Ti aspettavamo in anticipo, come bimbi che iniziano ad aspettare babbo natale fin dal primo pomeriggio; ti avevamo già dipinto come una piccola irriverente guastafeste immaginando il tuo arrivo nei momenti meno opportuni, e ci piaceva pure pensarti così. Invece tu, saggiamente, ti sei presa tutto il tempo che ti spettava, senza farti mettere fretta da nessuno. Che buon inizio. E così, mentre io volavo nel cielo fra due continenti, cullandomi nel presagio del piccolo paradiso che mi attendeva in mezzo all’oceano, tu attraversavi il corpo della tua mamma e venivi al mondo, spalancavi i polmoni e ti tuffavi nel tuo primo respiro. Ed è stato dolce il pensiero che mentre io mettevo in bocca l’erogatore e scoprivo la bellezza del gioco dei delfini e dei loro richiami tu scoprivi il sapore del latte e la carezza dell’aria e il suono della tua famiglia. Così, quando finalmente ho sfiorato con le dita le tue guance rotonde ho subito pensato alla pelle di seta dei delfini e al tepore dell’estate. Ed ecco che l’augurio che mi spunta oggi nella penna è che ti rimanga sempre questa pelle di sole e di onde, ad inondare il mondo d’estate.
