domenica 12 aprile 2020

Più Pasqua di così

Niente sarà più come prima.

Rimbalza un po' dappertutto, questa frase. 

Appunto, rimbalza.
E se invece di rimbalzarla via, di toccarla con la punta delle dita come un alzatore la palla per rispedirla semplicemente nell'aria, verso altre orecchie ugualmente elastiche, provassimo ad afferrarla e tenerla stretta un attimo? 
Se le lasciassimo il tempo e l'agio di superare il padiglione uditivo e accomodarsi fra le sinapsi? Se le offrissimo magari anche un caffè? Se provassimo perfino a guardarla negli occhi? 

Fa paura. 

Ma solo se.

Solo se pensiamo che niente sarà più come prima tranne noi.

Se ci ripariamo da tutto questo sotto un telo impermeabile, raggomitolati a fare e disfare nella mente il presagio fosco di come sarà. 
Se ci pensiamo fuori e altro. 

Non sarà, saremo.
Come non lo sappiamo.

Sappiamo però che se abbiamo imparato ad abbracciarci da questa distanza saremo vicini sempre, come lo siamo sempre stati.
Sappiamo che se abbiamo continuato a cercare il respiro lungo del cielo, allora continueremo ancora e ancora e lui sempre ci risponderà.

E se tutto cambierà, quello che adesso dovremmo fare è lasciarci cambiare. Restando noi.
Come la pasta della mia pizza, che al coperto sta lievitando piano.

Allora io dico che questo è tempo di scoprire, più che di decidere. 
Di dare aria alle radici, più che forma ai rami.

Più Pasqua di così....