sabato 23 febbraio 2008

Capitolozero

Vedeva le cose, le persone, allontanarsi, come dal finestrino di un treno. E come fosse stata su un treno non poteva fare nulla per toccarle, non poteva nemmeno rallentare un poco, appena un poco, solo per metterle a fuoco così com’erano in quel momento e scattare il click di un addio. Così, quando il treno fosse stato lontano, non avrebbe saputo dire esattamente in quale momento aveva iniziato ad allontanarsi.


Perché a questo serve salutare, a sapere poi quand’è che ce ne siamo andati.





 


Così si può dire che iniziò un nuovo giorno senza essere andata a dormire. E con quel medesimo torpore che potrebbe anche essere desiderio di non sintonizzarsi sul canale della malinconia, saltò a piè pari il rito del caffè e del rifare il letto e trotterellò giù dalle scale. Non si chiese se le porte che lasciava aperte alle sue spalle si sarebbero chiuse lentamente nell’inerzia dei giorni piuttosto che sbattendo al prossimo colpo di vento. La cosa certa era che si sarebbero chiuse, e che lei non avrebbe sentito sul palmo della mano il freddo della maniglia.

7 commenti:

  1. sono curiosa di leggere il seguito

    brava Prish!

    Pinky

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  2. rieccoti a raccontare, è bello ritrovare questo modo di costruire con piccoli ma giusti mattoncini cose più grandi che uno poi intuisce, o immagina

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  3. Grazie Pim, Irene e Biz.



    Il capitolozero è un modo di sentirsi più ancora che l'inzio di una storia, ma anche il capitolouno lo è e quindi ci sarà e quindi penso che potrebbe esserci una storia. Anche se non sono proprio sicura di saperla raccontare.



    A presto, Prish

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