimina