lunedì 24 febbraio 2014

E le stelle lucevan

Un giorno esplode, il sapore delle parole, in una musica che sale, e poi ancora, fino ad incrinarti, fino a lasciarti gocce di cristallo. Lampadario centenario appeso a un soffitto immenso. In bilico, raccolta dall'applauso che ad un certo punto è l'unico posto dove puoi mettere le mani.  E le stelle lucevan, nel buio e fra i velluti, da mille anni e per mille anni ancora. Mistero.

lunedì 17 febbraio 2014

Molto piccoli

L'ho imparata guardando loro, dal piatto coi topolini al tagliere dei biscotti, la bontà delle briciole. Schiacciate appena sul dito indice, scivolano attente fra le labbra. Come certi baci molto piccoli, molto preziosi.

 

lunedì 10 febbraio 2014

Glom

Lunedì, piove, treno pieno. Strizzata in piedi nel corridoio fra i sedili, la mia attenzione si divide equamente fra sbadigli soffocati e torpide recriminazioni per essermi alzata dal mio posto in anticipo. Dopo tutti questi anni ancora non ho imparato che con dieci minuti di ritardo questo treno si ferma alle porte della stazione per far passare il frecciarossa? Potevo finire di leggere il giornale e invece son qui in piedi, con la borsa che pesa e il giornale arrotolato in mano.

Il finestrino rigato di pioggia e smog mi restituisce una sconfortante immagine della sagoma dei miei capelli che lievitano. Anche quelli accanto al finestrino però non scherzano. Sposto oziosamente lo sguardo per vedere a chi appartiene la chioma meteropatica come la mia e mi accorgo che il suo proprietario sta cercando di attirare la mia attenzione. Posso vedere il giornale? Muove solo le labbra e fa un gesto con la mano, il chiacchiericcio degli studenti riempie tutto lo spazio audio disponibile. Glielo allungo meccanicamente cogliendo un paio di occhiali sottili, una spolverata di barba bionda e una gran sciarpa grigia. Poi suona il telefono e io mi contorco per raggiungerlo nella tasca. Sto entrando in stazione, fra poco arrivo. I dettagli della giornata che mi aspetta iniziano a tessere la loro trama, ma prima di esserne completamente catturata faccio in tempo a notare che il lettore del mio giornale ha estratto una penna e sta scarabocchiando. Sta scarabocchiando il mio giornale. Quello che non avevo finito di leggere. No prego fai pure, penso stizzita mentre il treno finalmente si rimette in moto ed entra in stazione. La fila davanti a me inizia a sgranarsi e sono già sulla porta della carrozza quando mi sento chiamare. Il suo giornale. Lo afferro senza guardare, sospinta in avanti dalla fila che avanza e dalla giornata che comincia.
 
Un quarto d’ora di buon passo sotto una pioggerella fine e riesco ad arrivare che la riunione non è ancora iniziata. Appoggio la borsa e il giornale e dico buongiorno al direttore che è già arrivato. Posso dare un’occhiata? Chiede lui gentilmente. Certo. Ma non l’ha comprato nessuno, oggi, il giornale? penso intanto che faccio un salto in bagno a legarmi i capelli, che nel frattempo hanno raggiunto un volume ragguardevole.
 
Quando rientro la sala riunioni si è riempita. Il direttore ha uno sguardo stranamente divertito mentre mi chiede ‘ha fatto buon viaggio?’ e mi restituisce il giornale, piegato a pagina tre. Sto per partire in quarta coi ritardi e le ferrovie quando mi accorgo che in cima alla pagina c’è scritto ‘hai degli occhi bellissimi’.  E in un lampo capisco cosa vuol dire, esattamente, quando nei fumetti c’era scritto ‘glom’.

domenica 2 febbraio 2014

Smilla

Un rifugio - uno di quelli che c'è una ragione se si chiamano così. Le slitte nel sottoscala e la stufa, i piedi umidi di neve assaporata. Lo zaino in terra, la pila dei guanti al davanzale della finestra, lambita dolcemente dal crepuscolo blu. Le mani intorno alle tazze calde e lo sfogliare di una macchina fotografica, paniere colmo di momenti catturati. La labbra arse di freddo e di risate, le gambe grate, della salita e del riposo. 
Fuori solo neve e un pezzetto di luna. Nessuna traccia, nessun rumore. E mentre lo zucchero a velo cade lento sul kaisserschmarren ti rendi conto che forse finalmente ce l'hai fatta, questa volta l'hai seminata, la paura della felicità.