lunedì 28 marzo 2011

Sprigionata


Ok lo ammetto: sono snob, forse anche arrogante e talvolta mi sento superiore. Ad esempio mi sento superiore a coloro che si dedicano più a vendere quel poco che sanno fare che ad imparare a fare qualcosa che serva. Mi sento superiore a chi ritiene di avere più diritti che doveri, a chi butta le cartacce dove capita e il tempo nelle inaugurazioni dei centri commerciali, a chi evita di mostrare la faccia se non é perfettamente truccata e a chi, pur di mostrar la faccia, dà in pasto al mondo anema e core. Mi sento superiore a chi è disposto a semplificare tutto e tutti pur di avere un opinone  e a chi spia le vite degli altri per ingannare la propria apatia. Sono snob e talvolta, neanche tanto raramente, mi sento superiore: sarà la vecchiaia o forse la primavera, ma non ho neppure più voglia di nasconderlo. Ecco: sprigionata.
 

martedì 22 marzo 2011

Souvenir


Me la sono portata a casa, racchiusa in pugno, attenta a non farla volar via ma senza stringere troppo, per l'amor di Dio che non soffochi. Le ho soffiato sopra, ogni tanto, leggermente e a lungo, come si fa sulle bracia per non far spegnere la fiamma. Ho portato a casa l'intimità che ho provato lassù al nord, guardando dalla finestra il mare di ghiaccio e le barche con gli alberi imbiancati e il cielo pieno di vento tenuto a stento a freno dalle nubi gonfie, con il profumo del legno nelle narici  e tutt'intorno i colori e la luce e le voci di bimbi scalzi e una mano nella mia. L'ho portata con me ed ora non mi resta che piantarla in casa mia e sperare che attecchisca, per poterla offrire a chi verrà a trovarmi, insieme ad una tazza di te con un grande biscotto o ad un calice di vino.

lunedì 14 marzo 2011

Il professore


La birreria ha le sedie tirolesi e le tovaglie a quadri ed offre taglieri di salumi e formaggi e canederli giganti, ma il luminare ha ordinato un grande piatto di spaghetti, forse per onorare, anche a tavola, la sua trasferta in Italia. Il luminare é canuto e porta lenti spesse, e non troppo pulite, davanti agli occhi azzurri leggermente velati, come si confà a chi ha trascorso tanti anni a riempire fogli e lavagne di formule matematiche. Parla un italiano appuntito e ruvido, da tedesco delle barzellette, ed indossa tutti i capi di abbigliamento che lo stereotipo popolare associa al personaggio: dalle scarpe da ginnastica malconce alla giacca di tweed sformata, che accentua la magrezza delle spalle. Anche la cravatta sembra voler sottolinare che, signori miei, la scienza non porta ricchezza, nè lusso, nè agi.     
I suoi commensali sono giovani professori, dalle molte idee e dagli immancabili zainetti;  raccontano con la voce grossa e gli sguardi timidi spiccioli aneddoti di facoltà, ma si zittiscono riverenti ogni volta che lui prende la parola, anche solo per ordinare il caffè.
Finché ad un certo punto entra una donna,  passo elastico e jeans aderenti. Ha una scollatura invitante e il viso riempito da un sorriso candido, giovane e molto sicuro. Il luminare posa sul tavolo  il tovagliolo macchiato, dice Puonanotte, la prende per mano e se ne va.
I professori rimangono silenziosi a finire le loro birre, ormai calde, e credo che stiano pensando che la scienza, signori miei, non porta ricchezza, nè lusso nè agi, ma chissà che non porti la felicità. 
 

 

lunedì 7 marzo 2011

Tutte

"Tutte le convizioni sono ridicole?"
"Solo quando si applicano indiscriminatamente a tutte le circostanze"