venerdì 31 ottobre 2008

Casa mia

Non c’è niente come pulire una casa per sentirla tua.


 


Forse non è vero che abbiamo cura delle cose perché sono nostre, forse facciamo nostre le cose perché ne abbiamo cura.


 


Forse se ci mettessimo in ginocchio a pulire con un setaccio i fiumi e i mari o se salissimo su una scala con vetril e carta di giornale per tirare a lucido i nostri cieli, proprio come ho fatto io con le mie finestre e col mio nuovissimo pavimento color sabbia, ecco dico, se potessimo rimanere lì, dentro ad una vecchia tuta, a sudare un po’ e ogni tanto guardarci intorno, tanto per raddrizzare qualche minuto la schiena e ravviarci i capelli, per tirare un secondo il fiato ecco, forse potrebbe accadere che ci nasca la gratitudine per questa casa che abbiamo e la voglia di renderla bella e colorata, e un po’ di fastidio per quelli che sbriciolano in giro e portano dentro tutto il fango senza curarsi di adoperare lo zerbino, e magari potrebbe accadere anche che ci prenda il gusto di starci dentro a questa casa, la sera e la domenica, senza far niente di speciale, solo per godercela un po’.

domenica 26 ottobre 2008

La Potiniére

Addormentarsi, finalmente, nello sciabordio delle onde. Il gusto di molluschi serviti da un oste panciuto che conserva un ricordo di lunghi capelli. L’intimità di parlare una lingua diversa da tutti gli altri avventori, l’intimità di un porticciolo alla moda in un dorato weekend fuori stagione e poi l’intimità di un letto francese. La consapevolezza di tutti quegli alberi nudi, appena fuori dalla finestra, ritti verso il cielo, a guardia delle vele che riposano, e dei loro sogni.


 

venerdì 17 ottobre 2008

Ancora Sogni

E’ un ribollire di sogni, sotto la superficie assolata. Escono appena sollevo il coperchio, appena abbasso le tapparelle e la guardia, sono lì a ricordarmi l’assoluta impossibilità di decidere i nostri desideri. Sempre per quella storia di chi è il capo. Vorrei tanto sapere chi guida questo autobus traballante e perché diavolo è severamente vietato parlare al conducente.

sabato 11 ottobre 2008

Nè il giorno nè l'ora

Quando la fine di una vita giunge prematura e improvvisa a frantumare legami e progetti, come un sentiero che frana quando già tanta fatica era stata compiuta in nome della vetta, ci sembra sempre un’ingiustizia.


Oggi, nei volti riuniti per farsi coraggio di fronte al boato in cui è bruciata una vita e per celebrare i lembi - strappati ma fieri - che questa vita ha lasciato, in questi volti di orgogliosi sacerdoti della scienza, oggi lampeggiava, accanto al dolore e allo sconcerto, una sorta di rabbia, come per un’ingiustizia subita.


Curioso, in fondo. Come se mai avessimo fatto un patto. Come se qualcuno mai ci avesse lasciato intendere che ognuno di noi avrebbe avuto modo di percorrere il proprio declino, di fare i bagagli, di chiudere acqua e gas e magari di redigere un illuminato affettuoso testamento.


Come ci sarà finita in testa, questa arrogante illusione?

sabato 4 ottobre 2008

Clorofillidee

Le viti americane che abitano il mio terrazzo hanno le foglie quasi completamente rosse, ormai. Inequivocabilmente autunno.


Ho notato, contrariamente a quanto mi sarei aspettata, che i primi rami ad arrossarsi sono stati quelli che ancora beneficiano del calore del sole per quasi tutta la giornata, mentre l’unico gruppo di foglie verdi rimasto si trova proprio nell’angolo che da parecchi giorni riceve i raggi del sole solo per poche ore.


 


Come a dire che non è tanto il ridursi delle ore di sole il segnale del cambiamento di stagione, quanto piuttosto una diversa qualità della luce e del calore: una differenza che quella parte del fogliame che ha un più prolungato contatto con il sole ha potuto rilevare e alla quale ha reagito, ma che passa ancora inosservata alle piante più in ombra, che ignare proseguono nel loro metabolismo estivo.


 


Non diversamente da quanto accade nelle relazioni fra gli esseri umani, in cui non è tanto l’assenza, o il silenzio, che segnala il cambiamento di un sentimento ed il passaggio ad una diversa stagione, quanto piuttosto una diversa qualità della presenza, o delle parole. Una differenza che tanto più probabilmente e significativamente raggiunge i nostri sensi quanto più abbiamo la possibilità di rimanervi a lungo a contatto.