domenica 5 aprile 2009

Evoluzione di una certa specie?

"E' proprio come pensavo: indatto all'obbedienza e nessuna propensione al comando" (D.Pennac)


Può essere che la propensione al comando sia un'evoluzione dell'attitudine ad obbedire?  

10 commenti:

  1. Spesso no. Spesso la "propensione al comando" è un frutto dell'essere stati viziati, o dell'egocentrismo, o del non accettare la libertà altrui.

    Un saluto cordiale

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  2. Ho sempre pensato che la mia incapacità di comandare come si deve fosse il contraltare della mia insofferenza all'essere comandato.

    Quindi, la mia risposta è si.


    Non comando bene, perchè voglio che chi mi ubbidisce capisca perchè gli ordino una certa cosa. Accetto che obietti. Ma siccome il mondo è fatto anche di opportunisti e di stronzi, così facendo non si comanda in modo efficace.

    Parimenti, pretendo (entro certi limiti, che vorrei anche rispettassero coloro a cui comando) di poter discutere ed obiettare ad un ordine. Voglio che chi comanda mi persuada.

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  3. Una opinione controcorrente?


    Penso che sia bene - per sé e gli altri - saper comandare e saper ubbidire (senza essere superbiosi o servili, s'intende).


    Io pirsonalmente di pirsona non ho nessuna difficoltà ad ubbidire quando riconosco in un altro o in un'altra, nella situazione data, una maggiore capacità di orientarsi e orientare.


    E non ho nessun ritegno a comandare a mia volta.


    In realtà tutti siamo nella vita, a turno, nelle varie situazioni, maestri e allievi, dirigenti e diretti. Il problema nasce quando la funzione del comando o dell'ubbidienza si cristallizzano, ma se restano liquide vanno bene benissimo.


    (Esistono poi persone che non sanno né comandare né ubbidire. Il loro numero sta aumentando. Il fatto mi inquieta.)

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  4. Può essere. La frustrazione accumulata a forza di obbedire può, per reazione, provocare una certa propensione al comando. Però, in questi casi, ci si ritrova di fronte un pessimo comandante...


    Ciao Prish, buona settimana.

    Pim

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  5. Grazie per i vostri contributi a questa riflessione: penso che scriverò qualcosa di più compiuto sul tema, valorizzando gli spunti che mi avete dato. Vorrei però puntualizzare un aspetto: credo che esista l'obbedire bene e il comendare bene, proprio come il comandare male e l'obbedire male. La frustrazione, l'egocentrismo ecc ecc sono un sintomo di un "ubbidire male" proprio come la suberbia, l'arroganza ecc ecc sono un sintomo di un "comandare male". Credo anche, a livello di società così come di famiglia o di azienda, ci sia bisogno di una buona obbedienza e di un buon comando, così come di altre buone "cose" come l'autonomia e la trasgressione.

    Detto questo mi sembra piuttosto plausibile che l'attidudine all'obbedienza e la propensione al comando abbiano una radice comune. Non foss'aòtro che per la personalissima esperienza di una totale carenza di entrambe. Ma questo non dimostra nulla.... sono altresì del tutto priva di orecchio musicale.... ;-))))

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  6. Ho fatto un numero imbarazzante di errori di digitazione. Temo che oltre all'orecchio musicale mi manchi qualcos'altro. Ci sarà una radice comune??

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  7. Ma cosa sono "l'attitudine ad obbedire" e "la propensione al comando"?

    Se "attitudine ad obbedire" è la tendenza ad accettare supinamente quanto altri "vogliono" da noi, non può certo portare ad una "attitudine" al comando e se portasse (purtroppo si dovrebbe dire: quando porta) ad una "propensione" al comando sarebbe probabilmente espressione di un'insulsa e pericolosa rivalsa.

    Se "attitudine ad obbedire" è la capacità di riconoscere l'opportunità o necessità di accettare l'autorità correttamente esercitata può, allora, essere davvero un presupposto fondamentale per poi saper esercitare, quale dovere, una propria autorità in ciò che si ritiene utile o necessario, e costituire quindi un valido presupposto per una vera "propensione al comando".

    Forse il numero crescente di persone che non sanno nè obbedire nè comandare è dovuto anche al fatto che sempre più ci sono comandanti "cattivi" che predicano bene e razzolano (o come ha detto qualcuno "ruzzolano") male e così giustificano la mancanza di "attitudine" ad obbedire (legittima la domanda: a chi, perchè?) e l'interpretazione della "propensione al comando" come una specie di braccio di ferro: "se mi riesce ti faccio ............ vedere che sono io il più forte".

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  8. Ciao Prish,

    comandare o ubbidire, bene o male.

    non lo so. penso che sarebbe necessario definire le due cose. Comandare bene come può essere inteso? Raggiungere bene e presto l'obiettivo, riuscire a motivare chi riceve gli ordini, cogliendo i consigli giusti? Ma forse allora è coordinare gli sforzi, qualcosa di più articolato.

    E ubbidire? Eseguire ciecamente ciò che ci viene detto di fare, non discernere il bene dal male, essere leali è compreso nell'ubbidire bene?

    L'argomento merita di essere approfondito sono curiosa di leggere ciò che scriverai

    Buona Pasqua!

    Pinky

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  9. Grazie anche a voi, Anonimo e Pinky, gli spunti per continuare il discorso sono tanti e affascinano la mia mente contorta. Ci penserò e chissà che non esca anche una fiaba....!!

    intanto grazie e molti cari auguri di buona Pasqua

    Prish

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  10. Per me "inadatto all'obbedienza" significa che non è in grado di cogliere nell'obbedire un contenuto positivo e quindi che non è in grado di accettare di eseguire decisioni prese da altri.

    "Nessuna propensione al comando" significa che non è interessato o in grado di gestire altre persone.

    Le due cose mi sembrano legate perchè denotano un rifiuto di accettare regole di comportamento nell'ambito di una gestione organizzata delle responsabilità implicite o esplicite (ossia una gerarchia anche se sembra troppo militare come termine), sia essa una famiglia, un'azienda, un gruppo di volontari (dove peraltro vi sono distorsioni fantastiche di questi concetti).

    Credo che nelle generazioni di oggi questa inadeguatezza sia molto evidente perchè non sono state abituate alla disciplina, ossia al rispetto delle regole di qualunque natura esse siano. I primi posti nei quali si applica la disciplina sono la famiglia e la scuola che l'hanno notevolmente ridotta nell'intento di salvaguardare la sponaneità dell'individuo (che effettivamente in passato era forse troppo repressa) e di non utilizzare l'imposizione, perchè oggi bisogna discutere di tutto e arrivare ad un accordo. Ma senza disciplina non si apprende l'autodisciplina e nemmeno l'autocontrollo che a mio parere sono due aiuti importanti nella vita e nella gestione delle responsabilità.

    Io da bambina credo di avere obbedito troppo e ben presto mi sono ribellata; mi è rimasto un notevole senso del dovere, forse eccessivo.

    Oggi mi piace comandare (ma anche delegare) e credo di farlo bene, anche se forse dovrebbero dirlo gli altri.

    I problemi a volte sorgono quando nella relazioni dove non è definito chi comanda e chi obbedisce; e allora via a negoziare e ci sto prendendo gusto.

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