Un accenno a una mostra sugli appennini in programma in città in questi giorni, mi balena in mente -invitante e discreto come certi segnavia intravisti fra gli alberi- nel traffico di una giornata in cui la calura e quel vago senso di essersi meritati una pausa si uniscono alla casualità di capitare proprio davanti al palazzo in cui la mostra è allestita.
L'androne è fresco. L'entrata è libera.
Io vado.
E mi prendo il tempo, nel silenzio di una mattina d'estate, nei corridoi ombrosi, lungo le scale strette. Mi prendo il tempo di scoprire il bel percorso storico sugli appennini della mia zona. Cammino, osservo, leggo. Lentamente e mio malgrado mi addentro. Come tante volte mi sono addentrata, un passo dopo l'altro, dimenticando l'orologio e le faccende, lungo un sentiero attraverso un faggeto.
Una didascalia in particolare colpisce la mia attenzione: è il riferimento a un "diario di viaggio" scritto dal fondatore della sezione del CAI locale, a cui è intitolato il rifugio meta principe delle fughe domenicali di noi montanari di città. Mariotti. Quei nomi che quando li senti arriva subito in bocca il sapore del panino guadagnato col sudore.
Leggo bene.
Si dice che oltre che di interesse storico e naturalistico, il diario sia arguto e ben scritto.
Ed ecco che mi inizia a fremere il naso. Ecco che il topolino di biblioteca che abita in me salta negli scarponi e via: bisogna che lo troviamo, questo libretto.
Ovviamente non è in commercio. Però è citato, qua e là. Seguo la pista. Segnavia rossi e bianchi un po' scoloriti ma visibili.
Finisce che lo trovo.
Ma soprattutto finisce che è davvero arguto. Piacevole. Intelligente.
E mentre leggo - e mi pare di strizzare l'occhio a Giovanni Mariotti, scuotendo la neve dalle ciaspole davanti dal suo rifugio- io mi chiedo: si sentiranno cosi i cercatori di funghi?
Seguire le tracce, annusare il buono. Frugare. Gustare. (E, naturalmente, invitare chi fece quell'accenno e chi allacciò i tuoi primi scarponi a condividere le tagliatelle...)
(RIF: Giovanni Mariotti, Tre giorni di gennaio sul Monte Penna)