Mazzi di piccoli bimbi e colorati cappottini che trotterellano e saltano a piè pari sui tombini , nelle pozzanghere, sulla faccia di Hello Kitty e nella tua giornata. Codini un po’ sfatti e vanitose treccine, fastidiosissimi berretti calcati sulla fronte che prude, nasi colanti e lingue affannate, curiose, socievoli. Sporche fulminee manine in continui rapaci agguati alle tende, ai vestiti, alle pareti invitanti imbiancate di fresco. Manine immancabilmente munite di infaticabili pennarelli, spargono gomitoli di colore da cui sboccia, ad un tratto, una testa con lunghe gambe tremolanti, testimone precoce di un talento acclamato quasi pronto a sbocciare. Occhi timorosi, convinti, infine, dal capitolare di una risata, che ti prendono per mano e ti mostrano camerette e piccoli preziosi amici di pelo; occhi grandissimi, che rimangono immobili e trattengono il respiro, fissando, nel buio improvviso, l’avvicinarsi di un numero piccolissimo di candeline accese. E poi bocche ridenti e bocche intimidite che soffiano e manine eccitate che strappano, impacciate e tenaci, carte da regalo e nastri e fiocchi. Ed infine una morbidissima vestaglietta rosa, con le maniche invariabilmente troppo lunghe, e la buonanotte.

C’è in questo pensiero la gratitudine per ogni storia ben raccontata che mi ha avvinto e mi avvincerà ed il rammarico per quelle storie che se ne prendono il largo non narrate, come acqua in cui nessuno ha immerso le mani o ha lasciato giocare gli alluci.