mercoledì 4 aprile 2007

Implacabile moviola

E’ un lunedì mattina di quelli incerti, in cui il confine fra nuvolo e sereno potrebbe essere una questione di opinioni. Sempre che sia possibile trovare, fra le persone in attesa sul binario 3, qualcuno interessato a fornire un’opinione al riguardo.


E’ una stazione di quelle che potrebbero essere ovunque, con la sua equa dose di sporcizia e di pendolari, con il suo altoparlante che annuncia i cinque minuti di ritardo senza i quali non sarebbe neppure lunedì.


L’altoparlante annuncia anche che il treno per Bologna arriva e parte dal binario 4. Come tutti i lunedì faccio fare un po’ di riscaldamento ai neuroni chiedendomi come diavolo farebbe ad arrivare al binario 4 e a partire dal binario 1.


E’  in quel momento che lei scende dal marciapiede del quarto binario e inizia ad attraversare. Ha un viso levigato e rotondo, olivastro, il naso e gli occhi sono solo accennati. Sembra il bozzetto di una statuina di terracotta che qualcuno ha rivestito di stracci. Trascina due grosse sporte da cui sporge qualche foglia di sedano e la manica ingrigita di un maglione.


Le due ciabatte senza più colore si muovono lentissime una dopo l’altra. Il fischio del treno per Bologna non le fa affrettare il passo. Non le fa neppure alzare gli occhi. Non li fa alzare a nessuno dei tanti viaggiatori che affollano i marciapiedi. C’è chi gli occhi li ha già dentro al giornale e chi li ha ancora persi nel sonno, c’è chi ha occhi solo per il tabellone degli arrivi e chi cerca un fazzoletto nella borsetta. Un ragazzo col piumino rosso e il pc a tracolla muove le braccia verso il treno in arrivo. Lento. Costante. Serio. Silente. Il treno inizia la frenata. Un sibilo lieve. Dolce. La donna trascina sé stessa e le sue sporte. Curva. China. Sola. Il ragazzo col piumino rosso fa mulinare le braccia. Il treno accentua la frenata. Il sibilo si fa aspro. Le ruote stridono. Il muso stolido e sporco della locomotiva si ferma a un paio di metri dalla mendicante che ancora non ha alzato gli occhi, non ha cambiato in alcun modo il ritmo del suo passo. Il ragazzo col piumino rosso lascia cadere le braccia lungo i fianchi. Nessuno si affaccia dalla locomotiva. La donna raggiunge il marciapiede del terzo binario e sempre senza alzare gli occhi appoggia le sporte e faticosamente sale il gradino. Da sola.



Riguardando questa moviola implacabile mi chiedo: perché volendo morire un essere umano trascinerebbe con sé le sue sporte malconce? E poi: foss’anche per non rimanere impelagati negli accertamenti burocratici di un incidente ferroviario o di un decesso, perché nessuno si è mosso, nessuno ha gridato? Solo quel giovane col piumino rosso che sventolava le sue lunghe braccia in segno di pericolo. O in segno di resa?

2 commenti:

  1. Ciao!

    ma se vieni a bologna fammelo sapere!

    Guarda qui:

    http://www.profetanudo.splinder.com/

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  2. Nell'occasione andavo nell'altra direzione, ma qualche volta vado anche a bologna. Ti farò sapere!


    Grande profetanudo!


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