mercoledì 6 dicembre 2006

Sul perchè fare figli

Tempo fa un blogger che leggo spesso ha sollecitato una riflessione sul tema “perché gli esseri umani fanno figli” (to be continued?): in particolare, ha posto la seguente questione: “tra il vivere per fare figli, e il farne per accidente, e non sapere bene che cosa farne, se trasmettere e/o educare e il dire sì perché dà meno fastidio, esiste una terza via?



 


Ci ho pensato, come può pensarci una persona che ancora figli non ne ha e che ha intorno tante persone che figli ne hanno, e ne fanno, in modo diverso, per ragioni diverse. Ci ho pensato come può farlo una persona che si illude di poter guardare tutto questo con gli occhiali di chi “è fuori”, ma che è anche consapevole che questi occhiali forse altro non sono che un modo per rendere socialmente accettabile una paura. Questa premessa solo per dire che le riflessioni che seguono non nascono dall’esperienza, ma solo dall’osservazione e dalla riflessione, che, tra l’altro, non è mai del tutto neutra.


 



Comunque. Penso che almeno una terza via esista, e mi sono fatta l’idea che possa essere quella di fare figli non tanto, o non solo, per “fare” ma soprattutto per “essere”: per essere genitori.


 



Bimbi_piedi Provo a spiegare: credo che buona parte di noi esseri umani abbia in sé una spinta a “divenire” e, socialmente parlando, noi “diveniamo” assumendo diversi ruoli.


Siamo, o siamo stati, tutti figli. Siamo, o siamo stati, tutti amici, studenti, lavoratori, professionisti, o imprenditori, fidanzati, amanti, qualcuno è, o è stato, moglie o marito. E nei diversi ruoli mettiamo, o abbiamo messo, in gioco qualcosa di noi che è ricorrente e ci caratterizza nei diversi ambiti ma anche qualcosa che esprimiamo solo e soltanto in relazione a quello specifico ruolo.


Come dire che solo interpretando certi personaggi abbiamo la possibilità di far suonare certe nostre corde e magari anche di scoprire corde, e accordi, nuovi.


 


Il ruolo di genitori, in particolare, credo che ci costringa (o ci consenta, dipende dai punti di vista) a sperimentare e a mettere in gioco qualcosa di noi di assolutamente unico.


Forse quindi una possibile ragione che ci porta a fare figli è il desiderio di divenire genitori, di realizzare una potenzialità, non solo geneticamente attraverso la procreazione, ma anche socialmente attraverso un nostro nuovo modo di essere e di fare.


 



Non è un caso se molti genitori annoverano fra i momenti più emozionanti della loro vita quello in cui per la prima volta sono stati chiamati “mamma” o “papà”. Quello è il momento in cui il nuovo ruolo viene riconosciuto dal partner principale, dal figlio, senza il quale essere genitori non è possibile.


Non è un caso se molte volte scorgo nelle mamme che spingono davanti a loro un’ingombrante carrozzina quell’aria vagamente compiaciuta di chi ha raggiunto uno status sociale di cui è fiero, legittimamente fiero. Quello è il momento in cui ci presentiamo in società nel nuovo ruolo. E, si sa, senza un pubblico non c’è ruolo, non c’è personaggio.


 



Se poi, questa ipotetica terza via, sia una buona via, io ancora non l’ho capito.


Certo penso che se qualcuno fa figli perché desidera essere genitore allora tra il trasmettere o l’educare e il dire di sì perché da meno fastidio, un’altra modalità la dovrà quantomeno cercare, e dovrà essere una modalità che consenta a figli e genitori di esprimere quello che sono e che desiderano diventare. Altrimenti il gioco non vale la candela.

4 commenti:

  1. Caro Amico penso che la terza via sia racchiusa e ben esplicata  nelle tue ultime parole"dovrà essere una modalità che consenta a figli e genitori di esprimere quello che sono e che desiderano diventare ", tutto il resto puo' passare in secondo piano.
    Sei un Uomo Saggio.

    Luca da Reggio Emilia

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  2. Grazie Luca, per il Saggio e anche per l'Uomo. Ti confesso infatti che sono una donna ;-) e spesso ho la sensazione di avere un modo di scrivere eccessivamente femminile, e questo eccesso è un difetto. Quindi essere scambiata per un uomo - in questo senso - mi ha fatto piacere!
    A presto, Prishilla

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  3. I pensieri e le riflessioni non hanno sesso e maschi e femmine sono sempre uomini,fratelli,amici.
    Se con "eccessivamente  femminile" intendi una tua tendenza a esprimere tali pensieri con maggior trasporto emotivo, io non vedo dove sia il problema.
    La maggior parte dei grandi poeti o filosofi di sesso maschile hanno inneggiato con grande sentimento e trasporto per tutto l'arco della storia a noi conosciuta.
    La Razionalita' non deve essere senza sentimento.
    Una non deve necessariamente precludere l'altra.
    Ad ogni modo ribadisco il mio "tanto di Cappello" alla tua Persona.

    Un abbraccio Fraterno 

    Luca

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  4. Allora .. io ribadisco il mio Grazie e aggiungo molti auguri di buon anno!

    Prishilla

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