domenica 2 febbraio 2014

Smilla

Un rifugio - uno di quelli che c'è una ragione se si chiamano così. Le slitte nel sottoscala e la stufa, i piedi umidi di neve assaporata. Lo zaino in terra, la pila dei guanti al davanzale della finestra, lambita dolcemente dal crepuscolo blu. Le mani intorno alle tazze calde e lo sfogliare di una macchina fotografica, paniere colmo di momenti catturati. La labbra arse di freddo e di risate, le gambe grate, della salita e del riposo. 
Fuori solo neve e un pezzetto di luna. Nessuna traccia, nessun rumore. E mentre lo zucchero a velo cade lento sul kaisserschmarren ti rendi conto che forse finalmente ce l'hai fatta, questa volta l'hai seminata, la paura della felicità.

12 commenti:

  1. Complimenti, ha trovato due immagini bellissime:

    “Sfogliare una macchina fotografica”.
    E’ una bellissima rappresentazione di una realtà nuova che unisce nell’immediato l’immagine al racconto, o ricordo, di qualcosa.
    Mi fa venire in mente, però, una storia antica, quella di un certo William Fox Henry Talbot che non solo ha inventato uno dei più importanti mezzi di rappresentazione fotografica (la calotipia, contemporanea ai più famosi dagherrotipi) ma ha pure realizzato il primo libro di riproduzioni fotografiche, già intuendo l’importanza di diffondere le immagini realizzate (il dagherrotipo era una immagine non riproducibile).

    “Riuscire a vincere (seminare) la paura della felicità”
    Un risultato insperato in un contesto così bello, i monti al tramonto, dopo una giornata faticosamente ma “vittoriosamente” trascorsa non ad “affrontarli” ma “cercarli” ed a godere della loro compagnia, ci fa sentire diversi, orgogliosi e felici.
    Il bello e la vera magia è, però, la forza che ci è data da esperienza di quel tipo per riuscire ogni giorno a trovare la via per vincere le nostre paure e trovare la felicità, od almeno la serenità.

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    1. Grazie dei complimenti e dei bei pensieri. Grazie anche di questa storia antica che non conoscevo e che aggiunge un pezzettino al mio amore per la fotografia. Grazie per la compagnia, insomma :-)

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  2. Forse per seminare (vincere, come dice Anonimo) la paura della felicità, bisogna allontanarsi dal frastuono che distrae, fatto da miliardi di cose inuti, perdere la concentrazione e quindi la volontà di controllare ogni cosa, e lasciarsi trasportare dall'instinto silenzioso (?). Non so se è questo che volevi raccontare, ma è quello che ho colto. Ma come ben sai, cara Prishilla, sono molto fantasiosa. In ogni caso è un post che riscalda, molto.
    Buonanotte
    PuntoG

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    1. ...forse per seminare la paura della felicità serve essere molto fantasiosi... :-)
      (che poi, seminare in verità non è proprio vincere. o forse sì, ma è un vincere una manche!)

      p.s. metti su il te che ti porto il kaisserschmarren, qualcosa mi dice che ti piacera ;-)

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  3. Smilla, strano titolo.
    Ricorda "Il senso di Smilla per la neve", ma per me è il nome che vorrei dare al mio cane femmina se potessi ancora averne una; questo da tanti anni è il suo nome.
    Per me la felicità è proprio uno di questi strani regali che ti fa la vita, questi momenti di stato d'animo unici; la serenità te la puoi costruire, la felicità no anche perché è evanescente, almeno io la vedo così.
    Paura della serenità?

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    1. Smilla è il senso per la neve e il sogno di un cane femmina che pure ci fa compagnia. Smilla è il rifugio, no?! :-)

      Paura della serenità? Direi di no, se te la puoi costruire. Casomai è fatica, o protezione, o nostalgia, o..... La felicità invece è fuor di controllo, per questo a volte - a qualcuno - può far paura. Credo.

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  4. La paura della felicità... mi richiami alla memoria una sensazione che da bambino provavo anch'io, come se a essere felici si violasse una qualche ubris (non ho sulla tastiera i caratteri greci, ma mi hai capito). E che dopo si dovesse in qualche modo scontarla, quella felicità. Che oggi, da adulti, vorremmo invece trovare più spesso, a costo di mille possibili sofferenze. Giusto per prendere una boccata d'aria fresca e un pezzetto di luna.
    Un abbraccio.
    Pim

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    1. 'trovare' ... giusto Pim, credo che questo sia proprio il verbo giusto e forse non lo avevo davvero capito. grazie!

      buona settimana e un abbraccio
      Prish

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  5. E' vero, non e' facile assaporare la felicita', si ha sempre paura che svanisca l'incanto.
    E condivido anche l'essenza di questa piccola felicita', i luoghi, i silenzi, la neve, i dolci
    ml

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    1. grazie ml! chissà forse i luoghi, i silenzi, la neve, i dolci ecc ecc non sono che le 'levatrici' di questa 'piccola felicità'
      a presto, prish

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  6. Mi piace assaporarla anche solo per un attimo la sensazione di aver 'seminato' la paura della felicità...e ti ringrazio, Prish.
    Io di questi attimi ho terrore. Non vuole essere una cosa triste ma è così. In un secondo mi bussa sulla spalla qualcosa che mi riporta all'altrove non felice.
    Un po' non li merito probabilmente. Un po' è una di quelle trappole alle quali la vita non riesce a sottrarmi.
    E così 'rubo' i momenti altrui, me li godo serenamente. Sono occasioni magnifiche!
    Bacio

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  7. Merito? oh, Irene non lo commento neppure!! trappole.. può darsi, eppure la paura, per quanta ne abbiamo, non ci consente di evitarle. Mezzo di difesa improprio, mi verrebbe da dire. Eppure dirlo, come pensarlo, non serve a niente. E allora ecco, tra un furtarelllo e un regalo - perchè il mio, ovviamente, è un regalo - tra una fuga fortuita e fortunata e uno scatto dell'otturatore, cerchiamo di tener pieno - o non troppo vuoto - il paniere....
    un abbraccio e buon lunedì
    Prish

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