lunedì 12 dicembre 2022

Cara Santa Lucia

 Cara Santa Lucia, Asino caro,

va là che mi ci vuole dell'olio di gomito quest'anno per lucidare le scarpette! Volete sapere cosa mi è venuto in mente? Come se non bastasse il fango di quest'anno pestagnoso.. 

Come dici Asino? Uh come sei precisino! Pestagnoso non esiste sul vocabolario, in effetti. Eppure non ti pare che renda ben l'idea? Dai che lo so che fai tanto il professore (ah ah, bella questa eh?!) eppure questa parola sbagliata suona bene anche alle tue orecchie morbidotte...

Ops, morbidotte non ti è piaciuto mica tanto eh? 

Va beh dai, dicevamo... come se non bastasse il fango di quest'anno pestagnoso, sono pure andata a bastonar palline in un prato infradiciato, cercando di far centro, dai e dai, in quella benedetta buca e di disperdere quel nugolo di avvoltoi che certe volte mi volano in cerchio sulla testa sussurrando "...  mi sa che sbagli..."

Ah si hai ragione Santa Lucia bella:  basta la tua risata e uno scodinzolio dell'Asinello saggio che gli avvoltoi prendono il volo verso i mari del sud, ma io,  smemorata come sono, ho sempre bisogno che me lo ricordiate.

Ed è anche per questo, che stasera, intanto che sfrego fango e spazzolo di buona lena, io mi rigiro, dolce, in bocca il mio grazie.

Grazie perché sapete sempre, e dico sempre, accendere le stelle e mettere in fuga gli avvoltoi.

Uh, a proposito di accedere e di dolce: vado a regolare il forno che non sia mai che faccia ritardo pure coi biscotti!

Perché anche quest'anno, che di buche ne ho centrate proprio poche  - eh sì Asino, pazienza le buche, avessi centrato almeno qualche buon proposito! - ma dicevamo, anche quest'anno io vi aspetto, vi aspetto e guardo il cielo, e riempio il cuore dei miei propositi antichi e ancora tutti da conquistare. Li impasto e li rimpasto con nuovo zucchero e nuova lena. 

Sarò più buona. Vi aspetto. Copritevi bene!

martedì 29 novembre 2022

I posti del cuore

I posti del cuore: siamo (o sono) abituata a pensare che questa espressione intenda descrivere la sensazione che si ha quando da certi posti si parte … e un pezzo del cuore resta lì.

Oggi, invece, ho capito che l’espressione sta a significare che in certi posti c’è sempre posto per il tuo cuore e che in certi posti il tuo cuore si sentirà sempre al proprio posto.

Basta ispirare fondo. Sbattere le ciglia. E sei lì.

Uno dei miei posti del cuore, per esempio, è una chiesetta minuscola all’inizio di una lunga valle. Una chiesa bianca, con il campanile a punta e gli affreschi antichi, che mi ha visto bambina entrare correndo mentre qualcuno mi diceva “sst, piano, fai il segno della croce…” e fuori le mucche scuotevano dolci i loro campanacci.

L’ho vista fra i prati verdi e fra i fiori, e coperta della coltre bianchissima della neve. Mi sono slacciata le ciaspole con le dita ghiacciate e sono entrata in un gran sbatacchiare di racchette, coi guanti che cadevano e il naso che colava, per lasciare la mia monetina e il mio grazie, e sono entrata sudata e con le gambe affaticate, senza fiato e senza monetine, per dire soltanto “aiutami”.

Sono entrata in certe mattine frizzanti, prima di incamminarmi lungo il sentiero, carica di avventure e con la voglia di salite. Nello zaino il panino buono e la cartina dei sentieri stropicciata. Lo gnomo, fuori,  a guardia dell’acqua di fonte, impassibile. Lo gnomo che non c’è più ma ci sarà sempre. Le cime che chiamo per nome, tutte intorno, a ricordarmi di alzare gli occhi, di respirare il cielo.

Ecco: da quel posto del cuore – o per meglio dire, dai suoi dintorni – oggi mi è arrivato un pacco. Ho aperto, annusato, stretto in mano un pugno di riccioli di cirmolo, ed ecco, il cuore è andato a posto, accomodato nella sua chiesetta minuscola fra monti e mucche, fiori e neve.

(25/11/2022)

martedì 25 ottobre 2022

Come la pipì

Perché dai, diciamolo, la rabbia è un po’ come la pipì.

Non parlo della rabbia grande, che esplode di botto, rossa e fragorosa, in risposta a certi schiaffi clamorosi.

Parlo di quella che ci rosicchia i polpacci, per certe cose che accadono e non puoi farci niente e allora inforchi gli occhiali del lato positivo e del sarebbe stato peggio se…

Di quella che buttiamo giù con un bicchiere di santa pazienza e una pastiglia di Alka Selzer, perché in fondo dai al suo posto non è facile e magari può capitare.

Ecco quella rabbia lì, arriva poi un giorno che te ne scappa un pochino. 

E allora è come la pipì, che non è che ne puoi fare goccio. Viene fuori tutta quanta, anche quella che pensavi di aver sudato via con quella pedalata sotto il sole, e invece guarda un po’ dove era finita.

Non puoi fermarti. L’unica cosa da fare è cercare di far sì che non accada troppo d’improvviso. Almeno il tempo di infilarti in un bar e chiedere un caffè. 

E poi certo, sì, sarebbe d’uopo tirare lo sciacquone

lunedì 19 settembre 2022

Fan della Regina

C’è stato una specie di tam tam di messaggi, alla notizia della morte della Regina. Si sono accesi nomi della mia rubrica piuttosto disparati. Puntini sparsi nella cartina geografica dei miei affetti, mi sono detta.

Poi ho fatto un passo indietro e li ho guardati, e mi è sembrato invece di intravedere una linea. Una specie di minimo comun denominatore, sotto le macroscopiche differenze.

Allora ci ho pensato. Cos’è che ci accomuna, noi Fan della Regina?

La prima cosa che mi è venuta in mente è che siamo tutte persone a cui lei direbbe “Cocca, bisogna che tu vada dal parrucchiere.” Lontane anni luce dagli ideali British di eleganza e compostezza, siamo probabilmente grate dal più profondo del cuore che altri li custodiscano per noi, al sicuro in certe impeccabili piccole borsette.

E poi le radici. Siamo tutte persone che hanno avuto la meravigliosa fortuna di sapere molto bene cosa vogliono dire le parole "casa" e "famiglia". Che hanno avuto la meravigliosa possibilità di frugare fra i vestiti della nonna. Che sanno che nel loro sangue scorre un testimone da passare e ne sono onorate.

E collegato a questo, le fiabe. Siamo persone che hanno lucidamente scelto di credere alle fiabe. Costi quel che costi.

Poi sì, ammettiamolo. Abbiamo in comune un certo snobismo sotto traccia. Se pensiamo al bagno di folla, noi ci sentiamo quelle sul balcone. Forse è quella cosa che capita a chi si è sempre sentito un po’ diverso e ha finito per considerarlo un valore.  Una goccia di blu nelle vene, che non si vede ma tu lo sai.  

Un’altra cosa mi pare che ci accomuni. E’ una specie di intensità. In modo molto diverso, siamo persone che vogliono andare fino in fondo. Che sentono la profondità di un’investitura, piccola o grande che sia.  Che hanno un brivido se pensano a quella corona, portata magistralmente a testa alta per 70 anni. Ogni giorno.

Ecco, in questa riflessione mi sono probabilmente vista in uno specchio molto indulgente, e probabilmente anche il ritratto che mi faccio di questa Elisabetta è sapientemente filtrato. Tuttavia mi dico: ma se questa idea di Regina ci serve a voler essere migliori e a credere che ci potremmo anche riuscire, non ha già fatto un buon lavoro?

E allora forse non sarà così sciocco se oggi, mentre risuoneranno i 96 colpi di cannone, noi Fan della Regina ci strizzeremo l’occhio e sarà un occhio lucido…

martedì 2 agosto 2022

Che orecchie grandi che hai

 - Che orecchie grandi che hai!- 

- Puoi ben dirlo, Lupo... eppure mi pare che non bastino.  Ho imparato a tirarle al massimo, dritte stenche come quando tiri fortissimo la punta dei piedi e senti tutti i muscoli della gamba che bruciano. Capisci? Io vorrei che quell'orecchia che tengo sempre più premuta sul telefono si infilasse nei buchini ...- 

- Buchini?? Ma quali buchini? Sei fuori?! -

- Ma dai Lupo è un modo dire! Quando ero ragazza c'era il telefono con la cornetta e dove si appoggiava l'orecchio c'erano i buchini da cui usciva la voce...

(fra sè) - Apperò, anzianotta la Bella Bambina... vuoi vedere che è già un po' stoppacciosa?! - 

(continuando, trasognata) - ..comunque, vorrei che la mia orecchia si infilasse nel telefono per arrivare a dare una sbirciata, o che mi arrivasse in dono il Superudito di Super Pippo...

(fra sè) - Super Pippo?!  sì sì è proprio anziana, sarà meglio lasciarla un po' a frollire...- 

- Ma cosa borbotti, Lupo??- 

- Ma no niente, è che la stai tirando per le lunghe e io ehm, slurp ... -

- Va beh senti, il punto è che con questo Covid ormai è tanto che le frittelle le lasciamo tutti sul pianerottolo e poi via, ci sentiamo al telefono, che ci sono cresciute le orecchie a forza di sforzarci di sentire nella voce l'accenno di un sorriso o una piega affaticata. O quella vocale acuta che ti fa dire "Tutto bene? Sicuro?" o per accorgersi di  quei due puntini di sospensione che sono come un passo trascinato, oppure... 

- Va bene va bene ho capito. Dai metti giù che ho un'altra chiamata, sarà quel GIOVANE porcellino cicciotto ..yum .. - 

- Sì ma scusa Lupo, a proposito, tu come l'hai capito che mi sono venute le orecchie grandi?- 

- ... cara la mia bambina bella, sapessi da quant'è che ce le ho grandi io...-  

sabato 16 luglio 2022

Boschi, famiglie...

 Dicono che gli alberi di un bosco comunichino attraverso le loro radici. Che si scambino informazioni per contrastare i parassiti, nutrimento, chissà forse anche qualche fiaba (e - perché no? - qualche barzelletta).

Anche certe persone comunicano attraverso le loro radici.

Persone che se ci pensi ci sono sempre state, le une per le altre.

Discrete, ciascuna nel proprio tronco, ad affrontare il proprio vento. 

Diverse, nelle foglie e nei frutti, nel rispondere alle stagioni.

Eppure insieme, come seguendo il tempo di una canzone silenziosa.

Un invito a cena sul sagrato di una chiesa. Quel gelato lì. Un pomeriggio allungato a far girare le carte del burraco per aspettare insieme una telefonata. Una passeggiata nei campi per seminare fantasmi.

 Senza dirsi niente. Giusto un lieve stormire di fronde. Alberi di uno stesso bosco.

mercoledì 18 maggio 2022

Adesso che non fa più paura

Alla fine mi ha acchiappato.

Adesso che non fa più paura.

Eppure quando al telefono il medico mi ha detto procurati il saturimetro e prendi l'antiinfiammatorio ho sentito il bisogno di dire ad alta voce "no ma guarda che sto bene".
E quando ho fatto il conto di chi avevo visto nei tre giorni precedenti qualcosa giù nella pancia si è annodato (e annodato è rimasto finché le lancette nella mia testa non hanno compiuto 432000 ticchettii - se ho fatto giusto il conto...)

Allora, mentre sotto le coperte lasciavo che la febbre mi sudasse via dal corpo, mi sono chiesta:
quanto tempo ci vorrà perché diventi davvero solo un'influenza? Un'influenza senza echi di ambulanze, intendo. Senza le ombre lunghe di quel fiato corto che nessun saturimetro può  misurare?

E oggi, mentre accolgo la stanchezza e raduno la pazienza, aspettando la luce verde e l'aprirsi della porta, mi chiedo: lo so davvero quanto sono stata fortunata?

venerdì 15 aprile 2022

Aspetta, devo andare all'Osteria

Finito di cenare, mentre iniziavamo ad impilare i piatti e l’andirivieni dalla cucina, il nonno versava nel bicchiere due dita di vino rosso e diceva “io vado all’osteria”.

Si sedeva davanti a casa, sulla sedia affacciata sul panorama. A luglio il cielo era ancora chiaro, si accendevano le prime stelle. In agosto invece la stellata era già completa e anche le luci, lungo tutta la pianura, fino all’orizzonte lontano. 

Dalla porta finestra arrivavano le nostre voci, lo sbatacchiare delle stoviglie, qualche risata. Lui ascoltava i grilli, la civetta. Guardava il mondo, il cielo. Respirava la sera.  

Alla spicciolata lo raggiungevamo. Chi si sedeva sulle scale, chi sul primo pezzetto di prato, dove la collina iniziava dolcemente a digradare. La nonna diceva "vieni su che c’è bagnato" e si sedeva sulla sedia accanto al nonno. Arrivavano altre sedie, la fila si allungava.

Guardavamo le stelle, il sorgere della luna, il passaggio di un aeroplano. Chiacchieravamo. Qualche volta aspettavamo di veder passare la volpe, che andava a bere dagli annaffiatoi lasciati accanto all’orto. Qualche volta in lontananza si accendevano i fuochi di artificio e allora tendevamo l’orecchio a cercare gli echi di qualche sagra paesana. Lasciavamo che il giorno si rilassasse nella sera, ne ascoltavamo la risacca, accoglievamo il cielo.

Finchè qualcuno diceva vado a fare una telefonata, o a vuotare la lavatrice, e si iniziava il giro a chiudere le persiane.

E’ questo che faccio quando esco sul terrazzo, anche solo un minuto, e giro gli occhi in su. Una falce di luna, il carro. L’ombra delle montagne. Le luci nelle finestre dei vicini.

E’ per questo che quando Lui mi chiede "posso chiudere le tapparelle" io dentro di me rispondo: aspetta devo andare all’Osteria.   

giovedì 3 marzo 2022

Certi piccoli attimi

Certi piccoli attimi, semplicemente, rompono lo schermo della tv. 

Avevo i miei due borsoni pieni di scatolame, pasta e biscotti. 

Avevo scelto anche un grande pacco di Abbracci, sentendomi molto sciocca ma non riuscendo a resistere alla ovvia banalità da Mulino Bianco di quel messaggio cifrato. 

Avevo messo anche le coperte, anche quella azzurra con le stelle, sentendomi ugualmente sciocca ma non riuscendo a resistere alla facile consolazione di immaginarla abbraccio per un bimbo sperduto. 

Avevo svoltato in quella strada del quartiere industriale, quello dietro alla piscina e alla palestra, quello che fiancheggiavo sempre andando all'autostrada.

E ad un tratto lo schermo della tv si è rotto e chi lo sa perché, proprio in quel momento, la guerra e i profughi, le bombe e il dolore, sono stati veri.

Sono stati dentro la catasta dei pacchi,  dentro tutte quelle persone che portavano i borsoni e gli scatoloni, dentro quegli uomini che stipavano il cassone del camion che domani partirà. 

Un uomo che non parlava italiano mi ha preso le borse e io gli ho detto "grazie" e mentre lo dicevo mi sono resa conto che voleva dire tutto un altro tipo di grazie e non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. 

Pensavo che non aveva senso tornare alla mia macchina, alla mia casa e alle mie scaloppine.

Avrei voluto dire "posso aiutarvi?" e sapevo benissimo che sarebbe stata una richiesta di aiuto.

Invece sono tornata alla macchina, alla mia casa e alle mie scaloppine. 

Però quando ho acceso la tv ed è iniziato il telegiornale lo schermo non c'era più.

Buon viaggio Abbracci, buon viaggio Copertina con le stelle, come ha scritto una nipotina molto saggia: portate la pace. 

martedì 15 febbraio 2022

Facciamo la cresima col cotton fioc

Facciamo la cresima col cotton fioc e ci togliamo la mascherina per le foto. La teniamo in mano dietro alla schiena, ma spunta sempre un elastico, da qualche parte. Lo indicheremo, guardando l'album, e diremo eh sì, erano gli anni del Covid.

Cerchiamo con gli occhi il dispenser, entrando. Lo scotch sulle panche, un posto sì e un posto no. E quanto manca leggere sulle labbra certe parole senza voce, un in bocca al lupo da lontano, una battuta di sottecchi.  Le teniamo dentro, certe parole silenziose, finché trovano la strada di un gesto, che esce un po' goffo, come un modo di dire in una lingua straniera.

Non ci stringiamo la mano e sorridiamo con gli occhi. Sorridiamo tantissimo con gli occhi. Avremo rughe incredibili. E andiamo in giro con la mascherina al polso, disinvolti,  come le ragazzine con l'elastico per la coda. 

La mettiamo e la togliamo, con quel gesto automatico che mi ricorda le signore dei film che toglievano l'orecchino con la clip prima di avvicinare all'orecchio la cornetta del telefono. A proposito. Controlliamo le orecchie, e in effetti ci sembrano diventate più a sventola.

Qualche volta, ormai, ci abbracciamo. E che sia. Le teste ben girate, le bocche chiuse. Che un po' questi abbracci stenchi ci sembrano ancor più preziosi e un po' ci fanno venir ancor più nostalgia di quando un abbraccio era solo abbandonarsi, tuffarsi reciprocamente il naso nei capelli e stare lì a respirarci, un minuto stretti. 

Eppure celebriamo e festeggiamo. Come ruscelli che si fanno strada dopo una frana. E sorridiamo, lì dietro. 


giovedì 6 gennaio 2022

Semplicemente

Ho acceso le candele e messo un po' di musica. Ho una tazza di te e un quaderno (giallo) da cominciare. 

La pioggia batte sul tetto, forte e piena. Una pioggia che disseta e lava, e quieta. 

C'è un vecchio presepe amato giù di sotto, con tutte le sue radici.

I re magi sono quasi arrivati e dal forno sale un profumo buono. Un profumo che ho fatto io. 

Semplicemente, buon anno. 

(5 gennaio 2022)