venerdì 2 marzo 2007

I sogni son desideri...

La consulente, tailleur gessato e lunga coda di cavallo, era seduta al grande tavolo da riunioni ingombro di carte e deserto di altri convenuti e riempiva distrattamente di linee curve e chiaroscuri i margini del blocco.


A intervalli regolari lanciava rapide occhiate alle lancette dell’orologio firmato appeso alla parete di fronte a lei, accanto alla stampa di Monet.


In fondo al corridoio del piano della direzione il silenzio era quasi perfetto.




La lancetta dell’orologio firmato aveva già compiuto quasi un intero giro quando L’Amministratore Delegato, con le sue anacronistiche guance rosee incorniciate dai residui capelli bianchissimi, fece il suo ingresso, seguito puntualmente dal Direttore Generale, gli occhietti puntuti ben al centro dei rassicuranti occhiali dalla montatura d’oro.


“Dottoressa, ci scusi per l’attesa ma sa, l’avvocato….”



Lei alzò lentamente un paio d’occhi improvvisamente diventati di un verde molto chiaro.


Dalla sua bocca uscirono altrettanto lentamente le seguenti parole:


“la finisca con queste str…zate”.


E non aspettò che i due nonnetti incravattati finissero di sussultare per proseguire: “sono stufa marcia delle vostre scuse del c…zo” e intanto la mano aperta salì verso il soffitto per abbattersi subito dopo sul tavolo con un tonfo che sembrò enorme.


Di fronte a lei due bocche si aprirono in simultanea, ma nessuna parola trovò il modo di uscirne prima che lei proseguisse. “Qui sta andando tutto a put….ane e la colpa è solo vostra. Siete degli ignoranti (e come scandì questa parola, mio Dio, come la scandì), degli ignoranti e degli illusi se pensate che qualcosa possa cambiare qui dentro finchè VOI rimanete con quei culi di pietra piantati sulle vostre poltrone e fate finta di niente.” Le bocche si chiusero faticosamente per consentire una nervosa, nervosissima, deglutizione, che non era ancora terminata quando un’altra manata si abbattè sul tavolo. “E non provate di nuovo a dirmi sì sì con quelle teste rimbambite finchè non avrete davvero capito quello che mi aspetto da voi, e finchè non sarete pronti a farlo. Me ne frego se mandate a put…ane il nostro contratto. Non so cosa farmene dei vostri soldi del c..zo. Sono stata chiara?” E con la terza manata i fogli ammonticchiati sul tavolo si alzarono in volo.





....


La lancetta dell’orologio firmato aveva già compiuto quasi un intero giro quando L’Amministratore Delegato, con le sue anacronistiche guance rosee incorniciate dai residui capelli bianchissimi, fece il suo ingresso, seguito puntualmente dal Direttore Generale, gli occhietti puntuti ben al centro dei rassicuranti occhiali dalla montatura d’oro.


“Dottoressa, ci scusi per l’attesa ma sa, l’avvocato….”



Lei sorrise, del suo sorriso bianco e aperto, e ammaestrato, e disse “Si figuri, succede. Dunque, stavamo parlando del piano di sviluppo…..”. E intanto che parlava con quel suo tono tranquillo, con la mano aperta lisciava la distesa di fogli ben fermi davanti a lei.


ooo



 


 


 


 


Consulente_ombrello


 




 


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