sabato 15 maggio 2010

Note di piano

Pioveva e lui aveva il capo appoggiato al bracciolo e le gambe rannicchiate. C’erano troppe possibilità là fuori per prenderne seriamente in considerazione qualcuna. Così anche lei rimaneva dentro, rannicchiata, in un certo senso, anche se non nel senso fisico del reale. Ai margini, lontano, confusa come la massa dei suoi capelli quando piove, l’idea di riordinare cercava di richiamare la sua attenzione. Un lampeggiante giallo nella nebbia. Ma c’erano troppe cose in giro per prendere seriamente in considerazione l’idea di fare ordine. Così anche lei rimaneva in una specie di disordine, facendo finta di credere che spostare qualcosa da qui a lì fosse un reale progresso verso una improbabile meta. Già, una meta. Lei era una di quelle persone che credeva sempre che ci fosse una meta. Eppure, quando si era incamminata lungo la strada che attraversa lo spazio che divide il piacersi dall’amarsi, non si era accorta affatto di dove portasse. Né che fosse una strada a senso unico.

3 commenti:

  1. Il brano mi suggerisce la strofa di una poesia, di Eliot: "La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri...". La stessa atmosfera sospesa, quasi surreale.

    Ciao Prish, buon fine settimana.
    Pim

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  2. Non esistono strade a senso unico; esistono regole che le definiscono tali e/o mezzi che non sono in grado di fare inversione in quello spazio.

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  3. Bella Pim, grazie!

    #2: giusto. ma comunque ... si va in un senso solo! grazie della visita, ciao

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