martedì 17 ottobre 2006

The Beauty Gap

Sentivo qualche giorno fa al telegiornale che uno dei principali partiti politici degli Stati Uniti d’America, in vista delle prossime elezioni, si è impegnato per ridurre …. la criminalità - direte voi - e invece  no, non la criminalità, e neppure il pericolo di attacchi terroristici, no, non la pressione fiscale, nè il debito internazionale e neppure le emissioni di agenti inquinanti, bensì……….. il Beauty Gap!


Geniale: migliorare il livello di bellezza dei propri candidati per renderli più attraenti agli occhi degli elettori, sfruttando il cosiddetto “effetto alone” per cui ad un bell’aspetto vengono sovente associate in modo inconscio anche altre qualità positive.


Quello che mi lascia esterrefatta non è la strategia in sé stessa: sono ben conscia di quanto importanti siano certi meccanismi nell’influenzare l’elettorato ed è ovvio che qualsiasi schieramento politico che non ne tenesse conto e che non li utilizzasse per aumentare il numero dei voti a proprio favore sarebbe destinato al fallimento.


Quello che mi lascia esterrefatta è che il partito in questione abbia reputato vantaggioso enunciare questa strategia, e l’abbia resa esplicita quasi fosse una dichiarazione di attenzione verso gli elettori.


Dal momento poi che tale dichiarazione non può essere il frutto di una scelta avventata, e certo non sarebbe mai stata fatta se studi statistici attendibili non ne avessero dimostrato l’efficacia, allora mi chiedo: ma davvero quegli elettori a cui si dice apertamente “ci stiamo rendendo più belli per essere giudicati da voi migliori governanti”  invece di ribellarsi indignati a chi li ha potuti reputare così superficiali nell’esprimere il proprio voto, scodinzolanti ringrazieranno e voteranno, compiaciuti di avere finalmente a che fare con rappresentanti politici fotogenici, eleganti e terribilmente carini?

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