Quando scendono dalla libreria certi vecchi volumetti rilegati, con il loro sbuffetto di polvere gentile, e ti accorgi che una mamma matematica scriveva, nella sua tesi, di semantica e di sintassi e spiegava quando è giusto asserire che qualcosa è giusto (mentre tu eri solo un desiderio che chissà se le sembrava giusto o così così).
Quando scopri, fra le righe battute a macchina, che un papà economista, futuro commercialista, nella premessa alla sua tesi sulle reti di distribuzione dell'energia , esortava a non dimenticare di domandarsi, ad ogni tappa, se il costo per l'ambiente valesse il prezzo del progresso (mentre tu eri il futuro infilato nel seggiolone, e forse, sul tavolo della cucina, campeggiava il frullatore nuovo e Greta Thumberg non era neppure pulviscolo di stelle).
Quando ti sembra che tutto sia sempre stato lì e non abbiamo fatto altro che girarci intorno. Il giusto e lo sbagliato, il progresso e le radici, le acque cristalline da proteggere. Le famiglie intorno al tavolo. Le parole sugli scaffali. E tutto gira ed è pronto in tavola, hai messo il formaggio?