martedì 6 febbraio 2007

Questione di vita o di morte? - 2-

Punto_esclamativoAl di là di tutti i discorsi - più o meno complessi, o complessivi, semplici, o semplicistici - che sono stati fatti in questi giorni sul tema del calcio e della violenza negli stadi, mi sembra che ci siano tre diversi livelli su cui è possibile orientare le riflessioni, e mi sembra che sia un errore logico mescolare questi livelli, così come mi sembra riduttivo non tenere conto di qualcuno di essi.


Ho voluto provocatoriamente indicare i suddetti tre livelli con la domanda-quiz del mio precedente post, questa sera vorrei provare a mettere in fila qualche parola per spiegare il mio pensiero.


 


Morire per una partita di calcio è insensato nella misura in cui è insensata la violenza fra esseri umani, quella violenza in cui non c’è nulla di reale da difendere e nulla di reale neppure da guadagnare.


 


Morire per una partita di calcio è incivile nella misura in cui una civiltà non ha il potere, e la capacità di educare, sufficienti a far sì che vengano rispettate le regole minime di una convivenza rispettosa e sicura.


 


Morire per una partita di calcio è immorale nella misura in cui gli interessi che ruotano intorno a uno sport sono più importanti dell’etica, e nella misura in cui qualcuno è disposto a fare leva sulla debolezza delle persone in nome di questi interessi.


 


 


Forse non si può fare nulla per risolvere l’insensatezza della violenza, ma può darsi che si possa fare qualcosa per risolvere l’immoralità di certe situazioni - e non credo sarebbe poi così complesso come alcuni hanno interesse a far credere.


Può darsi anche che si possa fare qualcosa per migliorare il nostro livello di civiltà – e credo che questo sia davvero complesso, ma credo anche che sia il migliore, e più urgente, investimento che la nostra civiltà può fare.

Nessun commento:

Posta un commento